La scuola viva ha bisogno di essere sempre nuova

Chiunque ha avuto modo di svolgere una lezione di fronte a una classe di studenti ha imparato a proprie spese che la lezione di ieri replicata oggi, in modo automatico, risulta vecchia e noiosa. L’atto educativo è qualcosa destinato a consumarsi nell’oggi se non viene continuamente ravvivato, irrorato da fuochi ardenti di bellezza, reso concreto, reale.  Ed è questa continua innovazione a rendere l’insegnamento il lavoro più bello del mondo perché, come diceva Pavese, “E’ bello vivere, perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante”. La scuola quindi è tesa ad essere innovativa se per ogni materia l’alunno è costretto a mettere le mani nel realizzare prodotti, se la materia viene percepita come uno strumento per percepire il nesso con il tutto, con il senso delle cose. Questa è la grande fatica che ogni insegnante deve fare anziché ripetere o gettare addosso agli alunni informazioni reperibili su testi o sulle infinite pagine del web. Del resto, chi ha scelto di fare l’insegnante scommette sui propri scolari e non può prendersi il lusso di fare il pessimista o il semplicista.

In un periodo tormentato come quello che stiamo vivendo, segnato da una “svolta epocale”, il “nuovo”, anche nella scuola, può essere atteso non da progetti di riforma, nemmeno quelli promossi da nuovi corsi politici, ma dalle esperienze e dai tentativi messi in atto quotidianamente da chi la scuola la vive e decide di giocare fino in fondo la partita educativa nei confronti dei bambini e dei ragazzi che gli sono affidati. In un contesto scolastico come quello che stiamo vivendo è difficile trovare qualcuno che si illude che le attese di studenti, dei docenti e delle famiglie possano avere risposte utopiche, progetti e riforme calate dall’alto, dettati da qualsivoglia tipo di esperti o da politici del nuovo corso. Eppure di una novità c’è bisogno. In molti ambiti della società ce n’è bisogno, ma forse nella scuola prima di tutto. Il Pnrr ha dato nuova linfa alle strutture scolastiche (ma non tutte); ma non è solo di questo che ha bisogno la scuola. Certo avere un’aula docenti, strumenti adeguati, Lim, lavagne touch, attrezzi sportivi o musicali o artistici a disposizione facilita un certo dialogo, un certo approccio con la realtà di studenti presente. Restano ancora strutture da modernizzare, organizzazioni da rendere più efficienti e strumenti tecnologici dell’ultima generazione da mettere a disposizione di allievi e docenti. A ben vedere infatti la novità, l’innovazione, è una dimensione che appartiene all’educazione in un modo più profondo. La vera innovazione è una realtà insita nell’educazione in quanto consiste in una relazione tra esseri pensanti, tra persone, e le persone non sono schematizzabili in un ambito predefinito. La scuola, infatti, diceva Recalcati contribuisce a fare esistere il mondo perché un insegnamento non si misura con l’insieme di nozioni e informazioni che dispensa ma dalla sua capacità di rendere disponibile la cultura come un nuovo mondo, come nuova possibilità di dialogo con il mondo, di giudizio sul mondo. Del resto anche Don Luigi Giussani ha sempre sostenuto in tutta la sua enorme traccia educativa e culturale lasciata che la cultura è approccio al reale, giudizio sulla realtà, altrimenti è …nozione, è cultura senza mondo.

Ogni educatore, nel rapporto con un figlio o un allievo, ha provato sulla propria pelle che non vi può essere automatismo nei gesti o nelle parole. L’atto educativo accade sempre “nel presente” ed è chiamato ogni giorno ad essere un nuovo inizio. La crisi educativa non è solo nel processo disciplinare in senso stretto ma è crisi del senso delle cose, è crisi del processo educativo, è crisi della “umanizzazione della vita” (Dolto E.). E, purtroppo, oggi parlare di umanità, di educazione, di sensibilità, di ricerca di senso, torna e suona male alle orecchie di tanti adulti soprattutto in ambito scolastico. Tornare ad uno sguardo sull’umano, su uno studente, su un collega, il tentativo di ricreare rapporti semplici deve essere all’ordine del lavoro personale di ciascuno. La ricerca del senso della vita deve impregnare le nostre giornate altrimenti la cultura della morte, del nulla, avanza inesorabilmente.

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About Innocenzo Calzone

Giornalista pubblicista, architetto e insegnante di Arte e Immagine nella scuola Secondaria di I grado, è caporedattore di un giornale d'Istituto con ragazzi della scuola Primaria e Secondaria. Appassionato di calcio, arte e musica, vive a Napoli. Ha pubblicato diversi articoli in riviste di architettura e in ambito educativo-scolastico.