I riflettori sulla storia dei derivati. Il focus di Giuseppe Rocco

Il derivato è un istituto relativamente moderno, il quale è entrato nella letteratura economica con violenza, in forza della complicità della globalizzazione incontrollata. Ciò non sarebbe stato sufficiente se il liberismo sfrenato non avesse complicato alla radice la dinamica finanziaria. Anzi una storiografia di ispirazione prevalentemente liberista riesce a oscurare persino il ruolo dello Stato nella sua gestione.

In senso lato, l’origine dei contratti derivati risale all’epoca romana, ma solo nel Medioevo sono nati i moderni mercati futures, che si tenevano presso fiere stagionali. Tali mercati si sono sviluppati in modo genuino per soddisfare le esigenze degli agricoltori e dei mercanti: gli accordi stipulati avevano per oggetto il raccolto futuro, e l’obiettivo primario era di giungere ad un prezzo giusto per entrambi i contraenti ed eliminare il rischio relativo all’incertezza sul prezzo futuro del grano.

Nel 1164 nasce a Genova il primo contratto derivato stipulato da un ente locale, con la vendita ad un istituto finanziario (Monte) delle entrate fiscali future del comune, in cambio di un anticipo immediato; nel 1600 si assiste alla negoziazione al Royal Exchange di Londra dei contratti forward, a cui segue, nel 1637, la prima bolla speculativa sui tulipani. 

Si rammenta pure che dalla seconda metà del 1500 la Turchia esporta i bulbi di tulipano in Europa, in particolare nei Paesi Bassi, ove divengono simbolo della loro bellezza e unicità, divenendo molto popolari e assumendo varietà meno comuni ed essendo considerate merce di lusso; persino la borghesia e i ricchi mercanti li considerarono un investimento sicuro.  

Nel XVIII secolo, a seguito della rivoluzione industriale, i mercati europei si occupano di importazioni dagli Stati Uniti stipulando contratti sul cotone e sui grani, così si avverte l’esigenza di standardizzare questo tipo di contratti. Nel 1821 viene istituito il Liverpool Cotton Exchange, per la negoziazione dei futures sul cotone, mentre nel 1848 viene istituita la Chicago Board of Trade per la negoziazione di futures sulle merci agricole. Nel 1973 nasce il CBOE, Chicago Board Options Exchange, la piazza principale dove oggi si trattano le opzioni finanziarie.

Il resto è storia recente. La fine degli accordi di Bretton Wood ne 1971 segnano l’inizio della libera fluttuazione dei tassi di cambio tra le valute. Gli shock petroliferi (1973 e 1979) fanno impennare improvvisamente il prezzo del petrolio, creando incertezza nei piani di impresa e in quelli di approvvigionamento delle materie prime. Questi eventi, del tutto imprevisti e inattesi, causano la brusca crescita dell’inflazione dei prezzi su tutte le merci. Le reti telematiche e l’informatica agevolarono la rapidità degli scambi finanziari in tutte le piazze affari del mondo. Qualsiasi investitore con un computer riesce ad investire in tempo reale su qualsiasi mercato. Quando il progresso viene male utilizzato!

La maggiore incertezza sui mercati finanziari favoriscono la speculazione sulle variazioni dei prezzi e la sottoscrizione dei contratti a termine. Nascono così nuovi strumenti finanziari sciagurati, detti derivati, progettati appositamente per compiere operazioni di copertura del rischio, arbitraggio o speculazione sulle attività sottostanti.

I prodotti derivati sono comunemente considerati pericolosi. Ma soprattutto i derivati OTC (Over The Counter), sono da considerare ulteriormente rischiosi in quanto non soggetti a regolamentazione del mercato.

Di fatto i derivati finanziari sono apparsi con virulenza nel 2007, con la miccia dei subprime ulteriormente trasformatasi in un enorme incendio a causa della benzina, sui cui galleggiava il sistema finanziario mondiale.

Per comprendere la fenomenologia, occorre spiegare che un derivato è un prodotto finanziario il cui valore dipende dal valore di un altro titolo, definito “sottostante”, che può essere un tasso di interesse, un rischio di credito, un titolo azionario, una materia prima. In verità la storia politica ed economica ci ha offerto situazioni di pessima governance. Il neoliberismo avviato da Reagan con la legge sulla deregolamentazione bancaria del 1982, completata da Clinton nel 1999 con l’abolizione del Glass-Steagall Act e con il Commodity Futures Modernization Act, che sanciva la libertà dei derivati da non sottoporre a vincoli normativi, sono divenuti la spietata architettura socio-politica che ha disegnato l’attuale sistema. Purtroppo l’Europa non si è dissociata dal modello americano, divenuto imperante su tutto il pianeta.

Vi è un problema a monte: solo una componente minoritaria dei derivati è negoziata sui mercati regolamentari. Più dell’80% si muove sui cosiddetti OTC, mercati over the counter, che sono piattaforme digitali (spesso istituite da banche), le quali sono deregolamentate e quindi diventano una tana per tutti. Ovviamente mancano dati certi e soltanto incrociando informazioni si stima che nel 2017 erano 2,2 milioni di miliardi, pari cioè a 33 volte mondiale. Il sistema è di base ancora quello della crisi del 2007. Si è cercato di fare evolvere il meccanismo verso la standardizzazione dei contratti e la loro circolazione sui mercati ufficiali, purtroppo senza successo.

Per offrire un esempio del percorso insidioso del sistema sventurato dei derivati, si cita la speculazione sul valore del titolo sottostante. Nel 2008 le rivolte del pane esplodono in più di trenta paesi, dall’Egitto alla Thailandia. Captata l’aria del crollo incombenti sui titoli legati al comparto immobiliare, una massa di denaro in cerca di profitti si sposta sui derivati delle commodities agricole, facendo impennare il prezzo di riso, grano e mais.

Sul piano della normativa internazionale, la politica statunitense ed europea ha creato nuove istituzioni di controllo, obblighi normativi, regole più stringenti per la solidità delle banche. Tuttavia non ha toccato la struttura del sistema. L’affermazione del mercato OTC (Over The Counter), ossia non regolamentato è sempre presente, i derivati sono i medesimi di prima e operano con le stesse negatività. L’obiettivo è di prevedere in anticipo una crisi sistemica, sperando di riuscire a prevenirla; non ha senso lasciare la speculazione in modo inalterata, come salvare il sistema per non cambiarlo.

contratti OTC possono essere conclusi tra una banca di investimentoeun cliente, generalmente con una società che necessita di finanziamenti. Tra le entità finanziarie, il mercato OTC è solitamente inquadrato nella clausola di “International Swap and Derivates Associations”. Questi mercati non riguardano l’intero pubblico investitore, tanto meno per i piccoli investitori. È un mercato innovativo grazie alla libertà di negoziazione e alla specificità dei prodotti che vengono trattati. Molti di questi finiscono per entrare nei mercati quotati motivati ​​dalla maturità che raggiungono e si normalizzano.

Imercati OTCpresentano maggiori rischi rispetto ai mercati tradizionali poiché, oltre al normale rischio di mercato, bisogna aggiungere il rischio di controparte, maggiore rispetto ai mercati tradizionali o regolamentati, non essendoci stanza di compensazione.

Un Mercato Mobiliare non Regolamentato (Over the Counter, OTC) è un luogo virtuale, in cui gli operatori si incontrano al fine di collocare, scambiare o rimborsare valori mobiliari. L’assenza di regolamentazione riguarda il fatto che nel funzionamento di tale mercato, i titoli e gli operatori ammessi non sono assoggettati alla disciplina specifica e alla autorizzazione delle Autorità di Vigilanza in materia di Mercati Regolamentati e non sono iscritti nell’apposito albo. Le modalità di contrattazione non sono standardizzate ed è possibile stipulare contratti “atipici”. In generale i titoli trattati in un mercato OTC sono meno liquidi rispetto a quelli trattati sui mercati ufficiali. In Italia i mercati OTC assumono la configurazione di Sistemi di Scambi Organizzati (SSO).
Tuttavia, per quanto riguarda gli OTC basati in Italia, la CONSOB può richiedere agli organizzatori, agli emittenti e agli operatori dati, notizie e documenti sugli scambi organizzati di strumenti finanziari (artt. 78 e 79 del TUF D.Lgs. 58/1998). La CONSOB gestisce l’elenco dei Sistemi di Scambi Organizzati.

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About Giuseppe Rocco

Esperto di commercio estero. Vice Segretario generale della Camera di commercio di Bologna sino al 31.1.2007; Docente esterno presso l’Università di Bologna, Istituto Economico della Facoltà di Scienze politiche, in qualità di cultore dal 1990 al 2006, di “Istituzioni Economiche Internazionali” e in aggiunta dal 2002 al 2006 di “Diritti umani”; Pubblicista iscritto all’Albo dei Giornalisti dal 1985; 450 articoli per 23 testate nazionali; in particolare consulente del Il Resto del Carlino, in materia di Commercio internazionale, dal 1991 al 1995; Saggista ed autore di 53 libri scientifici ed economici; Membro del Consiglio di Amministrazione del Centergross dal 1993 al 2007;Membro del Collegio dei periti doganali regionali E. Romagna, per dirimere controverse fra Dogana ed operatori economici dal 1996 al 2000, con specificità sull’Origine della merce.