“CHISONO” : la provenienza si indovina dalla pronuncia

TRENTO – Il luogo di provenienza dovrà essere indovinato dalla pronuncia. È “Chisono”, una delle attività proposte dall’Università di Trento a “Smart City in mostra”. Responsabile del progetto sulla storia della lingua italiana è Serenella Baggio, professoressa del Dipartimento di Lettere e Filosofia di UniTrento. Assieme a lei un gruppo di studenti e studentesse, coordinato da Silvia Vazzana. L’appuntamento è in Piazza Duomo domani 12 aprile dalle 16 alle 21.30.
Il gioco intende testare la sensibilità comune alle pronunce regionali dell’italiano. CHISONO è prima di tutto un corpus di videoregistrazioni raccolto a Lettere e Filosofia, Dipartimento ricco di varietà fonetiche non trentine, in tutte le sue componenti: studentesca, di dottorandi/e e del personale docente e tecnico amministrativo. Chi partecipa si presenta in modo anonimo con un breve racconto autobiografico (tre minuti) senza nominare il luogo di provenienza, che dovrà essere indovinato dalla pronuncia. A seguire la persona dà il proprio nome e la propria origine. Infine informa in cinque minuti sulla storia linguistica della sua famiglia, a partire dalla generazione dei nonni, sottolineando usi e strategie tipiche della comunicazione intra- e intergenerazionale, incontri di lingue e dialetti, code-switching, lessici familiari, politiche di educazione di figli e figlie.
L’esercizio dell’autobiografia linguistica rappresenta per studenti e studentesse di Storia della lingua italiana il banco di prova delle nozioni di sociolinguistica apprese nel corso triennale e un momento prezioso di conoscenza di sé. Saranno proprio alcuni di loro a gestire con la professoressa Baggio il gioco CHISONO coinvolgendo il pubblico di Trento Smart City Week nel carosello delle pronunce e delle storie.
Serenella Baggio osserva: «Trento, città ospitale e piacevole, è un buon luogo per mostrare, da una parte, la persistenza di certi tratti caratteristici, suoni, cadenze, parole, modi di dire, di immediata riconoscibilità, almeno come non trentini; dall’altra, la complessità delle nostre vicende linguistiche familiari, frutto di contatti, incroci, conguagli, compromessi, sempre più spesso determinate dalla mobilità geografica e aperte al plurilinguismo. Il mito della purezza etnica ha generato pericolosi sentimenti identitari, nazionalismi grandi e piccoli. Invece nessuno è puro in una società dinamica e sana che si costruisce combinando componenti diverse in sintesi sempre originali».
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