Poesia e tanto altro ancora. Intervista a Vito Davoli

Torna per i nostri lettori la rubrica L’AUTORE DEL MESE realizzata in collaborazione con Domenico Faniello e La Casa del Menestrello. Oggi incontriamo Vito Davoli.

D: Il disegno, la sua passione, una laurea in lettere classiche, poi il giornalismo, la critica letteraria, la traduzione di saggi e oggi il mondo della moda, in cui è impegnato come imprenditore. Chi è Vito Davoli, quale dei suoi interessi la rappresenta di più?

R: Chi sia Vito Davoli è forse la domanda più difficile che io stesso mi sia mai posto; credo di non essere mai riuscito a dare una risposta compiuta, ammesso che sia possibile farlo. Continuo però a provarci attraverso la poesia. In merito a tutto il resto, c’è un filo rosso che tiene unite tutte quelle esperienze all’apparenza così diverse fra loro: è pura passione per la ricerca della bellezza nelle diverse declinazioni dove è possibile riscontrarne una presenza comunicativa ed inclusiva.

D: La Puglia è una regione ricca di bellezze naturali. Ci dica: le sue origini hanno giocato un qualche ruolo nella varietà dei suoi interessi?

R: Le mie origini hanno certamente un ruolo importante alla base delle scelte compiute nel mio percorso ma con questo mi sto riferendo ad altro e non alla Puglia geograficamente intesa che, sì, come giustamente lei sottolinea, è terra ricca di bellezze naturali che inevitabilmente finiscono per aiutare a disegnare un mondo interiore spesso mantenuto, in chi l’ha vissuta come casa, soprattutto nella dimensione del ricordo: penso a un Vittorio Bodini o perfino a un Dino Claudio ma proprio per questo devo e voglio sottolineare anche la presenza di bellezza in Puglia anche e soprattutto nella dimensione letteraria. La Puglia è vivacissima culturalmente e letterariamente e non certo da oggi. Ha pagato e forse paga ancora il prezzo di un provincialismo periferico che nel passato aveva portato figure come Biagia Marniti e lo stesso Claudio, giusto per citarne un paio, a lasciare il territorio in favore degli epicentri culturali al tempo ritenuti più proficui per certi tipi di carriere ma è pur vero che quella parte che in Puglia era rimasta ad operare ha saputo anche tracciare una identità culturale – penso soprattutto a Raffaele Nigro e Lino Angiuli – che nel tempo è riuscita a trasformarsi da quasi “epica ed eroica” in ben definita ed identitaria di una fascia generazionale che ha attraversato il periodo a cavallo fra due millenni; è riuscita in un’evoluzione che – per dirla con Ettore Catalano – è andata dall’autoreferenzialità penitenziale alla saggezza etica. Non riesco a non pensare ad Ada De Judicibus Lisena e ad Anna Santoliquido, per esempio, e aggiungerei che ancora in corso è la definizione di una nuova identità che sgrossa il meridionalismo lamentoso della tradizione per coniugarlo a una dimensione europea in uno sforzo che mi pare essere oggi molto ben articolato soprattutto nelle ultime generazioni (Vittorino Curci è certamente la più rappresentativa voce poetica contemporanea pugliese ma parlo anche dei miei coetanei cinquantenni fra i quali alcuni nomi splendono davvero di luce abbagliante) di poeti e narratori anche e soprattutto da un punto di vista linguistico e strettamente legato all’uso e al metodo della lingua e della creazione poetica.

Forse mi sono dilungato un po’ troppo e di sicuro in una sintesi molto approssimativa ma, per quanto mi riguarda, non riesco a pensare alla mia Puglia senza fare riferimento a questi citati e ad altri nomi che mi scuso non aver fatto.

D: È stato chiarissimo. I punti di riferimento che ha fornito servono a comprendere meglio anche lo spazio in cui si muove la sua produzione letteraria. Cambiando argomento le chiedo: se potesse viaggiare nel tempo, in quale epoca vorrebbe essere trasportato?

R: D’istinto direi ai tempi in cui all’Acropoli di Atene si saliva non per visite turistiche ma pensandoci meglio è forse il futuro l’obiettivo più interessante.

D: Le piace certamente guardare avanti, nonostante l’amore per l’età classica. Condivido il suo punto di vista. Ora le va di parlarci del suo ultimo libro, Carne e sangue, uscito nel 2022, e del valore che lei dà alla poesia come strumento per comunicare?

R: Il fatto di essere stato lontano dalla letteratura per un ventennio ha creato, al mio rientro, una necessità di mettere a compimento quello che avevo lasciato interrotto a suo tempo. Carne e sangue (Tabula fati 2022) è il secondo capitolo di una trilogia nata già come tale all’uscita del mio primo volume Contraddizioni (Leucò 2001), oltre vent’anni fa, e che conto e spero di chiudere nel nuovo anno con l’ultimo capitolo Cinque minuti dopo. Non ho mai smesso di scrivere poesia e non so dire se sia davvero strumento per comunicare: mi chiederei: comunicare cosa? A chi? Nel corso della trilogia uno dei temi affrontati è proprio il problema e la difficoltà della comunicazione ma nella contraddizione ho intravisto una risposta che non ho ancora definito. E allora continuerò a scrivere poesia alla ricerca forse più che di risposte esaustive, magari solo di domande giuste, se ne esistono.

D: Mi sembra uno spunto interessante per riflettere. Un’altra domanda. Sogni da realizzare e realtà quotidiana. Vito Davoli che bilancio fa delle proprie preferenze?

R: Sono per natura portato al sorriso e perciò non mi lamento. Qualche amico parla di una maschera da pagliaccio e forse non ha tutti i torti. Negli anni di vita a Cuba ho imparato a pensare che «lo que sucede conviene» e allora direi che va bene così. Dico spesso agli amici che non ho pretese di alcun genere: se riuscissi semplicemente a dedicarmi in tranquillità a tutto ciò che più amo e che mi appassiona, avrei raggiunto forse la cosa più vicina a quella che definiamo felicità.

D: Potesse tornare indietro, farebbe scelte diverse da quelle che ha fatto nella sua vita?

R: Assolutamente no. Rifarei esattamente tutto quello che ho fatto, compresi gli errori. Se sono qui a rispondere a questa intervista forse vuol dire che quegli errori sono serviti a qualcosa. Sono sempre stato convinto che è proprio da lì che si impara di più: anche nella semplice difficoltà di dovercisi rapportare. Forse più che scelte diverse avrei gestito meglio i tempi ma tant’è. Non si torna indietro… e non ne avrei neppure tanta voglia.

D: Ha in cantiere altri progetti di scrittura?
R: Tanti. I progetti in cantiere sono davvero molti e tutti molto interessanti: sto traducendo una raccolta di saggi critici provenienti da tutto il mondo iberoamericano sulla poesia del poeta ispano-peruviano Alfredo Pérez Alencart che ho avuto il piacere e l’onore di coordinare nella versione originale spagnola (AA.VV., La carne y el espíritu, Trilce ediciones, Salamanca, Spagna 2023) e che uscirà quest’anno anche in italiano mentre per Cambridge Stanford Books sto curando la traduzione della Storia della schiavitù, che richiederà sicuramente tempi lunghi. Ho già citato il terzo volume della trilogia che in realtà è quasi completo mentre sto lavorando – approfittando e avendo la fortuna di un costante contatto con l’amico e poeta Guido Oldani – a un volumetto di “esercizi” di Realismo Terminale a cui mi piacerebbe dare titolo Tanto vale chiamarle Apocalissi. Nel frattempo con il mio editore Marco Solfanelli, che è davvero persona squisita e lungimirante e che ringrazio per la fiducia, abbiamo creato una nuova collana di poesia, Polveri, che prenderà il via proprio nel nuovo anno con la pubblicazione del primo volume Apnea in versi del giornalista e attivista romano Marco Cinque. Ancora tanti altri progetti: associazioni, riviste, pubblicazioni, iniziative culturali ma sarebbe impossibile elencarle tutte. Mi permetto allora di invitarvi a seguire i miei profili social e i blog che curo, sempre costantemente aggiornati con tutte le ultime novità.
A voi i miei più sinceri ringraziamenti per l’attenzione e lo spazio concessomi e i miei migliori auguri per un nuovo anno 2024 ricco di tutto e solo ciò che di meglio si possa desiderare.
Grazie!

La ringrazio io per aver risposto con generosità alle mie domande. Auguri anche a lei per un anno pieno di soddisfazioni.

Il suo blog personale:

https://vitodavoli.blogspot.com

Il libro è disponibile anche su https://tabulafati.com/ec/product_info.php?products_id=2120

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.