San Gregorio Armeno in tempo di Covid. La parola agli artigiani del presepe

Da domenica 15 novembre la Campania è zona rossa. Da oggi si tinge di rosso anche la caratteristica via dei presepi: San Gregorio Armeno, per ironia della sorte proprio il colore che la caratterizza in quanto simbolo del Natale.

San Gregorio Armeno è un cardine della Napoli storica che unisce Spaccanapoli, via dei Librai, e via Tribunali, i due decumani maggiori. Un cardine che è rimasto intatto dall’assetto greco-romano e già questo rende questa viuzza speciale. All’origine ospitava bottegucce artigianali per collezionare fiori di stoffa, alcune sono rimaste, ma via via ha preso largo l’artigianato del presepe ed oggi è meta cult per coloro che (per fortuna sempre più numerosi) si sono accorti della bellezza e del vissuto storico culturale di questa città. La via San Gregorio Armeno costeggia da un lato il monastero di suore un tempo di clausura, che dà il nome alla strada che, oltre alla stupenda chiesetta di Santa Patrizia accessibile dalla via stessa, contiene al suo interno uno stupendo chiostro tipico oasi di una città affollata come Napoli che per sua natura offre spesso punti di forte contrasto. Magnifica anche la cripta con la grata che dà sulla chiesetta che custodisce il sangue di Santa Patrizia che si scioglie il martedì di ogni settimana. Ma la vera attrattiva rimangono le numerose bottegucce del presepe e dei pastori.

Immagine1Secondo la tradizione locale, ogni anno nelle case si costruisce il proprio presepe e qui si trova di tutto per arricchirne le componenti. Eduardo, nel suo celebre “Natale in casa Cupiello”, rende un grande tributo ad una tradizione mai tramontata. Meta soprattutto degli appassionati del presepe e quindi di moltissimi cittadini campani che dagli inizi di novembre si aggiravano per le botteghe alla ricerca del dettaglio che renderà il proprio presepe unico. Qui si trova il dettaglio di ogni bottega riprodotta, dalla cassettina in legno di alici ai cesti di frutta dai mille colori ma, soprattutto, i pastori. Il presepe napoletano è unico perché ripropone la nascita di Gesù al centro di uno scenario napoletano del Settecento. Il presepe napoletano è cristallizzato a quell’epoca e, attraverso di esso, si rivede il pullulare della vita napoletana con le sue botteghe aperte, le case illuminate a festa, con i personaggi quasi ignari di un evento che accade a loro insaputa. Il presepe napoletano risponde certo a canoni prestabiliti e non casuali, oscillando tra il sacro e il profano. La sacra famiglia prende certo il centro della scena posta sempre leggermente in alto possibilmente con una scala, immancabile una fonte di acqua: un rivolo, una fontanina a simbolo del sorgere della vita. La manifattura della costruzione del pastore è perentoria e fa la differenza di prezzo: gli occhi in vetro, i vestiti di stoffa (più preziosa, se stoffa di San Leucio) e il dettaglio dell’espressione del viso.

Di padre in figlio ancora oggi si trasmette la tradizione ed è facile distinguere l’originale dall’imitazione cinese, impossibile eguagliare per bellezza un’opera così lavorata. Certo ci sono pastori per tutte le tasche, ancora pezzi di antiquariato originali del Settecento fino a pastori in gesso e ci sono di tutte le dimensioni così gli oggetti.

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Vedere in questo periodo, fino a ieri in zona gialla, questa viuzza vuota fa davvero male al cuore; ancora una volta questo virus taglia e interrompe anche la vita culturale ed economica della città. San Gregorio aperta tutto l’anno vedeva nella fiera del Natale la sua massima espressione, tanto da dover essere presidiata da vigili che ne dirigessero il flusso di visitatori. Oggi diventa simbolo di una sconfitta che mette a serio rischio le attività dei magnifici artigiani che cercano di perpetrare questa antica tradizione.

Basta soffermarsi tra le botteghe per cibarsi di antiche esperienze, leggende e confronti di alta cultura filosofica come la disquisizione tra le differenze tra Artigiano ed Artista. Anche i grandi Artisti del passato erano commissionati, per cui l’opera è frutto di un artigiano che fisicamente la produce, ma che è ispirato da un’idea del committente, il concetto che trova massima collocazione nell’Arte contemporanea. Questa una delle tante disquisizioni in cui ci si imbatte percorrendo questa magica viuzza che rischia di non sopravvivere; un bene dell’umanità e della sua memoria. «Non esiste differenza tra Artigianato ed Arte altrimenti tutta la produzione fino all’800 non dovrebbe essere considerata tale perché c’era sempre un committente che chiedeva all’artista di turno cosa fare. Per cui esiste un connubio tra un’idea concettuale e chi con la propria abilità la produceva.  Anche il grande Caravaggio, commissionato, affollava di personaggi le sue opere perché guadagnava di più. Anche oggi il nostro artigiano del presepe ha un suo committente, ma lo stile personale di un artigiano si evince sempre per cui è Artista. Artigianato e Arte è la stessa cosa.» Così la pensa Lucio Ferrigno.

Lucio Ferrigno nella sua bottega ha riportato la cultura anglosassone per la cura del dettaglio dell’albero di Natale con pendenti particolari oggetti di studio e design di rinomati artisti del settore; si è rinnovato pur restando nella tradizione artistica di opere sue. «La mia fortuna, pur essendomi laureato in Giurisprudenza, è di essere nato in un vicolo di Napoli dove dalla mia finestra potevo toccare gli stucchi di una Chiesa, ecco probabilmente questo misticismo che io trovo nelle architetture, nelle gelosie, negli anfratti, nella nostra Napoli criptica mi hanno aiutato a percepire una sorta di misticismo sacro e profano che metto nelle mie opere.»

 Giovanni Sinno, uno tra i più grandi artisti presepiali, che invece è legato alla tradizione, porta avanti da vero artigiano il pastore tradizionale del ‘700; si definisce un integralista del presepe, un vero artigiano, non un Artista.  E’ un piacere all’intelletto ascoltare due protagonisti di San Gregorio parlar di Arte, cultura, vita dell’uomo pur vivendo una pagina storica triste e a rischio sopravvivenza.

«Noi artigiani e commerciati che da un anno abbiamo investito per puntare in questo periodo siamo fortemente penalizzati. L’80% delle vendite per noi si condensano tra novembre e dicembre. Non viene nessuno c’è una sorta di demotivazione anche da parte degli amanti del presepe. Forse era meglio non affollare le spiagge e fare un lockdown preventivo per tutelare il commercio prenatalizio. Basta fare una fotografia a qualsiasi ora del giorno per accorgersi che San Gregorio è un deserto», ci dice Lucio Ferrigno.

«E’ un’Italia che non vuole più camminare, ci sarebbe dovuto gestire in modo diverso per non vedere in giro gente depressa che affollerà i nosocomi; l’artigianato sopravvivrà se passa il concetto anche da parte istituzionale che il bello fa vivere meglio. La bellezza va riproposta e supportata in tutte le sue forme dal teatro, alla musica, all’Arte in genere. Solo così una società può esistere e non su basi meramente fluide dei bit coin.» Così Giovanni Sinno che aggiunge che per riprendersi: «Bisognerebbe attingere dal passato e togliere le sovrastrutture di una modernità incosciente».

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About Angela Ristaldo

Angela Ristaldo, giornalista pubblicista per inseguire una passione per il giornalismo nata tra i banchi di scuola come espediente didattico privilegiato per educare i ragazzi, anche in tenera età, all'autonomia di giudizio e al senso critico. Organizza da anni un giornale scolastico che spazia tra gli interessi dei ragazzi agli stimoli circostanti che la realtà propone. Laureata in Lingue è dal 2005 insegnante di scuola primaria per scelta, credendo fortemente nella scuola come veicolo e velivolo formativo di cultura: unica arma per essere vincente in questi tempi così cangianti e difficili. Amante dell’Arte, spazia nei suoi articoli, tra le più svariate tematiche dal sociale alla scuola senza mai perdere di vista la bellezza insita in tutte le cose se la si sa osservare e valutare.