Il cedro diventa DOP in Calabria. Visitiamo il Museo per saperne di più
Grazie al Consorzio del Cedro, che riunisce i coltivatori dell’Oro Verde di Calabria, e al Comune di Santa Maria del Cedro (CS), che ha fornito la struttura, detta Carcere dell’impresa, da alcuni anni ha preso vita un vero e proprio museo, dedicato al frutto che ha decretato la fortuna di questa riviera. Tante le applicazioni e le proprietà di questo frutto, che la guida Angela De Franco elenca ai numerosi visitatori che ogni anno giungono nei locali di questo palazzo un po’ particolare. Sorprende tra queste che il cedro possa contrastare il colesterolo, per esempio. Ma, venendo al luogo: il Carcere dell’impresa, contrariamente a quanto si pensi, non era una struttura detentiva, assicura la guida, anche se due celle poi ci sono davvero. Si trattava di una fattoria, dove gli operai lavoravano in modo serrato alla trasformazione del cedro, delle olive e delle altre materie prime che vi si producevano, costretti a ritmi forzati che li rendevano quasi schiavi del lavoro.
Ma di che frutto si tratta in realtà? Molti di noi lo conoscono solo sotto forma di canditi. È, in effetti, un agrume particolare, perché ha molta polpa intorno a un minuscolo frutto. Ed è questa che costituisce la parte edule. Pare che si tratti dell’agrume più antico, da cui avrebbero preso origine aranci e limoni; addirittura una leggenda ebraica lo vuole come frutto dell’albero del Paradiso terrestre al posto della mela. Ed eccoci giunti alla grande passione che gli ebrei hanno per il cedro. Sì, perché ogni anno da lontano vengono qui a procurarsi i frutti migliori, i più puri e belli, per celebrare la Festa delle Capanne nella loro terra. Per questa ragione i produttori ne curano la loro crescita, la loro forma e l’aspetto, rispettando una serie di procedure, affinché tutto sia perfetto. La coltivazione richiede, per esempio, di operare sotto pergolati alti non più di un metro e sessanta e, affinché i singoli frutti non riportino macchie, vanno controllati e distanziati di continuo, oltre a essere protetti dalle reti.
La fortuna della Riviera dell’alto Tirreno cosentino è il clima perfetto per questa, ma anche per altre coltivazioni, come la canna da zucchero e, in passato, anche il riso. Da non credere! Un’altra risorsa oggi sembra sia l’Eucalipto, di cui sono sorte estese coltivazioni nella valle del fiume Lao, un albero particolare che sembra cresca all’infinito, ma liberi i suoi semi solo in seguito a un incendio. E qui neanche quelli mancano, grazie alla mano di uomini malvagi.
Tornando al nostro cedro, è strabiliante in quante formulazioni sia possibile assaggiare i suoi derivati: dai molteplici liquori, declinati in gusti diversi, alla pasta, ai dolci, all’olio extravergine, per giungere ai cosmetici, che hanno trovato posto in un voluminoso espositore per il piacere delle signore nella sala dedicata alla vendita dei prodotti del Consorzio. Inoltre due mesi fa il cedro qui coltivato ha ottenuto il riconoscimento del marchio DOP.
In virtù delle scoperte che è possibile fare in questo luogo e dell’accoglienza, si consiglia “caldamente” una visita al museo. Per informazioni sulle visite qui sotto le info.
https://www.facebook.com/museodelcedro
Indirizzo: Loc. Impresa
Santa Maria del Cedro (CS)
Tel. 0985.42598
www.museodelcedro.com
Costo visita: 5 euro, comprensive di degustazione.
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