Pensieri sparsi in cerca d’autore, 5° capitolo

Continuano gli appuntamenti con Nando Percopo e il suo Pensieri sparsi in cerca d’autore

5° capitolo, Viaggi

Ricordo altre partenze. Andai a Londra per il dottorato. Avevo vinto una borsa per ricercatore.

La vita londinese, nuovi colleghi e nuovo sapere. Tanti italiani. Sembrava di essere in una metropoli dello stivale. Mi fiondai come Stakanov. Come sempre. Quando inizio a scalare una nuova montagna. Senza se e senza ma. Un altro mondo, una diversa cultura. Le capacità e le competenze venivano riconosciute e premiate. Abbinavo studio e conoscenza del posto, cogliere le istantanee di vita. Nei miei giri, notai la puntualità dei mezzi di trasporto. Sorrisi pensando al mio paese di origine. Divertito. Qui il pedone, anche se da solo, sembrava fare la fila. Sul bus la prima azione era pagare il biglietto. Una semplice macchina lettrice di barre obliterava. Ho visto, stralunato, intervenire la polizia, in tempo reale, quando un ubriaco voleva a tutti i costi entrare senza ticket. Ho visto il mitico bus a due piani, con corredo di controllore, che chiedeva, garbatamente, se qualcuno avesse dimenticato di obliterare. Non è quello che fai ma come lo fai. Est modus in rebus. Rispetto questo paese, ma non ci vivrei. Mi sembrano tristi. Preferisco i sudisti al Nord. Scozzesi. Irlandesi. Entri in un pub e cominci a parlare.

La Turchia. Il Bosforo. Istanbul. I mitici tassisti, a bordo di catorci tenuti insieme da collanti improbabili. Sfrecciare imperterriti fra cose e persone. Vestigia di antiche civiltà che avevano osato sfidare i romani. Il verde del mare di Antalya, l’affettuosa ospitalità. La fascinazione delle immense distese dell’Anatolia. Ove popoli antichi vivevano in case scavate nella roccia o nelle profondità della terra. Petra. Imponenti templi resistevano all’usura secolare, a mo’ di monito.

Berlino con Rebecca. Impressionante. Dal muro al senza muro. A guardare bene questa metropoli, non posso che complimentarmi con questo popolo. Opera titanica.

Da come era a come è. Metropoli multietnica, nelle cui vene scorre una gioventù cosmopolita. Verde, piste ciclabili, fermento culturale.  Edifici realizzati da architetti di fama. E in aggiunta la conservazione delle icone del dramma hitleriano. Pulita, sobria, legata culturalmente e formata dalla rivoluzione luterana. Etica e dovere.  Budapest.  Metropoli gianesca. La bellezza degli edifici imperiali, dove negozi esponevano le griffe più note, bar da sballo. Tutto per drenare valuta. Il grigiore e la fatiscenza dei luoghi della dittatura dove, barboni e disperati, dormivano all’addiaccio. E giovani, giovani, giovani. Il più bel ghetto dell’Europa. La vita costava niente. Non si parlava nella cenere della dittatura.  Di politica neanche a parlarne. La democrazia covava. E ovunque Il piacere delle molteplici cucine etniche. Di usi e costumi diversi. La mente ti si apriva ed assorbiva avidamente.

Mi viene in mente una poesia scritta da adolescente

 “Muri, muri, muri.

Ovunque vada vedo muri.

Di pietra, di uomini, di niente.

La finestra è un muro.

Mi preclude l’azzurro.

La morte è un muro.

Mi preclude la vita.

 La vita è un muro. Mi preclude la libertà”

È come se la società attuale avesse necessità di eriger muri ovunque. Nell disperato tentativo di preservarsi. Per cosa? Il mondo, “ovunque il guardo io giri”, è assoggettato a impeti inarrestabili. Forze incontrollate non possono essere arginate da muri mentali. Destinati ad essere spazzati via come fuscelli inconsistenti.  Farneticazioni. Si. O preveggenza.

Nando Percopo

Nando Percopo

Nasce ad Avellino il sette marzo 1945. Laurea in Ingegneria al Politecnico di Torino. Naia e lavoro da ingegnere industriale e imprenditore e amministratore di una società di consulenza aziendale. Irrequieto, va dove lo porta il cuore. Si definisce fondamentalmente umanista eclettico, ama i classici e vola con la fantasia. Gira il mondo ma ha nel cuore l’Irpinia. Ama dipingere, restaurare mobili, scrivere.

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