Champions League. Napoli “Tarantolata”? Spieghiamoci

“Tarantolata” è stato l’appellativo che Compagnone, telecronista Sky, ha affibbiato al Napoli di Champion’s, nella gara che poteva dire qualificazione agli ottavi e che, invece, è stata solo un piccolo nuovo passo verso il match dell’Anfield, decisivo per il passaggio al turno successivo.

La definizione coincide con la realtà, solo nella prima ora di gioco, confermata dal triplo vantaggio, per poi ritrovare la stessa abulia che aveva caratterizzato lo squallido pari contro il Chievo, domenica scorsa. E’ questo uno dei pochi difetti della compagine allenata da Ancelotti? Allontanarsi mentalmente dalla tenzone, sentirsi appagati, non dare continuità al gioco che tanta soddisfazione regala ai tifosi, per cui l’avversario si rigenera, prende fiducia, e, stranamente, fa correre dei rischi, non per il risultato nella gara europea di mercoledì, ma per ciò che potrebbe accadere nei confronti dove la più piccola disattenzione potrebbe costare cara. E, a conferma di quanto asserito, la famosa partita persa allo Stadium contro la Juve, dove i partenopei andarono sotto nel punteggio, per leggerezze, paura e scarsa concentrazione, per poi riprendersi, dopo l’espulsione di Mario Rui ed insidiare diverse volte la porta avversaria.

Le definimmo “pause”, ma ora è davvero giunto il momento, da parte del trainer, dall’alto della sua ultra decennale esperienza, di frenare questa piega negativa e scuotere per bene l’ambiente, con i suoi modi garbati e incisivi, al fine di limitare questi cali di concentrazione, che sono costati due sconfitte ed un pari in campionato ed una vittoria in quel di Parigi, che oggi avrebbe significato l’apertura delle porte per gli ottavi della massima manifestazione europea per club.

Nulla da eccepire sulla prestazione maiuscola di Hamsik che ha dettato legge per gli interi novanta minuti, non mostrando alcuna stanchezza né, tanto meno, disattenzioni, toccando l’apice della performance con un lancio da metà campo, al bacio, per Mertens che ha completato l’opera con uno stop di classe ed un tiro all’incrocio, firma di un campione di altri tempi.

La difesa ha retto, come sempre, grazie all’infallibilità del duo Kuolibaly-Albiol ed alla scarsa vena degli avanti serbi ma comunque la rete subìta trova come colpevole ancora un Mario Rui distratto e fatichiamo a comprendere il mancato utilizzo, anche a risultato acquisito, dell’algerino Ghoulam che si continua a rimpiangere per un duplice motivo (l’efficiente copertura della fascia sinistra e i cross che offriva agli avanti partenopee), grazie alle sue continue scorribande sull’out sinistro. Dovrà quanto prima riprendere a macinare chilometri sul settore di competenza oppure attendere altro tempo e rinviare un debutto (ormai ci si avvicina quasi ad un anno dall’ultima partita ufficiale del terzino sinistro) che diventa sempre più indispensabile.

E, tra le note positive, va evidenziato il movimento di Mertens, soprattutto nella fase iniziale della gara contro la Stella Rossa, sviluppatosi leggermente arretrato rispetto ad Insigne, diventando sponda per rapide triangolazioni e aprendo varchi per gli inserimenti di Fabian Ruiz, Hamsik ed Allan.

E’ evidente che la mano di Ancelotti è presente in ogni variabile di gioco ma è palese che il suo innegabile merito è quello di credere in tutti gli uomini a sua disposizione e l’attenzione rivolta a chi merita la titolarità è da ricercarsi nella disponibilità che gli atleti sono disposti ad offrirgli anche in caso di adeguamento ad altro modulo di gioco. Tutti per uno e uno per tutti e le vittorie fioccano: Chievo è stato un flop già dimenticato!

Adriano Mongiello

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