Pensieri sparsi in cerca di autore, 2° capitolo

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2° Capitolo Il matrimonio

Le tonalità dell’azzurro, dal più cupo alla carta da zucchero, creano uno sfondo, dove si articolano i contorni delle colline. Grigio, verde pieno, qualche tegola rossiccia ed il sole che scende ad Ovest. In lontananza si affaccia il lucore di una stella. Fra non molto la notte.

Termino l’Università rapidamente. Avevo a disposizione diverse opportunità di lavoro e ne scelsi una. Era necessaria,però, la militesenza.  Raggiunsi a rapporto due zii generali, sperando nella loro clemenza per bypassare la naia. Devoti alle palle di Frà Cazzo da Velletri, riuscii a strappare un corso A.U.C., la cui durata si abbreviava di tre mesi. Roma. Cecchignola. Avrei iniziato a guadagnare uno stipendio. Comperai una auto usata, la prima.  Fulvia 2C, con cambio al volante. Carta da zucchero. Era delizioso chiudere lo sportello con una spinta delicata. Rebecca, anche lei laureata cum laude, frequentava lo stage presso uno studio avviato. Dove, ovviamente, non si percepivano piccioli. Al mio ritorno, ci saremmo sposati, per costruire un futuro radioso. Che illusione. Così avvenne. Cerimonia sobria. Pochi invitati, nessun rinfresco, solo una torta ed un calice di bollicine. In barba alla suocera che rosicava. Finita la funzione, in accordo con Rebecca, parto alla volta di Roma. Mio padre era ricoverato, per un ictus, in una struttura di rieducazione. Volevo dedicargli del tempo. Quando gli feci conoscere la fanciulla, disse: “‘Na mela annurca.” Al ritorno raggiunsi Rebecca in una casa di proprietà della sua famiglia. In paese.

La suocera, di famiglia benestante, conduceva una vita all’insegna della forma. Nel paese di residenza, piccolo e ricco borgo, dirigeva la vita delle persone care, si fa per dire, marito e Rebecca, come neanche Muti. Tutti e dico tutti, dovevano comportarsi in modo da non far parlare la gente. Forse non era stata né fanciulla né adolescente. Circondata da zii preti e zie, zitelle inaridite nel cuore e nell’anima. Iniziava dal mattino a disporre della sua corte, con fare sgarbato ed autoritario.

Come spesso capita, la vita pareggia costantemente gli eventi. Era comparso il sottoscritto. Sessantottino, generazione contro, lettore di Sartre, De Bouvoir, Mann, Baumann, Vico, Machiavelli, De Sanctis, e via parlando. Forma o sostanza. Essere o avere. Che diletto. Io scelsi la sostanza e l’essere.

Per lei fui come due mazzate fra capo e collo. Peggio del diavolo. Non poteva aspettarsi di peggio. Leggevo nei suoi occhi una feroce delusione. Iniziò, cosi, un assedio cattivo e ricattatorio a Rebecca. Qualunque cosa, una gonna leggermente più corta, un rossetto vivace, provocavano interminabili e feroci litanie: “sembri una puttana.” Eppure la madre dovrebbe amare incondiziona-tamente. Doveva capitare proprio a me l’eccezione. Lo scandalo avvenne quando Rebecca accettò di passare un fine settimana a mare. Per quanto Rebecca era radiosa ed eccitata, tanto la megera irradiava agitazione e parossismo. In aggiunta saremmo andati in moto. Fu capace di inscenare una recita come un’attrice più che consumata. Le venne un falsissimo mancamento, palpitazioni, “Sto per avere un infarto.” Ricatto affettivo. Gita annullata. C’era di più. Soffriva di entusiasmi eccessivi e di profonde melanconie. Mai e poi mai sarebbe andata da uno strizzacervelli. Cosa avrebbe detto la gente. La nonna materna, persona solare, si rendeva conto dello stato delle cose. Cercava, con saggezza antica, di non far precipitare la valanga. Contemporaneamente dava a Rebecca ciò che non le dava la figlia. Ci volle un’altra lentina ed un sorso sapido e gradevolmente amaro. Poi sospirando mi levai e raggiunsi il letto.

Guardai Rebecca che mi voltava le spalle, segnale inequivocabile. Non mi toccare. Sospirando raggiunsi il mio spazio. In attesa che Morfeo abusasse della mia persona.

Nando Percopo

Nando Percopo

Nasce ad Avellino il sette marzo 1945. Laurea in Ingegneria al Politecnico di Torino. Naia e lavoro da ingegnere industriale e imprenditore e amministratore di una società di consulenza aziendale. Irrequieto, va dove lo porta il cuore. Si definisce fondamentalmente umanista eclettico, ama i classici e vola con la fantasia. Gira il mondo ma ha nel cuore l’Irpinia. Ama dipingere, restaurare mobili, scrivere.

 

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