Ieri, oggi … e domani? Riflessioni sulla politica che cambia

Da un po’ di tempo, mi capita di leggere articoli, che trattano argomenti, che sembravano essere stati sepolti. Ciò, mi spinge a tentare di approfondire la ricerca, anche per neutralizzare una lunga assenza di discussioni di vera politica. Gli ultimi due articoli, che, oltre a sposarsi con le mie convinzioni, mi hanno sollecitato a riflettere, per uscire dal tunnel delle banalità quotidiane e televisive, sono: “Addio capitalismo-Vincerà il disordine” di Danilo Taino e “Voglia di socialismo” di Massimo Gaggi. Siccome, politicamente, mi sento come un ebreo, che attraversa il deserto, i due articoli mi hanno rinfrancato. I temi richiamati da Taino, che prendeva in considerazione il pensiero del sociologo tedesco Wolfgang Streeck, sono stati trattati alla Biennale della Democrazia, che si è svolta a Torino, il 28 u.s.  La lettura non poteva non scaraventarmi nell’asilo infantile della politica italiana e nel casino della nostra Provincia, per evidenziare le differenze. Nella Prima Repubblica, eravamo abituati e allenati a confrontarci su grandi temi. Sceglievamo tra l’essere socialista, comunista, liberale, repubblicano, socialdemocratico, democristiano e, addirittura, missino. Ogni parola indicava un modello di società, con una sua armonia teorica, da perseguire. Ogni Formazione politica, nell’immaginare e nel perseguire il miglioramento delle condizioni della società, aveva progettato il percorso da fare. Ricordo alcuni temi ricorrenti:1) Prima gli interessi degli imprenditori e poi quelli dei lavoratori o viceversa? 2) I lavoratori devono essere considerati una variabile indipendente o una variabile dipendente? 3) Le varie classi devono essere solidali o conflittuali? 4) Nord e Sud devono svilupparsi in armonia? Ecc, ecc. Gli elementi, che facevano capire la qualità della società, non erano il PIL, lo Spread, la crescita, il Debito pubblico e la carità, ma la riduzione della povertà e delle diseguaglianze tra le persone e tra i territori. Nelle campagne elettorali si parlava del controllo dell’economia da parte dello Stato (Partecipazioni Statali), della Laicità dello Stato, dei Diritti civili (Divorzio), della Scuola media unica, della Sanità Pubblica, della Cassa per il Mezzogiorno, ecc. In Politica estera, si gettavano le basi per affrancare i Paesi dell’Europa dalla sudditanza o all’URSS o agli Stati Uniti. Si aspirava a una solidarietà politica internazionale, non all’insegna del consumismo, ma coltivando anche i concetti diffusi da Marcuse e non facendola diventare merce per le ONG. Il nostro Paese godeva prestigio e rispetto. Non fu un caso che le basi per l’Europa Unita venissero gettate, con il Manifesto di Ventotene, da illustri italiani, e che Craxi fosse nominato superambasciatore delle Nazioni Unite. La seconda Repubblica, appena nacque, iniziò a scivolare verso il nulla ideologico, l’essiccamento dei valori e la falsa carità. La situazione attuale è la conclusione di un processo iniziato con il matrimonio a tre: tangentopoli, suicidio del Pci e corsia preferenziale per il liberalcapitalismo.  Le modifiche al sistema elettorale svolgono le funzioni del Prete. A noti affaristi fu consentito di divorare le grandi aziende Statali. Il moralismo a senso unico e il falso buonismo delle No Profit ingravidarono la società e nacque il populismo multiforme e orbo. E’ stato facile per il mercatismo, senza valori, emarginare il liberalcapitalismo e teleguidare i populisti. In pochi anni, i diritti sacri della democrazia sono stati annullati e sostituiti dalla strumentale carità. Addirittura, uno dei diritti rischia di ridiventare peccato. Le diseguaglianze crescono e interi territori vengono abbandonati. La corruzione è diventata normale. La cattiva gestione del potere, favorita anche dai Governi PD e la concorrenza tra i ricchi, stanno facendo emergere le negatività della mentalità capitalista. Purtroppo, secondo Antonio Carioti, l’anticapitalismo  che si agita è quello della destra sovranista e del populismo.  La confusione ideologica e politica è emersa anche in occasione della venuta in Italia del capo della Cina. Governo e opposizione hanno balbettato, non riuscendo a capire se si stava presentando un’opportunità o una fregatura. Tutti questi elementi dovrebbero far capire che, in Italia non possiamo andare avanti con una non politica e con maggioranze raccogliticcia. Mancano strategie e programmi. Non c’è una proposta per il Mezzogiorno, che diventa sempre più povero, con giovani, che mentre sono studenti, già pensano di dover emigrare, perché non vedono prospettive di lavoro. Nessuno si preoccupa della disgregazione delle famiglie, che non è temporanea: si parte, per non tornare.  A Zungoli (AV) con un euro si può acquistare una casa. Il valore di Proprietà, frutto di sacrifici e privazioni, azzerato. I problemi sono giganteschi e la nostra classe politica è fatta di improvvisati e di nani, senza le ballerine. Un’altra sintesi della non politica, si tocca con mano ad Avellino, dove a pochi giorni dalle elezioni, non si parla di programmi. I cittadini vengono bombardati da ciò, che è stato, mentre nessuno fa intravedere cosa sarà.

Luigi Mainolfi*

*È stato presidente della Comunità montana Partenio, assessore provinciale di Avellino, assessore comunale a Rotondi (AV), componente del Comitato centrale del Partito Socialista Italiano, autore di diverse pubblicazioni ed articoli.

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