L’oro bianco di Sesto Fiorentino” – Opere del Settecento dal Museo Ginori

Biblioteca Ernesto Ragionieri, Sala Meucci – Piazza della Biblioteca 4, Sesto Fiorentino (FI)

Una mostra alla scoperta delle origini della Manifattura Ginori aperta fino al 16 aprile 2023

In attesa della riapertura della sede del Museo Ginori, una selezione di quarantacinque opere della sua

collezione permanente torna temporaneamente visibile all’interno dello stesso edificio che fino agli Anni

Cinquanta ospitava la Manifattura Ginori e il suo museo.

Tra le opere d’arte e gli oggetti d’uso protagonisti di questa piccola ma preziosa esposizione, il

busto in porcellana di Carlo Ginori, sculture per l’apparecchiatura della tavola, il “museo delle terre” e

le maschere originali per i caratteristici decori “a stampino”.

Curata da Andrea Di Lorenzo, Oliva Rucellai e Rita Balleri, la mostra è organizzata dalla

Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia in collaborazione e con il

sostegno del Comune di Sesto Fiorentino. L’ingresso è libero negli orari di apertura della biblioteca (tel.

0554496851).

“Quella del Museo Ginori è una storia straordinaria – ha detto il presidente della Regione

Toscana Eugenio Giani -. Una storia iniziata quasi trecento anni fa grazie al marchese Carlo Ginori

che nei secoli ha raccontato al mondo cosa vuol dire fabbrica della bellezza e al tempo stesso museo

d’impresa oltre che museo del lavoro, un unicum che racconta la storia artistica, sociale ed economica

della più antica manifattura di porcellana ancora attiva in Italia che ha pochi paragoni al mondo. Sono

pertanto orgoglioso e felice di inaugurare una mostra che con le sue quarantacinque opere che fanno

parte della meravigliosa collezione permanente, dà un saggio della magnificenza della produzione

settecentesca della Manifattura di Doccia, patrimonio culturale e pezzo irrinunciabile dell’identità locale

che è giusto e direi doveroso raccontare oltre che estremamente affascinante. Ammirare le opere

esposte è come fare un viaggio lungo i sentieri dell’evolversi degli stili artistici, del costume, della

scienza, delle tecniche produttive e dell’imprenditoria, che ripercorrono la storia della trasformazione di

un’invenzione scultorea in una porcellana”.

“Accogliamo i primi passi della Fondazione e questa mostra nei luoghi che videro la nascita

della Manifattura – commenta il sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi -. È un’emozione e motivo

di grande soddisfazione per il nostro Comune tornare ad ammirare una parte ancora piccola, ma

importante dell’immenso patrimonio artistico del Museo. Questa mostra è solo un assaggio del

patrimonio straordinario racchiuso negli spazi di viale Pratese, spazi che presto dovranno tornare ad

aprirsi alla nostra città”.

“La mostra, realizzata grazie al fattivo sostegno del Comune di Sesto Fiorentino, è stata resa

possibile dalla stretta collaborazione tra la Direzione regionale musei della Toscana, che mantiene la

proprietà e la tutela delle collezioni, e la Fondazione Ginori, un proficuo rapporto che ha già reso

possibile molte attività di conservazione, restauro e valorizzazione delle splendide opere Ginori” –

spiega Stefano Casciu, Direttore regionale musei della Toscana-. L’iniziativa, dal significativo titolo

L’oro bianco di Sesto Fiorentino, ritorna alle origini della manifattura e all’importanza del contesto

territoriale in cui è nata e si è sviluppata e per questo segna un’altra tappa non solo nella direzione di

una costante e regolare attenzione alla conservazione delle opere ma anche nel coinvolgimento di altri

soggetti pubblici e privati, in particolare quelli che insistono sul territorio, per giungere tutti insieme alla

restituzione al pubblico del Museo e delle sue collezioni”.

Percorso espositivo

Carlo Ginori e le origini della Manifattura

Affascinate dalla bellezza delle porcellane giunte dall’Oriente attraverso le Compagnie delle Indie, le

corti d’Europa ne celebrarono la magnificenza elevandole a elemento identificativo dello status

sociale di chi le possedeva. È sull’onda di questo interesse che nel 1737 il marchese Carlo Ginori diede

avvio alla sua pionieristica impresa.

A ricordare il fondatore della manifattura è la traduzione in porcellana del busto scolpito nel 1757 per il

suo monumento funebre, collocato nella Cattedrale di Livorno, città di cui fu governatore dal 1746.

Il Museo delle Terre

I vasi del cosiddetto Museo delle Terre testimoniano le ricerche condotte negli anni Quaranta del

Settecento da Carlo Ginori e da alcuni eruditi fiorentini, tra cui il medico e naturalista Giovanni Targioni

Tozzetti, per trovare minerali meno costosi del caolino da impiegare nella preparazione dell’impasto

della porcellana.

Esperimenti e prove

All’epoca della fondazione della manifattura, i procedimenti tecnici necessari per produrre la porcellana

erano sconosciuti in Toscana. Carlo Ginori si era avventurato in un campo nuovo e irto di difficoltà, che

richiese anni di ricerche e di prove. Le tazzine, i piccoli vassoi e la placca con il doppio ritratto esposti

in mostra testimoniano lo sforzo e le sperimentazioni compiute nel primo periodo per mettere a punto

le varie fasi di fabbricazione, dalle ricette per impasti, vernici e colori, alle tecniche di foggiatura,

decorazione e cottura.

Uno dei primi decori in uso a Doccia è noto come ‘stampino’. L’espressione indicava l’impiego di una

maschera traforata, in carta o in pelle d’agnello, simile uno stencil. Di facile esecuzione, il decoro ‘a

stampino’ consentiva di ottenere rapidamente risultati di piacevole effetto, offrendo al contempo una

brillante soluzione al problema della carenza di pittori esperti.

Il decoro a paesaggi

L’arte della pittura su porcellana viene introdotta a Doccia da Karl Wendelin Anreiter, pittore originario

di Bolzano che Carlo Ginori riesce a sottrarre alla manifattura viennese Du Paquier. Anreiter rimarrà al

servizio della fabbrica Ginori dal 1737 al 1746. Tra i suoi compiti c’era anche quello di istruire i lavoranti.

Gli espressivi paesaggi dai forti chiaroscuri e dall’aspetto selvaggio che decorano i vasi esposti in

mostra sono eccezionali sia per dimensioni che per qualità esecutiva.

Il gusto antiquario

Fortemente influenzato dai viaggiatori del Grand Tour, fino agli anni Settanta del Settecento il gusto

antiquario si orientò verso una riproduzione in scala al vero delle sculture antiche maggiormente

apprezzate. Nell’ultimo trentennio del secolo si assiste invece a un crescente interesse verso le

riduzioni di queste sculture, riunite anche in serie e destinate all’arredo di studioli, consoles, camini o

alla decorazione di apparecchiature di tavole. Questo fenomeno, definito modernamente “industria del

souvenir” influenzò anche la manifattura Ginori, che fin dagli anni Quaranta del Settecento aveva

dimostrato particolare attenzione verso l’arte antica, come rivela la realizzazione di copie di statue

all’epoca conservate nelle principali collezioni romane e nelle Gallerie degli Uffizi. Tra queste

spicca la Venere de’ Medici, esposta in mostra insieme al relativo modello in gesso per consentire ai

visitatori di cogliere il considerevole ritiro (del 12-14%) a cui è sottoposta la porcellana dopo la cottura

a 1400° C.

Sculture per la tavola

In mostra sono esposte anche graziose e variegate composizioni, databili intorno alla metà del

Settecento, che avevano la funzione di apparecchiatura per tavole da dessert. Tra queste, i gruppetti

in policromia d’ispirazione arcadico-pastorale raffiguranti scene campestri, maschere

di Arlecchino e Arlecchina tratte dalla Commedia dell’Arte con la funzione di rinfrescatoi per bottiglie e

un’alzata con il tritone che sorregge sulla testa una conchiglia, evidente allusione alle fontane fiorentine

commissionate dai Medici, a cui il marchese Ginori rende omaggio.

Particolarmente degna di nota è anche la serie degli ‘orientali’, una delle più riuscite prodotte a Doccia.

Era costituita da ventiquattro personaggi in costumi di diversi popoli dell’Impero Ottomano, modellati

intorno al 1760 a partire da due principali fonti iconografiche: una preziosa serie di tempere del pittore

Jacopo Ligozzi − all’epoca nella biblioteca Gaddi di Firenze e oggi in parte pervenute al Gabinetto dei

Disegni e delle Stampe degli Uffizi − e le incisioni tratte dal fortunatissimo Recueil Ferriol, una copia del

quale è ancora oggi conservata nel fondo antico della biblioteca del Museo Ginori.

La caffettiera: forme e decori

Le caffettiere, declinate in varie forme e ornate di diversi decori, raccontano la ricchezza formale e la

perizia tecnica raggiunta dalla Manifattura Ginori già nel Settecento sia nel modellato che

nell’ornamento. Tra le caffettiere in mostra, quelle con i “galli rossi”, così definiti nei documenti

settecenteschi, sono la rivisitazione, attribuita al pittore della manifattura Ferdinando Campostrini, di un

decoro giapponese della tipologia Imari.

Il bassorilievo istoriato

Tra i decori settecenteschi della Manifattura Ginori il ‘bassorilievo istoriato’ è il più prezioso e

caratteristico. Composizioni a soggetto mitologico, tratte da incisioni o da placchette metalliche,

venivano riprodotte a bassorilievo in porcellana con appositi stampi e poi applicate a crudo alle pareti

di tazze, caffettiere o altro vasellame. Erano vendute in bianco oppure finemente dipinte a mano in

policromia e oro, come l’esemplare esposto in mostra.

La maiolica in bianco e blu

La produzione di maiolica inizia a Doccia ancora prima di quella di porcellana. La sua fabbricazione

richiedeva minori investimenti e le sue vendite portavano entrate sicure che aiutavano a sostenere i

costi esorbitanti degli esperimenti sulla porcellana. Le maioliche esposte in mostra esemplificano la

produzione più sofisticata della manifattura Ginori. I ricchi ornati in bianco e blu rivelano l’influenza dei

manufatti francesi di Rouen e Nevers, che a loro volta si ispiravano alla porcellana cinese.

La Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia

Costituita il 19 dicembre 2019 su iniziativa del Ministero della Cultura, insieme alla Regione Toscana e

al Comune di Sesto Fiorentino, la fondazione ha lo scopo di conservare, catalogare, studiare,

comunicare ed esporre la sua ricchissima collezione di manufatti ceramici e di rendere il suo

straordinario patrimonio artistico, storico, sociale ed economico un bene davvero comune, accessibile

e inclusivo.

Il Museo Ginori

Nato insieme alla Manifattura di Doccia e all’interno degli edifici destinati alla produzione, il Museo

Ginori è stato per oltre duecentocinquanta anni un museo d’impresa, pensato dal fondatore, il marchese

Carlo Ginori, come il contenitore privilegiato della bellezza che la sua fabbrica era in grado di creare.

Il Museo custodisce tre secoli di storia del gusto e del collezionismo, rappresentando un

unicum a livello internazionale grazie alla ricchezza e alla continuità storica del suo patrimonio, eredità

della più antica manifattura di porcellana ancora attiva in Italia. Notificata come complesso di

eccezionale interesse storico-artistico e archivistico dal 1962, la sua collezione comprende quasi

10.000 oggetti in porcellana e maiolica databili dal 1737 al 1990, modelli scultorei, documenti

cartacei e disegni, una biblioteca storica, una biblioteca specialistica e una fototeca.

Nel 2017 lo Stato acquista il museo, che dal 1965 ha sede in un edificio progettato

dall’architetto Pier Niccolò Berardi, e le vastissime collezioni artistiche ed archivistiche già di proprietà

della ex azienda Richard Ginori. Il museo è entrato così a far parte del sistema museale nazionale

gestito dal Ministero della Cultura ed in particolare dalla Direzione regionale musei della Toscana,

che ha intrapreso complessi e lunghi lavori di recupero e di ristrutturazione dell’immobile, ormai storico,

e il rinnovamento dell’allestimento museale. A seguito della istituzione della Fondazione Museo Archivio

Richard Ginori della Manifattura di Doccia è stato anche avviato un processo, ancora in corso, che ha

portato al passaggio in uso alla Fondazione del patrimonio di beni mobili.

La foto: Manifattura Ginori, Fontana da tavolo con decoro a paesi porpora, 1750-1755 circa, porcellana, Museo Ginori

Print Friendly, PDF & Email