Tratta Piacenza. Tradizioni e sapori sulla Via Francigena

In tempo di Covid, tutto esaurito. Posti in piedi e seggiole volanti. Intensa e ricca serata culturale per i presenti nella basilica dell’abbazia di Chiaravalle della Colomba uno dei gioielli piacentini veri che dal XII° secolo è al servizio di tutti i pellegrini e viandanti che hanno percorso la “Tratta Piacenza” della Via Francigena, ovvero uno dei tanti cammini esistenti. “Piacenza da 1688 anni è crocevia documentato (il diario dell’Anonimo Burdigalense), ma anche prima del 333 d.C., del continuo transito e sosta di viandanti e banchieri, commercianti e cristiani. La stessa Diocesi di Piacenza e Bobbio ne è stata testimone. I vari percorsi antichi (con ristoro nelle pievi, mutationes, mansiones, conventi…costruite nei secoli) si snodavano dal guado del fiume Po zona Sarmato e Calendasco fino a oltre il fiume Taro, a pochi chilometri dalla Diocesi di Pontremoli e della Lunigiana, tutto sul territorio piacentino diocesano. Via Micaelica, via Postumia, via degli Abati, via San Colombano-Teutonica, Via Regia, via Emilia… passano per Piacenza sempre, non come alternativa, o variante disegnata recentemente. Da qui anche la realtà storica delle 100 chiese della città, del numero notevole di monasteri, hospitali e castellieri lungo i crinali delle vallate. Qui san Colombano, co-patrono d’Europa, santa Franca, sant’Antonino, san Bernardo, san Rocco e tanti altri hanno vissuto, sostato e creato accoglienza. Una tradizione che Piacenza ha nel sangue e che ha trovato concretezza nella produzione e creazione di alimenti “dedicati” a durare nel tempo, a sostegno degli sforzi dei camminatori da quando san Colombano, fra i primi, superò il guado di “Soprarivo” e diede vita a una dieta conventuale fra alimenti continentali e peninsulari. Nel terzo millennio Piacenza non smentisce 1688 anni di storia e cultura vocati all’accoglienza-ospitalità per tutti i pellegrini d’Europa, senza distinzioni, muri, obblighi, in segno di pace fra i popoli e – ancora – non dimentica la sua tradizione e tipicità alimentare legata ai cibi durevoli, senza spreco e di riuso. Messaggi di adesione per l’iniziativa culturale-storica dalla Associazione Cistercensi, Route Européenne, Massimo Ceschin Cammini d’Europa, Massimo Andreoli Cers-Rievocazioni Storiche del Consiglio d’Europa, Transitum Padi, Touring Club Italiano Emilia Nord, dal Centro Sportivo Italiano”.

Queste le parole di ringraziamento ai padri cistercensi per la millenaria assistenza e servizio e di spiegazione che Giampietro Comolli ha espresso come introduzione davanti agli attenti e prenotati ospiti (Covid obbligo) per motivare la serata “Guarda la Stella” in basilica creata e guidata da Alessandra Toscani di And Arts Studio con l’Ensamble Gulli composta dal soprano Elisa Luzi e agli strumenti Paola Bandini, Marina Mammarella, Agide Bandini. Un concerto di itinerari paralleli in parole e musica che ha dimostrato quanto la “terra piacentina” sia fucina, stimolo di cultura e arte, grazie a personaggi come san Bernardo dedito al lavoro e alla preghiera, Giuseppe Verdi che ha vissuto tutta la sua vita a pochi chilometri dall’Abbazia facendo l’agricoltore e Dante Alighieri che ha dato i natali alla lingua italiana. E’ stata la ricerca – ha detto Comolli – attenta di Alessandra Toscani ha scoprire il legame concettuale fra Bernardo di Clairvaux, Giuseppe Verdi e Dante Alighieri scaturito da una comunanza e aderenza spirituale e di creatività geniale, ma dedicato e mirato in un contesto di unicum genius loci come è la Tratta Piacenza della Via Francigena. Creano, nel proprio contesto storico, un linguaggio nuovo, chi poetico, chi musicale, chi di fede cristiana. La “stella” è l’innovazione nelle visioni che hanno consentito la nascita della cultura europea in tema di spiritualità, natura e linguaggi che ancora oggi sono motivo di riflessione che ha svelato l’autrice”. Prolungati applausi a ognuna delle 6 pièce in cui Maria Assunta è sempre presente.

Don Amedeo ha definito proprio Maria Assunta (Ferragosto è la festa dell’assunzione al cielo della madre di Cristo) la “regina dell’accoglienza” spirituale e umana. Parole di plauso, e di impegno e disponibilità anche per il futuro nella logica di fare sistema unico a Piacenza sono arrivate da Pietro Ghizzoni e Luigi Contini dell’amministrazione comunale di Alseno, da Andrea Podrecca in rappresentanza della partnership della Banca di Piacenza e soprattutto da Maria Rosa Zilli consigliere delegata della Provincia, a nome anche della presidente Patrizia Barbieri, particolarmente interessata alle prospettive del progetto del Comitato.

“Pareri tutti molto positivi per il livello culturale dell’evento e per l’elevato profilo storico di Piacenza che emerge con i fatti reali, non con foto di pragmatica e dichiarazioni politiche. Tratta Piacenza si distingue proprio, rispetto a tutte le altre associazioni di matrice politica, per essere estranea all’autoreferenzialità, ai legami vincolanti”, chiosa Comolli .

Una autonomia che deve portare a scelte chiare, utili per la collettività, non per singole persone o per interessi privati o per figure commerciali. La pièce è stata voluta dal Comitato Tratta Piacenza con la disponibilità di Federica Peveri del salumificio Peveri di Chiaravalle che ha curato la conviviale “…alla maniera del pellegrino e solo con cibi frutto della pratica e della ricerca originata a Piacenza della conservazione del cibo per favorire chi deve camminare molto e avere sempre alimenti energetici, salubri e sani a disposizione…” ha raccontato Comolli durante gli assaggi spartani. Un grazie anche alla Cantina Romagnoli che ha offerto il vino Malvasia di Candia (anche nella antica versione passito e vino della Santa Messa), firmato da Alessandro Perini, a cascina Pizzavacca per la giardiniera gioiello di Emanuele Pisaroni e produzione piacentina più antica in Italia come agrodolce e olio di semi, ad Agri PC Latte per lo speciale Bianco d’Italia, formaggio a grana dura una rarità e una esclusività di come conservare nel tempo il latte,  proposto da Roberto Arata e dal presidente APL Marco Lucchini, al salumificio Carlo Peveri, grande produttore di insaccati, anch’essi una pratica per conservare nel tempo la carne, che presentato la Culatta Emilia Piacentina, autore del famoso Coppa Dop-magnum piacentina unica in assoluto.  Una altra differenza dell’evento, oltre a svolgersi in un vero luogo di ospitalità dei pellegrini e non in piazza o in un cortile voluto dal Comitato Tratta Piacenza, sono state le parole di don Amedeo per la scelta della migliore data per ricordare l’amore fra Maria Assunta e san Bernardo, l’importanza del monastero piacentino di Chiaravalle per la costruzione e la proprietà di altri monasteri cistercensi in territori francigeni confinanti. Fondamentale la presenza dei Templari, numerosi, in qualità di difensori armati dei pellegrini di un tempo, soprattutto fedeli ai luoghi di elezione e origine come Piacenza, oggi guardiani fedeli di un luogo di culto cristiano. Una prerogativa, passata, ma che arricchisce il Dna-Francigeno di Piacenza ben oltre l’ordinarietà e la normalità di tanti borghi e chiese lungo i 1800 km italiani. Infatti il Comitato Tratta Piacenza nasce per sostenere il riconoscimento della Via Francigena Italia a Patrimonio Unesco per l’intera Umanità e per creare una identità-brand piacentino attorno a tutti i cammini escursionistici e motivazionali che si snodano fra la bassa fluviale piacentina e le diverse valli-crinali dell’appennino piacentino.

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