Pantere e serpenti…in terra straniera. Ne parliamo con Giuseppe Fanelli
In seguito ad alcuni avvisamenti nonché ritrovamenti rispettivamente di una pantera e di un pitone in terra irpina che non fa parte degli habitat naturali dei predetti animali, ne parliamo oggi con Giuseppe Fanelli, esperto in flora e fauna nonché di cura e riabilitazione di animali. La causa della presenza di animali in luoghi in cui sicuramente non sono nati e che, pertanto, non sono idonei alla loro buona salute è chiara a tutti. È il “vanto”, l’ostentazione della propria forza da parte dell’uomo sulla natura. Con Giuseppe Fanelli parleremo anche di Yulin e del Covid 19.
Dal suo video su youtube, abbiamo visto che si è occupato del pitone ritrovato e catturato in Irpinia. Può spiegarci dove e come è stato ritrovato e poi cosa è accaduto?
Pitone reale, pantera e, di tanto in tanto, altri animali esotici molti dei quali proprio come, appunto, il pitone reale e la pantera, vengono classificati come animali pericolosi dalle vigenti leggi fuggono e vagano liberi nel territorio in un ambiente che non è il loro habitat. Sul mio canale YouTube c’è un video Viaggio in un negozio di animali nel quale spiego come gli animali vengono tenuti, allevati o catturati per poi essere venduti. Anche nel mio blog, riguardo a questo pitone, spiego molto chiaramente le tecniche di allevamento, cosa accade quando vengono catturati in natura, le condizioni di vendita, trasporto e così via di questi poveri animali che devono sempre patire gravi sofferenze a causa di persone disadattate, asociali, con gravi problemi comportamentali che non dovrebbero spendere i propri soldi comprando animali ma sarebbe opportuno che li spendessero da qualche psicoterapeuta per farsi rimettere un po’ il cervello a posto. A me fa molta rabbia che proprio a causa di queste persone, gli animali debbano patire tante sofferenze. Non mi riferisco soltanto agli animali esotici ma a tutti gli animali perché detenere, a mio avviso, in cattività un animale per il gusto di possesso è una cosa veramente vergognosa che dovrebbe essere vietata severamente dalle leggi, indipendentemente dalla specie.
Ritornando al pitone reale alcuni giorni fa a Montefredane, quindi in provincia di Avellino, su segnalazione di un cittadino le forze dell’ordine sono intervenute tempestivamente e lo hanno recuperato. Il povero animale è stato affidato a me come custode giudiziario, in attesa di essere collocato in una struttura idonea che potrà ospitarlo, per quanto possibile, in modo più dignitoso con la giusta temperatura, il giusto grado di umidità e un minimo di riproduzione dell’habitat suo naturale. Purtroppo, anche se sicuramente questo animale starà meglio di come stava prima, quando il soggetto psicologicamente instabile lo deteneva, non potrà mai essere un animale libero.
Mi preme ribadire che questi animali non sempre fuggono ma spesso vengono abbandonati costituendo oltreché un maltrattamento per il povero animale anche un pericolo per la pubblica incolumità. Nel 2013 mi fu affidato un altro pitone rinvenuto con tutta la teca che, quindi, sicuramente non era scappato bensì fu abbandonato in un mese invernale con una bassa temperatura esterna e sarebbe morto nel giro di poche ore. Anche di quel pitone si può vedere il video.
Mentre per la pantera che circola nei boschi irpini cosa sta accadendo e cosa, secondo lei, accadrà? C’è da sperare che non rimanga vittima di gente senza scrupoli?
Per una curiosità scientifica va subito detto che Panthera è un genere di grossi felini, ad esempio il leone è Panthera Leo, la tigre è Panthera Tigris, il giaguaro è Panthera Onca, il leopardo è Panthera Pardus. Per quanto riguarda la definizione pantera nera esso non è un termine scientifico ma è un termine volgare con cui viene indicato un grosso felino nero che, però, non è una specie a parte. Questi grossi felini non sono altro che dei leopardi, ad esempio, o dei giaguari che nascono con un grosso quantitativo di melanina quindi sono tutti neri. In una cucciolata può nascere un cucciolo nero e gli altri con la normale pigmentazione e con normale colore del loro mantello. Dobbiamo dire che questa caratteristica, che nel leopardo è più rara, nel giaguaro, invece, è più frequente ma non mi dilungo sui caratteri recessivi e i caratteri dominanti. Se si guardano da vicino questi animali si nota subito che non sono completamente neri ma si può osservare, in alcuni casi, la maculazione del loro mantello che viene camuffato chiaramente dalla prevalenza del colore nero. Per rispondere alla domanda, io penso che la pantera è già vittima di qualcuno senza scrupoli perché, non voglio essere ripetitivo sul discorso degli animali in cattività, l’epilogo per questo povero animale sicuramente non sarà felice: o l’ergastolo o la condanna a morte.
Sembra che la pantera sia stata avvistata anche in città. Quali sarebbero i comportamenti da tenere in caso di “incontro”? Il fatto che non abbia paura della città significa, a suo parere, che conosce l’uomo e in che modalità?
Sul fatto che la pantera sia stata avvistata in città io ho dei seri dubbi. Non ho elementi per poter smentire ma, sinceramente, ho dei dubbi molto forti in quanto la città, anche per un animale abituato all’uomo, non è un posto tranquillo per i rumori, le luci e le autovetture. Sicuramente questo tipo di animale tende ad allontanarsi e a rispettare la sua natura che è sicuramente più riservata. Quindi, ripeto, credo che non sia avvistata in città.
Inoltre bisogna vedere in che termini è abituato all’uomo. Poi può essere abituata a qualche uomo ma non a tutti gli uomini e, quindi, sia per un animale di questo tipo molto antropizzato sia per un animale selvatico il comportamento da tenere è sempre lo stesso. Se si è a distanza ravvicinata, innanzitutto, non bisogna guardarlo negli occhi perché questo in natura è un segno di minaccia, non bisogna voltargli le spalle e allontanarsi gradualmente e molto lentamente. Non è il caso di correre perché le prede corrono e questi animali sono dei predatori e sono anche più veloci di noi quindi la corsa è inutile. Infine mettersi in sicurezza nel più breve tempo possibile con la massima calma e avvisare le autorità.
Infine, ci ritroviamo anche a indignarci per l’ennesima condanna a morte dell’orso in Trentino ma, tornando a qualche giorno fa, un orso e un bambino si incontrarono…
Io credo che per l’orso la condanna sia stata già eseguita e il fatto che esso non sia stato identificato fornirà un pretesto per uccidere più orsi. L’orso non ha grosse possibilità di scampo anche se il ministro Costa è contrario a questa soluzione. Il ministro Costa una persona seria che tiene davvero agli animali però non so se riuscirà a fare qualcosa. Purtroppo quando gli enti locali hanno troppe autonomie possono anche condannare a morte, ad esempio, degli animali che per la legge di tutta la restante parte dello Stato sono considerati animali protetti. Quindi il problema sta a monte.
La vicenda del filmato col bambino che aveva un orso alle spalle è un fatto emblematico. Quel bimbo, a mio avviso, ha le capacità e le potenzialità per insegnare a molti come ci si comporta con la fauna selvatica. Ha avuto un comportamento a dir poco eccellente.
Il problema del Trentino, ma non solo del Trentino, è la conflittualità dell’uomo con la fauna selvatica, in particolare con gli orsi. Le persone non sono adeguatamente formate e informate sui comportamenti da tenere in caso di incontri ravvicinati. In Alaska e in Canada, ad esempio, alle persone e ai turisti vengono date informazioni concrete su come comportarsi in caso di frequentazione di luoghi che sono abitati da questi plantigradi. Ad esempio, vendono dei sonagli che si possono legare al polso o alla caviglia che, con il movimento della deambulazione, creano un rumore che è fastidioso all’orso facendolo allontanare. Anche il tintinnio di un mazzo di chiavi li tiene alla larga. Tutto questo purtroppo non viene fatto nel caso specifico e, quindi, c’è sempre conflittualità tra l’uomo e l’orso. Magari se tutti si comportassero come si è comportato il bambino questa conflittualità non ci sarebbe e persone che sono nemiche degli animali e li vorrebbero tutti morti non avrebbero motivi a cui appigliarsi per condannarli.
(Di seguito il link del twett inviato da Giuseppe Fanelli) https://twitter.com/GiuseppeFanel17/status/1277286391030910979
In Cina è il tempo di Yulin, il festival popolare di carne dei cani in cui gli animali vengono bolliti vivi perché la loro carne sia più tenera e poi mangiata. Di fronte allo scandalo gridato da noi occidentali, molti hanno risposto che ogni giorno è Yulin per gli animali che vengono allevati.
Questa è una premessa che è doveroso fare perché è vero che noi occidentali ci scandalizziamo sempre per le azioni che commettono gli altri ma non per quelle che commettiamo noi. Ad esempio le tecniche di riproduzione come l’inseminazione artificiale, l’allevamento, il trasporto di carni con scarico al macello e la macellazione che noi riserviamo ai nostri animali non sono da meno rispetto a quelle che vengono fatte in occasione del Festival di Yulin. Anche da noi ho visto gli animali bolliti vivi, i piatti con le aragoste, per esempio, e chi fa la differenza tra astice e un cane è invitato vivamente a valutare quanto possa valere la propria vita. Premesso questo andiamo “idealmente” a Yulin. Questo festival si è sviluppato storicamente da pochi anni, mi sembra intorno a 2009, ma racchiude una ultracentenaria tradizione che è quella del consumo di carne dei cani ma anche di gatti. Questo festival comporta il rapimento di molti animali domestici. Addirittura i rivenditori, cioè coloro che sono abilitati a vendere presso i grossisti, oltre a raccattare e a catturare i randagi in strada, vanno anche nelle abitazioni a prelevarli, chiaramente all’insaputa dei proprietari. Gli animali subiscono gravi maltrattamenti perché per il trasporto vengono stipati in piccole gabbiette ammassati l’uno sull’altro senza acqua e cibo per miglia e miglia e poi, quando arriva il momento della macellazione, vengono o scuoiati vivi o bolliti vivi. In tutto questo ogni cane assiste alla tortura che viene inflitta al proprio simile ed è perfettamente cosciente che, prima o poi, toccherà anche a lui. Il motivo di tanta crudeltà e sofferenza è che tra le credenze cinesi (quali quelle che dicono che il corno del rinoceronte possa guarire i dolori reumatici o il pene della tigre possa essere afrodisiaco e via dicendo), c’è anche che più il cane soffre, più produce adrenalina e più la carne è più tenera e più saporita e anche salutare. È chiaro che queste tecniche di macellazione a terra, con animali randagi comportano gravi rischi per la salute delle persone che ne consumano le carni e, non mi dispiace a titolo personale doverlo affermare, ci sono, nelle zone in cui sono effettuati questi tipi di macellazione, alti tassi di incidenza di persone affette dalla rabbia ma anche da altre malattie e a questo punto io, mi scusi la franchezza, direi buon appetito. Tutte torture descritte vengono svolte alla luce del sole. Non c’è nessun sotterfugio e non ci si nasconde da questo perché il governo tollera certe attività. Un aspetto importante è che se qui da noi esiste l’espressione benessere animale, e sottolineo esiste soltanto come espressione, lì in Cina non la conoscono proprio. Preciso che anche tra i cinesi ci sono persone sensibili nelle quali c’è la consapevolezza che tanta sofferenza potrebbe essere tranquillamente evitata. E a tale proposito bisogna dire che tra i giovani si sta sviluppando questa coscienza favorita anche dal fatto che cani e gatti sono tenuti come animali da compagnia, per cui si stanno iniziando a muovere per far abolire queste tradizioni. Proprio in virtù di questa nuova sensibilità ci sono le associazioni internazionali, ma anche quelle cinesi, che lavorano sul posto ed hanno un impatto sia sulla popolazione che sulle autorità locali e riescono a fare molta pressione. Gli effetti sull’evento si stanno già vedendo poiché si sta affievolendo ma c’è ancora molto da fare.
L’umanità sembrava in ginocchio a causa del Covid 19. A me sembrava quasi che la natura volesse darci un piccolo avvertimento. Ma non riusciamo ad imparare nulla. Qual è la sua idea a tale proposito?
Si, è vero che con la pandemia da Corona virus, il Covid 19, la natura ha voluto darci un piccolo avvertimento. Mentre la specie umana era in ginocchio con molte vittime e con un grande blocco delle principali attività, la natura ha dimostrato di riprendersi molto velocemente. Alcune acque inquinate si sono purificate perché non essendo più in esse immesse gli agenti inquinanti sono diventata di nuovo vitali, sono comparsi gli animali e si è arricchita anche la flora. Ma questo non vale soltanto per i corsi d’acqua. Anche nelle nostre città abbiamo potuto osservare degli animali selvatici che fino a qualche settimana prima era impensabile incontrare. Quindi la natura ha voluto darci questo piccolo avvertimento ma non è il primo né sarà l’ultimo. Il problema è che il messaggio non viene recepito a causa perlomeno di due fattori molto importanti: gli interessi economici e l’ignoranza. Gli interessi economici non permettono di bloccare o di ridurre oppure di migliorare certe attività; per quanto riguarda l’ignoranza ci sono le persone che non si rendono minimamente conto della gravità del fatto e non si documentano, ignorando che si è arrivati a questa situazione per i comportamenti errati che l’uomo ha nei confronti della natura. La stragrande maggioranza delle persone questo non lo ha capito minimamente e tantomeno si impegna a capire e a documentarsi. Una prova sotto gli occhi di tutti è che per strada, anche nei boschi, nelle acque, nei corsi d’acqua, ci sono guanti e mascherine. Questi sono i nuovi rifiuti. Anche in merito a questo sto preparando un video che pubblicherò sul mio canale YouTube. A questo punto mi verrebbe da dire a questi signori: ma se indossate guanti e mascherine per proteggervi perché correte il rischio di morire, perché dopo le buttate ovunque? Ma questi sono concetti troppo evoluti e chi non li ha acquisiti nel tempo non li acquisirà mai.
Ringrazio molto Giuseppe Fanelli per la sua disponibilità e per le pertinenti risposte che invitano a riflettere sul meschino comportamento di noi uomini sulla natura.
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