Il venerabile Antonio Vincenzo Gallo, una vita per Cristo

Venerabile Antonio Vincenzo Gallo

Venerabile Padre Antonio Vincenzo Gallo (Monteforte Irpino 1899 – Roma 1934). Umiltà e carità del esemplari nella figura del sacerdote irpino che si rivolgeva così al Signore: “Oh, quanto sei buono Gesù! Ti ringrazio d’avermi posto in una situazione privilegiata di vittima!”

don Antonio Vincenzo Gallo

don Antonio Vincenzo Gallo

A volte le figure minori sono quelle che illuminano un popolo e l’anima di chi le conosce: Padre Antonio Vincenzo Gallo è uno di questi. Molti di noi ignorano l’esistenza e non conoscono il suo smisurato amore verso la Madonna e al Sacro Cuore di Gesù e soprattutto la sua vita offerta come sacrificio in riparazione all’indifferenza ed empietà del mondo. Anch’io ero tra costoro, e lo sarei rimasta per sempre, se Egli non fosse venuto a me, così semplicemente nella sua abituale umiltà. Un giorno, in una Cappella del Cimitero di Avellino, abbandonata su una panca, vidi un’immaginetta che ritraeva un ragazzo vestito da prete. La raccolsi e la guardai curiosa. Chi era? Così giovane e già venerabile? Con la figurina vi era anche un libricino. Li presi e quando ritornai a casa, senza pensarci due volte, unii la figurina con le mie altre le cui preghiere le recitavo ogni sera: Sant’Antonio, Padre Pio, Santa Rita, Santi che nei diversi amari momenti della vita mi hanno sempre aiutato e confortato. E così, senza accorgermene, come fosse a me caro come gli altri, incominciai a recitare la preghiera alla SS. Trinità per la sua glorificazione, e avida, lessi la sua storia. Breve era stata la sua vita vissuta tutta nell’amore di Dio in sintonia con l’amore del prossimo. Dal suo spirito sacrificale emanava una forza misteriosa che agiva nelle anime e le avvicinava a Dio.

Recandomi poi una mattina nella Biblioteca di Monteforte Irpino (AV), suo paese natale, mi sono trovata tra le mani libri e giornali con la storia di questo prete considerato Santo già in vita. Due grandissime devote me li consegnavano con amore, perché io potessi meglio conoscerlo e potessi parlare di Lui. Una forte emozione mi prese: sentii che era stato Lui a volermi là, era Lui che voleva che lo conoscessi di più e divulgassi la Sua Santità.

Monteforte Irpino (AV) @foto Eleonora Davide

Monteforte Irpino (AV) @foto Eleonora Davide

Nato a Monteforte Irpino (Avellino) Padre Vincenzo Gallo nel 1899 era il settimo di nove figli. I suoi genitori Antonio e Angela Piciocchi gestivano un piccolo negozio di generi alimentari ed erano grandissimi devoti della Vergine Maria, e ogni sera, insieme ai figli recitavano il SS. Rosario, Vincenzo aveva un’indole riservata e mite, docile e pia e preferiva la quiete di casa ai giochi con i compagni, ma soprattutto amava il raccoglimento e la solitudine che percepiva in Chiesa. Morto il padre all’improvviso ancora in giovane età, la madre si trovò a gestire tutto da sola: nove figli e il negozio. Rinchiuse alcuni figli, tra cui Vincenzo, nell’adiacente Orfanatrofio Loffredo e cercò di andare avanti. Per Vincenzo fu un grandissimo dolore che, unito alla morte del padre, lo rese ancora più taciturno e riservato. Lì sentì la chiamata di Dio farsi ancora più presente in lui. La madre capì l’amore grande di suo figlio verso Gesù e s’interessò presso un suo nipote religioso della Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Core di Gesù. Vincenzo fu accettato e partì per la Scuola Apostolica di Albino (Bergamo). La Provvidenza stava preparando la via della Santità a Vincenzo.

Egli diventava così l’Apostolo della devozione al Sacro Cuore, di cui l’esponente principale era Giovanni Leone Dehon, servo di Dio e fondatore della Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù (1843-1925). I membri di questa famiglia fondata da Padre Dehon, oltre ad abbracciare le adempienze del ministero sacerdotale, assumono anche il compito preciso di riparare con la propria sofferenza e sacrificio all’indifferenza degli uomini verso Cristo e la Chiesa.

Arrivò Vincenzo in questa Scuola e quasi sempre silenzioso e umile, raccolto e educato, si adattò alla vita comune e soprattutto alle ferree regole e allo studio. Nei momenti più difficili cercava conforto nella preghiera o ai piedi della Statua della Madonna confessava con grande confidenza le piccole e grandi angosce del suo cuore. Egli credeva che la sua vocazione fosse un segno di predilezione da parte Dio nei suoi confronti e pregava con maggior fervore quando pensava di aver sbagliato.

Chiamato alle armi nel conflitto del 1917, fece il suo dovere senza mai lamentarsi e si prodigò in mille, maniere verso i suoi compagni d’armi. Una sera di Natale per andare a Messa e prendere l’Eucarestia, cadde col capo tra la neve su una grossa pietra. Rimase a lungo senza conoscenza, poi si riprese e ritornò in Caserma. Quella caduta fu il principio e la causa dell’oscura malattia che farà soffrire e lo consumerà nel lungo martirio della sua breve vita. Era stato sempre di buona salute e animato dal più alto senso del dovere e non badò a rinunce, a veglie prolungate, a digiuni anche quando cominciarono a manifestarsi forti dolori di testa, stanchezza, esaurimento e forte inappetenza.

Pur di raggiungere la sospirata meta dell’ordinazione sacerdotale, si piegava a qualsiasi sacrificio. Un verdetto di un grande medico sul suo grave stato di salute, non lo abbatté: si raccolse nel silenzio e nel raccoglimento e accettò con calma e serenità la croce della sofferenza, distaccandosi ancor più dalle cose del mondo e unendosi strettamente a Gesù. Comprese che il S. Cuore di Gesù col dono della Croce lo voleva vittima di amore e riparazione. La sofferenza sarebbe stata la sua missione. Gesù nella sua amorosa Provvidenza si avvicinava a lui che tanto desiderava le gioie del Sacerdozio e gli domandava il sacrificio di tutto, per farlo rimanere sulle Croce accanto a Lui. Chinato al volere di Dio, soffrì per il resto della sua breve vita in un lento stillicidio fisico e morale. Amarezza e incomprensioni lo circondavano, ma la sua anima, nel distacco da tutto, si elevava alle vette della Santità.

Arrivato nella Diocesi di Avellino nel 1930, fu finalmente ordinato Sacerdote dal Vescovo Mons. Francesco Petronelli nella Chiesa di San Nicola di Monteforte Irpino, gremita di gente. Per via d’incomprensioni profonde col fratello Roberto, Vincenzo preferì poi partire per Roma e ritornare nella Parrocchia di Cristo Re in Via Mazzini, dove trascorse gli ultimi tre anni della sua vita. Amato per la sua pietà semplice e calda, per il suo spirito di sacrificio la sua capacità di conoscere e dirigere le anime verso Cristo, il 2 maggio 1934 Padre Vincenzo Gallo moriva placidamente.

Saper soffrire amare, lavorare contro il suo fisico debilitato, più delle sue deboli forze, è il segreto della sua grandezza morale. La missione di vittima espressione trasfigurante dell’amore puro, lo consumò nell’abnegazione di carità e sacrificio che lo ha reso Venerabile e presto Santo.

di Paola De Lorenzo

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