100 anni di robot al dipartimento di studi linguistici e letterari

Tavola Rotonda, fumetto, radiodramma e rappresentazione teatrale

Nei cento anni che intercorrono dalla prima messa in scena di R.U.R (Rossum’s Universal Robots, traducibile come “I robot universali di Rossum”), dramma collettivo in un prologo comico e tre atti del giovane scrittore ceco Karel Čapek, il robot, multiforme alter ego dell’uomo, sua copia infedele e spesso aggressiva, ha incontrato così tanti fraintendimenti da provocare da parte dell’autore un certo fastidio nei confronti della sua creatura più conosciuta.

I robot, inizialmente esseri artificiali evidentemente organici, hanno infatti iniziato a vivere una vita propria, fino alla definitiva identificazione con l’essere artificiale di tipo meccanico, dominante a partire dalla fine degli anni Venti.

Venerdì 29 ottobre dalle ore 15.00 in Aula 3 del Complesso Beato Pellegrino con ingresso da via E. Vendramini a Padova si terrà il convegno dal titolo “100 anni di ROBOT”.

«I cento anni dei robot, apparsi nei 1921 sui palcoscenici della giovane Cecoslovacchia, non sono stati ricordati in Italia con particolare rilievo. Per questo motivo – dice Alessandro Catalano, professore di letteratura ceca al Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari dell’Università di Padova –  il Dipartimento ha voluto organizzare una serie di iniziative al Complesso Beato Pellegrino, con entrata da via E. Vendramini a Padova, a partire dalla tavola rotonda “Dall’automa al robot di Karel Čapek” tra Guido Accascina, direttore del Modern Automata Museum, l’antropologo Riccardo Notte, autore di diversi volumi dedicati ai robot, ed io che sono il curatore dell’opera in italiano. Seguirà poi la presentazione della traduzione italiana di un fumetto e di un radiodramma tratti da R.U.R e chiuderà la giornata una rappresentazione teatrale dell’opera nei chiostri del dipartimento (ingresso libero con Green Pass e prenotazione obbligatoria). R.U.R è un’opera teatrale multiforme – conclude Catalano – che affronta molti dei temi politici, sociali ed economici più discussi alla fine della Prima guerra mondiale: la tragica applicazione pratica delle scoperte scientifiche, l’‘uomo nuovo’ del comunismo, la suddivisione del lavoro e la sua meccanizzazione, le tensioni sociali che portano a vane rivoluzioni, la paura di perdere la posizione dominante nell’universo».

Derivato dalla parola ceca robota (corveé, lavoro faticoso, servitù), trasformata da femminile a maschile, il neologismo robot è stato coniato dal fratello Josef Čapek per definire l’“operaio artificiale”, con esigenze ridotte e maggiore efficienza lavorativa. L’immagine del robot, non figura singolare alla “Frankenstein”, ma di massa, “al plurale”, spesso rappresentato come esercito, presupponeva fin dall’inizio lo scatenarsi di una lotta con l’uomo per l’egemonia, così come testimonia un’innumerevole serie di racconti e film degli anni Trenta e Quaranta.

«Rileggere Čapek oggi – sottolinea Catalano – significa anche chiedersi se non ci troviamo, rispetto all’Intelligenza Artificiale, davanti a un’analoga discontinuità culturale. E di fronte a questo nuovo salto tecnologico, di cui ancora non comprendiamo fino in fondo la portata, forse anche conoscere meglio l’apparizione dei robot cento anni fa potrebbe funzionare come chiave per analizzare le nuove paure dell’inconscio collettivo».

Tutto l’evento sarà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook del Centro Ceco di Milano: https://www.facebook.com/CentroCecoMilano.

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