Napoli e i quartieri, i due volti di un eroe

Girando per i vicoli dei ‘Quartieri’ in una delle sue piazzette Parrocchiella ci si imbatte nello sguardo fisso e fiero di un giovanissimo ragazzo di cui non si riconosce l’identità. E’ Ugo Russo, 15 anni. “Era uno di noi. Perciò abbiamo voluto questo murale”. Uno di noi verrebbe subito da domandarsi: ‘Noi chi?’ Da subito c’è una forte dicotomia tra un Noi ed un Voi.
Una raccolta fondi, un’autorizzazione blanda ad un palazzo privato, la commissione ad un’artista, Leticia Mandragora, 30 anni, nata in Spagna e napoletana d’adozione. L’anno scorso, sempre ai Quartieri Spagnoli, la stessa ha realizzato un altro murale di Eleonora Pimentel Fonseca, eroina della rivoluzione napoletana del 1799. Alla stregua quindi del quindicenne che abitava a Vico Paradiso, tra il ventre di Montesanto e la centralissima via Toledo. La notte del 29 febbraio è stato ucciso da un carabiniere fuori servizio che ha reagito a un tentativo di rapina del ragazzo sparando. Alcuni amici del ragazzo, nella notte, devastarono l’ospedale dove era stato portato. Verità e Giustizia sotto il murale, due parole che possono assumere accezioni differenti per mondi differenti. Giustizia e verità è il legittimo grido di un ragazzo che invece di vivere la sua età, usciva a far rapine, ma questo passa in secondo piano per chi legittima questo stile di vita.
Nei giorni scorsi, nella vicina via dei Tribunali, un altro volto ha preso vita su un altro muro. Quello di Luigi Caiafa, 17 anni, anche lui morto durante un tentativo di rapina colpito da un proiettile esploso da un poliziotto.
Quindi ad ognuno i suoi eroi: i murali, i palazzi dipinti raccontano da una parte San Gennaro e alla stessa stregua Luigi e Ugo che di santo hanno solo il fatto di essere stati martiri in quello stesso luogo che oggi li assurge ad esempio.
Intere zone della città sono divenute santuari a piccoli o grandi criminali e si offuscano nell’immaginario collettivo, gli eroi e le vittime nella lotta alla criminalità. La morte di un ragazzino è e deve essere ricordata, ma per fare tutti ammenda per non averlo salvato da un destino scelto dai suoi prossimi adulti di lui responsabili, che, invece di fare autocritica, ne esaltano le gesta perpetrando nei giovanissimi lo stesso destino deviante. Alla stregua di eroi contraddistinti nello sport, della cultura, si diventa in questi luoghi miti per una morte prematura che si sarebbe dovuta evitare se non per quegli atti criminali che ne sono stati causa.
L’onestà, il rispetto delle regole, la lotta alla camorra non sono valori per tutti.
Ancora più forte ed evidente la dicotomia di questa città, non solo per un divario economico e sociale, ma proprio nella strutturazione generazionale che si va sedimentando con più forza e determinazione.
Il mondo etico e di valori non è quindi uguale per tutti; esistono parametri e convinzioni diametralmente opposti nel considerare valore un comportamento ed esempio chi ne è portatore. Non basta più rilevare gli episodi di violenza da parte di giovanissimi che, di volta in volta, vengono legittimati dal gruppo sociale di appartenenza dal quartiere, dal luogo natio che li ha visti crescere secondo leggi e valori autonomi. Piccoli quartieri/Stato dove la legge ufficiale riconosciuta in un paese nazionale non è valida in quei confini. Negli stessi luoghi, dove la richiesta di un diritto è urlata, ma non conseguenziale ai doveri e a regole che una comunità condivide proprio per il senso legale e civile di un gruppo convivente. Ed allora si fanno strada due modus vivendi paralleli fortemente caratterizzati, riconoscibili dal modo di vestirsi, dal taglio dei capelli, dagli atteggiamenti di diffidenza verso il prossimo e di prevaricazione e supponenza. Uniti sono una forza, sono reciprocamente protettivi verso colui che può, proprio per le azioni illegali compiute, essere braccato da una legge non riconosciuta.
Questa realtà non è nuova nella nostra città, ma ciò che negli ultimi anni si registra è una recrudescenza ed una affermazione del sé fortissima, sicuri della loro bontà di comportamento. Una recrudescenza in atti di violenza, a volte anche immotivati, da ragazzi sempre più giovani e sempre puntualmente giustificati dagli adulti in un moto protettivo senza ragione per un evitamento puntuale alla loro responsabilità educativa fallita.
Questi ragazzi diventano vittime sacrificali assunte al ruolo di eroi tanto da edificarne il volto indelebile in un murale dalle dimensioni gigantesche per una necessaria imposizione di una ragione che non può essere riconosciuta da una visione più alta del dramma che sarà sempre più difficile da risolvere. Le nuove generazioni cresceranno con gli sguardi di quei ragazzi vittime sì, ma non certo eroi, come possono essere chi si è distinto per qualità e valore in diversi settori come un’effige di una eroina in campo sociale, di una Eleonora Fonseca o del grande genio letterario di un Pasolini alla fermata metro di Scampia o di un murale di Falcone e Borsellino, tristemente scambiati da alcuni ragazzini di Forcella, guardando una loro effige in città, per Totò e Peppino.
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