In quest’immagine avrò vissuto di Vera Mocella. La recensione

Cadenze tra prosa e versi nella poesia ritmata del monologo dell’autrice, tra mistica e ascesi nei risvolti della teologia di una ricongiunzione tra anima e spirito, tra creatura e creatore. In un senso di universalità che trova la sua chiave in ciò che chiamiamo Amore, l’autrice esterna, tra le pagine che si susseguono in questa alternanza di forme poetiche, i risvolti di un sentimento profondo, vissuto con l’incrollabile certezza della ricongiunzione con l’amato. Tutto diviene attesa del compimento, quindi, di anelito costante del ritorno a quello stato di libertà, goduto solo in tenera età. A tratti la passione del Cantico dei Cantici riemerge, pur nella controllata misura imposta dall’autrice, che non eccede mai. Le si legge un sorriso sulle labbra mentre parla all’oggetto del suo amore, consapevole della sua forza contro ogni male. Neanche la morte di Ivana, colpita da un male incurabile, diminuisce la speranza che l’autrice nutre nella vita futura, quella vera, quella reale; è lì che aspetta di incontrare ciò che le è di più caro.
La scrittura di Vera Mocella è gradevole ed elevata, senza uso di iperboli e artifizi retorici, anzi sublime nella semplicità e nell’immediatezza delle figurazioni che descrivono con chiarezza i sentimenti e le intenzioni con cui questi vengono esposti. Tutta la sua scrittura sembra naturale, ma in realtà è frutto di un lavoro profondo e consapevole sia per ciò che riguarda la scrittura stessa che i contenuti.
Personalmente ho condiviso, leggendo, molte delle emozioni e dei sentimenti che l’autrice comunica come privati e riservati a un rapporto unico, intimo e personale. Consiglio perciò con convinzione la lettura di questa raccolta poetica a chi si aspetta sincere parole di speranza.
Vera Mocella, In quest’immagine avrò vissuto, RPlibri edizioni, 2023
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