Quando il complemento prevale sul soggetto. Il focus di Giuseppe Rocco

Stiamo attraversando un periodo di travaglio storico, in cui non sempre prevale la ragione e il buon senso, purtroppo nemmeno la maggioranza delle idee. Un fenomeno denominato anomia, postulato sociologico, che è epistemologicamente indimostrabile ma assume un significato empirico tale da connotare una delle seguenti situazioni:

a) termine linguistico: assenza della legge, della regola o dell’ordine;

b) termine psicologico: stato mentale, in cui il senso di coesione sociale è indebolito;

c) termine sociologico:

– assenza di norme adeguate alla condizione (se la condizione è avvertita;

–       mancanza di norme, norme non rispettate, obsolete, non esaustive (tipiche dell’industrializzazione, lotta di classe, mass media, mutamenti repentini, film imperniati sulla corruzione, ribellioni classi inferiori);

–    ognuno si fa le sue regole sociali perché quelle vigenti sono inapplicate;

–   malattia della società, nella quale le norme perdono il loro significato e dove la gente come conseguenza perde il proprio posto originario nella struttura sociale della vita.

–       scarsa integrazione sociale o improvviso mutamento di status o comportamento deviato;

   A questo orizzonte ermeneutico è forse possibile ricondurre la tensione fra volontà di verità e volontà di illusione, il cui sigillo è conferito dalla maschera quotidiana. L’anomia si collega al senso civico, caduto negli ultimi decenni in conseguenza di una frastagliata modernizzazione che ci ha indotti a stare attenti ai diritti e assai meno ai doveri. Sono stati distrutti i vecchi legami che tenevano assieme la società di antico regime e siamo giunti alla famiglia nucleare con un solo figlio, adulato, viziato e abituato ad avere tutto, senza un briciolo di dovere.

Giuseppe Mazzini delineava il progetto di una comunità democratica, fondata appunto sul dovere; Aldo moro nel 1976 richiedeva un nuovo senso del dovere; gli stessi partiti della Prima Repubblica rappresentavano un veicolo di obbligazioni alimentati dal sentimento civico. Oggi vi sono partiti come scatole vuote e senza ideologia che nascono con principi edonistici. Un tempo era la religione o il sentimento nazionale ad alimentare e sostenere i principi di etica pubblica. Oggi in una società decisamente secolarizzata e con lo Stato nazionale indebolito, il recupero dell’etica diventa più difficile.

In tale situazione, alcuni elementi complementari assumono il sopravvento, come accade nel sistema economico, con l’avvento del feticismo del mercato finanziario, un fenomeno la cui mistica si fonda sulla Borsa valori e sulla globalizzazione incontrollata.

Va precisato che la Borsa valori, tempio sublime e immateriale della finanza, è una saggia e indispensabile istituzione in quanto adempie a una funzione importante, ossia costituisce il mezzo attraverso cui si mobilita il risparmio onde farlo affluire verso quei settori produttivi di più alto rendimento. Da un punto di vista sociale, quando il commercio borsistico non trascende i limiti della sana e lecita speculazione, assolve alla funzione di stimolare l’attività produttiva delle imprese, di garantire il normale svolgimento dei profitti e di assicurare l’equilibrio economico di una Nazione.

La globalizzazione, quale movimento evolutivo del sistema delle informazioni rapide, ha rappresentato un toccasana nelle attività economiche e sociali. L’origine delle manipolazioni, con la sciagurata invenzione dei derivati e delle vendite allo scoperto, ha innescato una serie di patologie nel mercato finanziario. Inoltre l’attrazione dei facili guadagni ha moltiplicato le operazioni sino al punto che il complesso delle attività finanziarie costituisce un volume di affari sette volte maggiore dell’economia reale. La Borsa valori pertanto da strumento fantastico è divenuto il mezzo per effettuare giochi perversi e rischiosi per le economie dei vari paesi.

Intanto chiariamo che l’economia reale si basa su beni tangibili e produttivi che offrono ricchezza alle nazioni, la finanza – che è rappresentata da carte – costituisce la componente ancillare e complementare, che serve per aiutare il processo economico. Quando la parte complementare (finanza) supera la sfera essenziale (economia reale), si crea una perturbazione che alimenta malesseri nel settore (economia). Si può spiegare con un esempio molto semplice. Prendiamo un bicchiere: se vuotiamo in esso una bottiglietta di birra e verifichiamo che il contenuto è sette centimetri di birra e un centimetro di schiuma, il prodotto va bene; se invece troviamo un centimetro di birra e sette centimetri di schiuma il prodotto presenta un’anomalia. Per analogia si spiega l’attuale fenomeno di perturbazione economica.

Nel contesto si può richiamare la televisione, sottoposta ad una spregiudicata pubblicità. Intanto la televisione si sta avviando verso un percorso dilettantesco, con partecipazione del pubblico chiamato a partecipare: megalomania, vanità curiosità morbosa e gusto del pettegolezzo; rende i partecipanti oggetti di spettacolo e di ludibrio; vengono anticipati processi e seguiti in modo capillare, frantumando la privacy. I presentatori entrano in un delirio narcisistico di onnipotenza e creano le condizioni per render lo spettatore inerme ad acquisire le loro parole come fosse l’ostia consacrata. Abbiamo perso il senso della misura anche nella pubblicità: basta ricordare Carosello, su cui si è formata un’intera generazione e che proponeva siparietti spiritosi, garbati e gustosi e mai drogati e volgari, come accade invece oggi. La televisione risente del clima politico lottizzato e della nuova società secolarizzata, che ha offerto un’impronta illuminista basata sulla ragione a scapito della religione e dell’etica, nel senso che primeggia la volgarità.

l’affermazione della pubblicità, che riesce a divinizzare l’immaginario e creare nuovi modi di vita, che si fondano sia sui prodotti di consumo che sull’amore, felicità e successo. Assistiamo alla cultura di massa, che produce eroi e decompone il sacro, L’Olimpo moderno si pone al di là dell’estetica, ma non della religione, poiché è strutturato secondo le leggi del mercato. Quindi cambia il valore di scambio. Il rapporto viene rovesciato e gli uomini si trovano sotto il controllo dei titoli in Borsa anziché averli sotto il proprio controllo. Una continua forma di propaganda che diventa incompatibile con il canone televisivo, almeno per le reti nazionali pubbliche.

Con i mass media e in particolare con la televisione, la storia ha registrato una rivoluzione cognitiva. Il sociologo canadese Marshall McLuhan è stato il primo a focalizzare la riflessione sulle modificazioni dell’apparato cognitivo prodottesi nell’uomo mediatizzato in forza dell’avvento dei mezzi di comunicazione elettronici. In effetti nel periodo della meccanica, avevamo operato un’estensione del nostro corpo in senso spaziale; con l’impiego tecnologico il nostro sistema nervoso è divenuto globale.

Dalla fenomenologia dei comportamenti, si percepisce una caduta dell’etica a tutti i livelli, anche nel campo lavorativo, ove si assiste all’efficientismo selvaggio, forma di perfezione sofisticata e alienazione del lavoro. Peccato che la componente umana viene sempre più sacrificata, al punto da ingenerare patologie psico-somatiche.

Un esempio eclatante resta il trattamento dei malati mentali in Italia. Soppressi con giusto realismo i manicomi, espressione della cattiva sanità, non è stata elaborata un’alternativa. Ora i malati di mente sono abbandonati alle famiglie, senza le dovute cure e con la tortura per i familiari, incapaci di trovare soluzioni. Lo Stato è davvero latitante in questo settore. Di conseguenza coloro che si ammalano non trovano strutture adeguate e pertanto in balia delle loro inquietudini, passibili di delitti. I femminicidi non possono imputarsi alla cultura patriarcale, ormai abbandonata dalla società, ma certamente alle mancate regole di etica e pure alle inesistenti strutture di igiene mentale. Non prevenire il perverso corso delle malattie ansiolitiche e simili diventa un segno di inciviltà.

Il rispetto e l’esempio delle regole etiche sono in primis a carico degli organi statuali. Numero chiuso per accesso alla laurea in medicina, in una Nazione considerata la più longeva d’Europa e quindi in presenza di anziani; circa centomila ammalati di schizofrenia abbandonati nelle famiglie, con scarsi sostegni della USL; pronti-soccorso ormai divenuti lenti soccorso; 70 mila posti letto ridotti in dieci anni; prenotazione esami a distanza di mesi; viste mediche standardizzate a 15 minuti; freni alla ricerca da parte delle case farmaceutiche; farmacie con code stressanti. Una conferma a queste piaghe è venuta dal servizio televisivo di “Presa diretta” del 27 febbraio 2023.  Sarebbe opportuno fissare una piattaforma di rivendicazioni per urlare in piazza e chiedere il salvataggio della sanità, proprio come baluardo della civiltà. Non sono tutte queste le motivazioni sufficienti per offrire al lettore una situazione scellerata della sanità italiana.

Lo scenario è abbastanza eloquente: il potere politico si ingerisce in modo eccessivo e distorto in un settore, dove dovrebbe prevalere la scienza. Se la libertà di tecnica viene sacrificata si torna indietro di secoli oppure si arriva alla estremizzazione della Cina, ove il primo medico che denunciò la pandemia, Li Wenliang, pagò con l’arresto.

Si attende un impegno forte da parte dello Stato per superare la dilagante corruzione, che abbandona l’individuo nel vortice della propria debole difesa. Ancor meglio, tutto si può fare già da bambino a cui nulla viene negato dai genitori. Il voler a qualsiasi condizione, può elevare il numero dei delitti e dei femminicidi.

Se si pone l’etica dall’alto a baluardo della civiltà, i cittadini avranno una risposta adeguata e la vita filerà collegialmente meglio. In tal modo le componenti complementari e minoritarie avranno meno ingredienti per sopraffare le regole.

©Riproduzione riservata

Print Friendly, PDF & Email

About Giuseppe Rocco

Esperto di commercio estero. Vice Segretario generale della Camera di commercio di Bologna sino al 31.1.2007; Docente esterno presso l’Università di Bologna, Istituto Economico della Facoltà di Scienze politiche, in qualità di cultore dal 1990 al 2006, di “Istituzioni Economiche Internazionali” e in aggiunta dal 2002 al 2006 di “Diritti umani”; Pubblicista iscritto all’Albo dei Giornalisti dal 1985; 450 articoli per 23 testate nazionali; in particolare consulente del Il Resto del Carlino, in materia di Commercio internazionale, dal 1991 al 1995; Saggista ed autore di 53 libri scientifici ed economici; Membro del Consiglio di Amministrazione del Centergross dal 1993 al 2007;Membro del Collegio dei periti doganali regionali E. Romagna, per dirimere controverse fra Dogana ed operatori economici dal 1996 al 2000, con specificità sull’Origine della merce.