Il Sorriso dell’arte. Il focus di Giuseppe Rocco

La progettualità dell’uomo ha un’apertura sconfinata che lambisce l’orizzonte dell’eterno e dell’infinito. Un filone essenziale è l’arte, che secondo Croce è il primo momento nello sviluppo dello spirito e diventa la sintesi a priori di intuizione ed espressione di un qualsiasi oggetto. Il giudizio estetico ha comunque un suo valore assoluto garantito dalla completa identità tra il gusto (l’attività che giudica l’opera d’arte) e il genio (l’attività che la produce). Il discorso viene ripreso da Gentile, che si trova d’accordo con Croce ed aggiunge che l’arte è simile al sogno poiché è coscienza e nel contempo forma di autocoscienza, che si incarna soltanto in una sfera soggettiva, in un mondo ideale, che lascia fuori la realtà oggettiva.

Vi sono luoghi ove vengono raccolti ed esposti oggetti, arredi, opere d’arte sia dell’antichità che dell’epoca moderna per mostrare al pubblico l’esperienza di altre genti. Questi luoghi sono i musei. La genesi risale al periodo che va dal paleolitico (pietra antica) al neolitico (pietra nuova). In questo periodo i monumenti sono di pietra: oggetti di culto validi per tutta la comunità. 

All’età del bronzo[1] subentra un nuovo e importante metallo, il ferro, resistente e adatto alla forgiatura di armi e attrezzi duraturi, denominata età del ferro. Nell’Italia meridionale qualsiasi cultura autoctona si fonde con la coeva esperienza greca. Ciò accade a causa non solo dei contatti con questa civiltà dovuti ai commerci, ma proprio per la colonizzazione di regioni come Sicilia, Calabria, Lucania e alcune zone della Puglia, da parte dei greci.   

Il tema o il contenuto fondamentale della cosiddetta arte classica è il mito, che  non è  sacro e né religioso. Le immagini degli Dei e degli eroi non hanno lo scopo di incitare la devozione e non si pongono come sacre in sé, ma come materializzazioni del divino. Il possesso di una teoria e di una scienza dell’arte, muta profondamente la posizione sociale dell’artista. Esso non è più, come in Asia o in Egitto, un servo che opera secondo gli ordini di un sovrano dispotico e secondo le regole di una rigida ritualità. È un cittadino che esercita una libera professione, di cui la società riconosce la necessità.

Il tempio greco discende dai primi templi lignei costruiti dai pastori nei luoghi frequentati dagli Dei e ne conserva la memoria delle dimensioni limitate.  La colonna è l’elemento originale del tempio: la sequela di colonne che gira attorno alla cella chiusa conserva il simulacro del Dio e delimita lo spazio ove il popolo danza e celebra le feste della comunità.

Gli antichi scrittori celebravano la pittura come opera eccelsa, ma a noi non è pervenuto nulla di questo genere da parte della Grecia. Ci rimane invece, come solenne testimonianza della figuratività greca, la gamma variegatissima di sculture. I Greci spiegavano la nascita di questa arte con la fuga da Creta del mitico Dedalo, creatore dell’intricato labirinto, padre di Icaro morto durante la stessa fuga per aver sfidato gli Dei e avere volato troppo in alto e fatto sciogliere così le ali.  

La pittura vascolare non è mai stata considerata un’arte minore poiché adempie ad una propria funzione sociale. Nella produzione economica greca la ceramica ha un’importanza preminente: ad Atene un intero quartiere, il Ceramico, era occupato dalle officine e dalle botteghe dei vasai. In tutta l’area mediterranea si diffondono i vasi greci. Nel sud della penisola italica i caratteri dell’arte greca diventano autoctoni pur riferendosi sempre alla madre patria. Del resto l’arte greca sia in architettura che nella statuaria sarà d’esempio per l’arte dei popoli che svilupperanno le civiltà etrusca e romana.

L’arte etrusca si manifesta nel IX e VIII sec. a. C. Essa diviene la rivalutazione del valore e dell’importanza poiché enuclea la sapienza etrusca, che rappresenta la prima espressione di arte italica evoluta e comprendente tutte le caratteristiche di altre civiltà italiche. L’architettura diviene essenzialmente urbana, con le città protette spesso da forti cinte murarie. Tutta l’arte etrusca   è destinata alla tomba.

Nell’arte romana rileviamo che agli inizi c’è una grande sovrapposizione con lo stile e l’arte etrusca: gli ultimi tre Re romani sui sette classici sono etruschi ovvero Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il Superbo.  Aggiungiamo che l’arte romana comincia ad esistere a partire dal II sec. a.C.: Roma repubblicana, forte organismo politico e militare, non aspira alla conoscenza speculativa, ma al pratico possesso del territorio.

Soltanto l’architettura ha diritto di cittadinanza, ma soprattutto come tecnica utile ai fini del governo della cosa pubblica, come ingegneria militare delle operazioni belliche.  Tutto ciò che è immagine, si tratti di arte etrusca o greca, è considerato straniero e quindi pericoloso per la continuità della rigida tradizione del costume romano.  Il cittadino romano è un soldato e un politico: l’arte, come attività manuale e servile, è indegna di lui, e non potrebbe che distrarlo dai suoi doveri civili.

Si evince che nei primordi e nelle sue espressioni classiche diversi dettami dell’arte si sono poi istituzionalizzati, se pur  con variazioni, ma si sono mantenuti  costanti: il tempio anche se poi cambierà nome e, almeno per quanto riguarda la religione cristiana, si chiamerà chiesa, rispecchierà però lo stesso concetto e uso cioè quello di luogo di culto.

Quando l’impero romano si divide in Impero d’Occidente con capitale Roma e Impero d’Oriente con capitale Bisanzio, l’arte si definisce bizantina prendendo nome da questa capitale.  La scultura in questo periodo si sviluppa poco, mentre la pittura evidenzia una predilezione per la decorazione a mosaico. Questa tecnica consiste nel combinare assieme le tessere di pietre, marmi, vetro in modo da formare le figure. I soggetti rappresentati in genere sono scene sacre, paesaggi, animali, figure di santi su uno sfondo dorato. E’ una tecnica già in voga presso i romani ma, mentre essi l’usavano per i pavimenti, i Bizantini l’adoperano sulle pareti.

Dopo il triste periodo nel quale le invasioni barbariche occupano risorse ed energie delle popolazioni, per  rimediare alle distruzioni si fa strada un tipo di stile nelle costruzioni che viene denominata arte romanica.  La pittura, in questo periodo, è fortemente legata alla tradizione bizantina. L’architettura e la scultura sono affiancate, nel senso che la scultura esiste in funzione decorativa delle strutture architettoniche.

Il naturale svolgimento dello stile romanico è lo stile “gotico”. Il luogo d’origine di questa nuova arte è la Francia dove, a causa della scarsa luminosità del cielo spesso velato da brume, gli architetti sono indotti ad inventare un modo per far entrare la maggior luce possibile nelle chiese: accrescere le dimensioni delle finestre verticalizzandole e dotandole di spettacolari vetrate colorate è la soluzione adottata. In Italia però lo stile non viene molto accettato né compreso, ma imitato e ridotto soprattutto all’aggiunta di decorazione. Il duomo di Milano rappresenta uno dei maggiori sforzi di innovazione gotica, come pure il duomo di Bologna, le grandi chiese di san Domenico, san Petronio e san Francesco a Bologna, la basilica di sant’Antonio a Padova, santa Maria Novella e del fiore a Firenze, san Francesco ad Assisi, il duomo di Orvieto.

L’arte rinascimentale si sviluppa con un ritorno al tema della natura e alle suggestioni dell’antichità classica; essa copre il ‘400 e il ‘500. Il Vasari ci tramanda un’esplosione di genio sia nella   pittura che nella scultura. Gli artisti che eccellono nell’architettura sono Brunelleschi e Leon Battista Alberti nonché Palladio che, con la costruzione delle ville del vicentino sul Brenta, caratterizza tutto il periodo. Nella scultura sono prestigiosi Donatello (il David) di Michelangelo, il famoso orafo Benvenuto Cellini (saliera, a Parigi). La maiolica trova nei fratelli della Robbia artisti eccellenti per grandi opere. Ma è nella pittura che l’Italia assurge al  primato  in Europa, con Raffaello Sanzio (la” fornarina” e” la scuola di Atene“ e l’inestimabile“ sposalizio della Vergine“), Michelangelo (dipinti della cappella Sistina), Giorgione (il famoso e unico paesaggio detto “la tempesta”), Tiziano Vecellio ,Tintoretto, Veronese (“nozze di Cana“), Botticelli (“nascita di Venere” e “la primavera“), Perugino, Mantegna (tutta “la camera degli sposi“ nel palazzo ducale di Mantova e l’originalissimo “Cristo morto “), Antonello da Messina, il genio eclettico  Leonardo da Vinci con “la Vergine delle rocce”, “la Gioconda”, “l’ultima cena”.

La scuola del manierismo si  connota nell’ultimo decennio del XVI secolo, in un periodo caratterizzato da una crisi storica, culminante con il sacco di Roma del 1527 e sfociante nella Controriforma. Questa tipologia di arte si distacca dai canoni classici della simmetria e dell’equilibrio a beneficio dell’eccentrico e dell’inusuale, portando all’esasperazione di alcuni elementi e temi.

Si sviluppa nel XVIII secolo assumendo, in aggiunta, il nome di “barocca“. Essa abbandona i principi del manierismo e diffonde nel popolo le idee della controriforma, è cioè il mezzo per ricondurre le genti alla dottrina cattolica.

Le correnti principali nella pittura sono quella naturalistica di Caravaggio. La sua maniera ritorna violentemente alla natura e sarà definita “tenebrosa” e la sua caratteristica è quella di “far piovere guizzi di luce da una feritoia o da una lanterna invisibile concentrandoli su una spalla o su di un volto. 

Il principale esponente nell’architettura è Gian Lorenzo Bernini. Questi è anche l’autore di numerosissime fontane a Roma (la meravigliosa “fontana di Trevi “, quella “dei quattro fiumi “e quella “del tritone“).

Discendente dalle idee illuministiche dell’epoca anche in Italia  si fa strada l’arte neoclassica, intorno alla metà del XVIII secolo, favorita  anche  dalla  scoperta degli scavi di Pompei ed Ercolano e con la diffusione dell’estetica neoplatonica del tedesco Winckelman, autore di una famosa “storia dell’arte presso gli antichi”.

L’architettura di questo periodo tende alla linea retta, alla superficie distesa, di nuovo alla riesumazione di complessi architettonici classici (colonnati); la scultura e la pittura tendono alla riproduzione di tipi reali, imitando le statue greche e romane e accordando la preferenza ai motivi mitologici.

Nell‘800 e ‘900 si produce una profonda cesura nella tradizione artistica e ha inizio il nuovo ciclo storico dell’arte cioè quello che si chiama moderno o contemporaneo e si svilupperà fino ai nostri giorni. Teorizzare un periodo storico significa trasportarlo dall’ordine dei fatti a quello delle idee, costituirlo a modello: è infatti a partire dalla metà del XVIII secolo che si forma una filosofia dell’arte (estetica). L’arte non viene più riferita ai grandi ideali conoscitivi, religiosi, morali ma ad un ideale specificatamente estetico, e così l’artista dichiara di essere “del proprio tempo”. Naturalmente si parla di un periodo  “neoclassico“ nel quale si  continua l’opera di pulizia, quasi cancellando il barocco.  Abbiamo un’architettura lineare ed è di esempio il Piermarini, che opera a Milano ideando “il palazzo reale“, Giuseppe Mengoni, che costruisce la “galleria Vittorio Emanuele “sempre a Milano .

Romanticismo è nominato il periodo che segue e vuol essere una reazione al formalismo precedente e così si torna all’espressione del sentimento, alle tradizioni storiche e religiose e al naturalismo. L’artista si accosta sempre di più alla realtà, alla vita, riprodotte nella loro più immediata verità (esponente di spicco per la pittura è Francesco Hayez col suo famoso “bacio”).

Anche il divisionismo in Italia ha poca eco: questa tecnica parte dal principio che la nostra retina non vede a macchie, ma a punti e a linee e scompone il quadro così in una miriade appunto di questi segni colorati i quali a distanza si compongono nei colori e nelle forme.  

Il ‘900 vive la tragedia delle due guerre mondiali. Ciò naturalmente influisce sull’arte e la cultura in generale poiché l’uomo è tormentato da dubbi e problemi di tutti i generi: all’entusiasmo per il progresso industriale succede la consapevolezza della trasformazione, che operava nelle strutture stesse della vita e dell’attività sociale.

Nel termine generico di modernismo, si compendiano le correnti artistiche che si propongono di interpretare, affiancare ed assecondare lo sforzo progressivo, economico-tecnologico, della civiltà industriale. Sono comuni alle tendenze moderniste: la rinuncia a riferirsi a modelli antichi, sia nella tematica sia nello stile; il desiderio di diminuire la distanza tra le arti maggiori (architettura, pittura, scultura) e le applicazioni ai vari campi della produzione economica (edilizia, arredamento, abbigliamento); la ricerca di una funzionalità decorativa; l’impegno di interpretare la spiritualità da cui si diceva ispirato e riscattato l’industrialismo. Verso il 1910 all’interno del modernismo si formano le avanguardie artistiche miranti a mutare le modalità e le finalità dell’arte. Nasce l’urbanistica che studia le città e ne pianifica gli sviluppi. Molti oggetti vengono  prodotti  industrialmente in serie.

Il futurismo esplode in Italia  ed è il primo movimento di avanguardia. S’intende, con questo termine, un movimento che investe nell’arte un interesse ideologico e deliberatamente prepara ed annuncia un radicale rivolgimento della cultura e del costume negando in blocco tutto il passato e sostituendo alla ricerca metodica un’audace sperimentazione nell’ordine stilistico e tecnico. I futuristi si dicono anti-romantici e predicano un’arte espressiva di stati d’animo, fortemente emotiva; esaltano la scienza e la tecnica, ma le vogliono intimamente poetiche. Si proclamano socialisti, ma non si interessano di lotte operaie. Al momento della scelta politica prevale il nazionalismo: chiedono la guerra, quale igiene del mondo e vi partecipano da volontari.

Morandi conclude la figurativa italiana e si dedica alla pittura di nature morte nelle quali c’è una distruzione della prospettiva, ma una specie di vitalità nei suoi famosi vasi di tutte le forme e grandezze. La difficoltà del rapporto tra arte e società, che aveva suscitato l’accesa dialettica delle correnti dopo la prima guerra mondiale, si aggrava dopo il secondo conflitto al punto da fare ritenere inevitabile morte dell’arte. All’origine vi è una rivolta morale: in una società che accetta il genocidio, i campi di sterminio, la bomba atomica non possono simultaneamente prodursi atti creativi.

Il patrimonio artistico dell’Italia è immenso; fra l’altro abbiamo in Italia il maggior numero in assoluto di beni artistici, denominati “patrimonio dell’umanità“, eppure viaggiando all’estero si scopre quanto siano cullati, coccolati, esaltati assai  più che da noi  anche piccoli oggetti, luoghi, monumenti. Il variegato pacchetto di arte italiana, compresa la ricchezza naturale dei lidi, diventa un vessillo e un punto di forza dell’economia complementare, riscuotendo successo anche sotto l’attrazione turistica, con spiccato richiamo da parte delle città di Roma, Venezia e Firenze.


[1] Il bronzo si ottiene mescolando il rame con lo stagno.

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About Giuseppe Rocco

Esperto di commercio estero. Vice Segretario generale della Camera di commercio di Bologna sino al 31.1.2007; Docente esterno presso l’Università di Bologna, Istituto Economico della Facoltà di Scienze politiche, in qualità di cultore dal 1990 al 2006, di “Istituzioni Economiche Internazionali” e in aggiunta dal 2002 al 2006 di “Diritti umani”; Pubblicista iscritto all’Albo dei Giornalisti dal 1985; 450 articoli per 23 testate nazionali; in particolare consulente del Il Resto del Carlino, in materia di Commercio internazionale, dal 1991 al 1995; Saggista ed autore di 53 libri scientifici ed economici; Membro del Consiglio di Amministrazione del Centergross dal 1993 al 2007;Membro del Collegio dei periti doganali regionali E. Romagna, per dirimere controverse fra Dogana ed operatori economici dal 1996 al 2000, con specificità sull’Origine della merce.