La strada di Chiara di Gaia Pandolfi, intervista all’autrice

Lei lavora nell’ambito delle comunicazioni e scrive da quando era bambina. Allora le chiedo quanto vale oggi la scrittura in termini di comunicazione escludendo il linguaggio delle faccine e dei simboli al posto delle parole?

Io sono dell’avviso, da sempre fra l’altro, che scrivere (e bene) sia molto importante. Certo, oggi social e whatsapp sembrano puntare tutto su frasi sintetiche, utilizzo di faccine e simboli, abbreviazioni di parole neanche eccessivamente lunghe. Insomma si tende a semplificare la comunicazione, diventata più rapida e più intuitiva. Non credo che la parola scritta abbia perso o stia perdendo la sua importanza, piuttosto che dovrà integrarsi con nuovi strumenti comunicativi, quali ad esempio emoji ed emoticon. Fermi restando alcuni templi sacri dell’ars scribendi… Avete mai visto, all’interno di un articolo di giornale, una faccina o un simbolo?

La protagonista del suo romanzo è una donna la quale vive traversie quotidiane in cui molte donne si imbattono. Vuole essere, il suo libro, anche un invito al rispetto della figura femminile?

Assolutamente sì.

Chiara è una ragazza che, nonostante le iniziali difficoltà, riesce a guadagnarsi il rispetto degli altri sia in ambito professionale che sentimentale. Spesso le donne vengono descritte attraverso alcuni stereotipi: la bella ma stupida; la brava sul lavoro ma da tutti definita come “l’amica simpatica”; la provocante; la casalinga disperata e potrei citarne tanti altri. Chiara, nel corso del libro, supera questi stereotipi e si realizza come professionista, compagna e… non svelo altro.

Ci tengo a chiarire un punto. Questo racconto si può definire femminile, per tutte le motivazioni elencate finora, e per il ruolo fondamentale che ricoprono le numerose donne all’interno delle vicende: si pensi alla nonna, punto di riferimento per Chiara; alle ex colleghe nemiche con cui poi nasce un’alleanza lavorativa; alle due amiche del cuore che la sostengono nei momenti più difficili. Non si tratta, però di un libro dal sapore femminista, perché la vera forza non è nell’identità di genere ma nel coraggio che la persona, intesa come essere umano, uomo o donna che sia, (ri)trova dentro se stesso.

Le avventure che la sua protagonista vive possono essere considerate un esempio di come da episodi negativi si possa risalire verso la positività. Un messaggio, questo, che diventa ancora più importante oggigiorno in un momento drammatico per l’umanità a causa della pandemia.

Esatto. Quando ho scritto il racconto il mio obiettivo era proprio quello di trasmettere un messaggio di positività e ottimismo. Una venticinquenne che si approccia al mondo del lavoro e quindi a tutte le conseguenze che ne derivano. Un percorso di crescita e maturazione fatto di ostacoli, sfide professionali e umane, a volte anche dolorose, che la portano però a superare limiti e insicurezze, arrivando a realizzare un ambizioso progetto lavorativo. Questo libro insegna come sia possibile raggiungere i propri obiettivi, credendo in sé stessi e non arrendendosi.

È un messaggio che, come diceva, ben si contestualizza nel periodo difficile e complesso che stiamo vivendo. Ascoltiamo tutti i giorni notizie preoccupanti, la nostra vita è stravolta ormai da mesi e tutte le attività di svago sono praticamente ridotte al minimo, non vediamo amici e spesso anche familiari da molto tempo, ed ecco che in questo caos emotivo prende forma una parola (per molti inflazionata) ma che io amo particolarmente: resilienza. Ovvero, riscoprire la forza che è dentro di noi e andare avanti sempre e comunque.

Come mai ha deciso di partecipare alla fiera?

Ho deciso di partecipare alla Fiera perché fin da subito ho creduto nelle potenzialità di questo progetto. A mio avviso è un’ottima opportunità per tutti quelli scrittori emergenti, come me, che intendono farsi conoscere sempre più dai (potenziali) lettori. 

È inutile quasi chiederglielo poiché lei scrive da quando era bambina, ma vorrei sapere se ha già una nuova idea per il prossimo romanzo.

Sì, ho già in mente un’idea per il prossimo romanzo. Ho cominciato a scrivere il sequel, se così si può definire, de La strada di Chiara. Una Chiara dieci anni dopo, trentacinquenne più matura e consapevole e, allo stesso tempo, fragile e delicata. Mi piacerebbe approfondire alcuni lati del suo carattere che in questo primo romanzo sono emersi lievemente. Sarà una Chiara diversa, ma non troppo.

GAIA PANDOLFI

Gaia Pandolfi è nata a Roma il 18 novembre 1984. Scorpione, ha studiato Relazioni Internazionali e da oltre dieci anni lavora nel campo della comunicazione. Ha scritto il suo primo racconto, “L’arancio che voleva diventare un umano”, a sei anni, durante un compito a scuola. Da allora non si è più fermata. Ama la lettura e passeggiare in montagna; nel tempo libero cura il blog Lavandaacolazione.it.

LA SUA SCHEDA NELLA FIERA DELLA BIBLIOTECA SUORE DI MONTEVERGINE

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About Maria Paola Battista

Amo ascoltare, leggere, scrivere e raccontare. WWWITALIA mi dà tutto questo. Iniziata come un’avventura tra le mie passioni, oggi è un mezzo per sentirmi realizzata. Conoscere e trasmettere la conoscenza di attori, artisti, scrittori e benefattori, questo è il giornalismo per me. Riguardo ai miei studi, sono sociologa e appassionata della lingua inglese, non smetto mai di studiare perché credo che la cultura sia un valore. Mi piace confrontarmi con tutto ciò che è nuovo anche se mi costa fatica in più. Attualmente mi sto dedicando alla recensione di libri e all'editing. Ho scritto, inoltre, diverse prefazioni a romanzi. Grazie ai lettori di WWWITALIA per l’attenzione che riservano ai miei scritti e mi auguro di non deluderli mai. mariapaolabattista@wwwitalia.eu