LA STELLA COMETA

– Papà, ho sognato che volevano rubare la Stella Cometa!

L’uomo si voltò guardandolo con tenerezza.

– Come “la Stella Cometa”?

– Sì sì, papà, quella di Natale.

Seduto in mezzo al letto, il bambino cercava di dare forza alla sua affermazione.

– Chi la voleva rubare, tesoro mio?

– I marziani… credo.

– Raccontami, allora.

– Ecco, siediti vicino a me… ci sei?

– Vai, raccontami tutto, Paolo.

– Ero in un grande prato dove l’erba era di un verde intenso. Intorno le montagne si alzavano maestose fino al cielo. Sugli alberi erano appollaiati uccelli dal becco grigio con piume dai colori sgargianti, che emettevano suoni acutissimi. Il cuore mi batteva forte, così mi sono tappato le orecchie con le mani e ho alzato la testa verso il cielo che, nel frattempo, era divenuto azzurro scuro. Lì, in alto, un puntino si muoveva verso di me diventando sempre più grande. Ma io non avevo paura, papà. Ero lì ad aspettare. Quando l’oggetto, che aveva la forma di un’enorme sfera, è arrivato vicino a me, mi sono reso conto che era trasparente e delle piccole luci si muovevano lì dentro.

Quelle luci sono uscite dalla sfera è si sono radunate intorno a me, mentre gli uccellacci fastidiosi hanno smesso di urlare. Ho cercato di parlare, ma dalla mia bocca sono uscite farfalle di mille colori. No, aspetta, qualcuna aveva le ali che sembravano fatte di aria ed altre sembravano averle d’acqua. Erano favolose. Poi, allontanandosi dal punto in cui mi trovavo, hanno cambiato forma. Ora sembravano note musicali, sai, quelle con il pallino, l’asticella e la codina? Si sono infilate tutte in un grande imbuto che prima non avevo notato e, man mano che vi entravano, sentivo uscire le mie parole, ma la voce era quella della mamma. Io allora ho chiesto: “Chi siete? Cosa volete da me?”

Le luci, che fino a quel momento avevano vibrato e basta, hanno iniziato ad emettere un suono melodioso, era come un coro. Non riuscivo a distinguere le parole, ma capivo tutto ciò che mi dicevano e così ho saputo. Papà, il Natale è in pericolo, vogliono rubare la Stella Cometa e portarla via!

– Tranquillo, Paolo, si tratta solo di un sogno, nessuno ruberà la Stella Cometa.

Il bambino era sudato ed era sbiancato durante il racconto. Il padre cercò di calmarlo, con un tenero abbraccio.

– Oh, sì che lo faranno, l’ho sentito molto chiaramente e lo faranno presto. Noi rimarremo senza Natale. Non si può vivere senza il Natale, capisci?

Insistette Paolo, divincolandosi dall’abbraccio.

– Certo che capisco, ma non ti sembra di stare dando troppa importanza a un sogno? La realtà è quella che viviamo da svegli ed è solo quella che noi dobbiamo prendere sul serio.

Ma, vedendo la delusione del bambino, non si sentì di insistere.

– E, poi, come avrebbero pensato di rubarla? Dimmi.

– Oh, qui viene il bello. Volevano che li aiutassi, perché io avevo un potere che loro non avevano: quello, hanno detto loro, di trovare la Stella Cometa anche di giorno. Mentre loro la perdono di vista e non riescono a raggiungerla quando c’è luce in cielo e, così, ogni notte devono riprogrammare daccapo il loro piano. Ma io sai cosa ho risposto?

– No, ma posso immaginarlo…

– Ho risposto: “No e poi no! Non avrete mai il mio aiuto perché senza la Stella Cometa non potrò festeggiare il Natale e sarei infelice!”

– Oh, sei stato coraggioso. E loro cosa ti hanno risposto?

– Che non potevo rifiutarmi perché mi avevano reclutato nel loro esercito e non ci potevo far nulla, dovevo solo obbedire. Allora mi sono messo ad urlare così forte che la sfera con cui erano venuti ha iniziato a cambiare colore e si è lanciata in una corsa vorticosa intorno a noi.

Il bambino aveva iniziato a piangere, ma il padre non voleva interromperlo di nuovo.

– Poi ho sentito un fruscio aumentare alle mie spalle e voltandomi ho visto gli uccelli fastidiosi schierarsi dietro di me, come se volessero proteggermi.

– Li hai visti avvicinarsi?

– Urlavano, ma questa volta li capivo, “Salva il Natale, salva il Natale…”. Non la finivano più.

– Sai che ti dico? Vogliamo salvarlo insieme questo Natale, Paolo?

– Oh sì, papà, grazie!

– Usciamo e andiamo a vedere cosa si può fare.

Si vestirono in fretta. Il bambino moriva dalla curiosità, mentre si infilava le sue Sneakers.

– Andiamo, su. Abbiamo una missione da compiere stamattina. Non torneremo finché non avremo fatto il nostro dovere.

Nel luogo dove il padre lo aveva condotto, in una lunga passeggiata con la quale avevano attraversato tutta la città, Paolo non era mai stato. Era domenica e l’aria era tersa, si sentiva un lieve venticello, appena fresco, segno dell’incipiente autunno. A Paolo piaceva stare col papà ed era trepidante di scoprire cosa gli avrebbe fatto fare. Entrarono insieme in quel palazzo che aveva tanti odori. Paolo avvertiva la presenza di diverse persone, ma non udiva parlare nessuno, poi sentì dei passi diretti verso di loro.

– Lorenzo! Eccoti qui. Che bello vederti. Ma questo bel ragazzino è tuo figlio?

– Buongiorno, signora.

Fu Paolo a rivolgersi alla sconosciuta per primo.

– Dove siamo?

La donna guardò Lorenzo negli occhi, con un leggero imbarazzo. Poi sorrise.

–  È un posto bellissimo, qui si dà da mangiare a chi non ne ha. È la mensa dei poveri, fondata da un uomo che non voleva vedere la gente soffrire. Qui è come se fosse ogni giorno Natale e tutti sono felici, perché persone come tuo padre cucinano per loro nel tempo libero.

– Posso aiutarvi anche io?

Chiese Paolo, destatosi dalla confusione che quella notizia gli aveva causato.

– Certo che puoi, se vuoi.

Gli rispose seria la donna, gettando un’occhiata a Lorenzo, che assentì con lo sguardo.

Paolo si girò con orgoglio verso il padre, che lo guardò in quei bellissimi occhi che non potevano vederlo. Gli strinse forte la mano.

E insieme andarono a salvare il Natale.

Il Racconto si è classificato secondo al Premio Parole sotto l’albero 2021, indetto da TraLeRighe e pubblicato nell’omonima antologia data alle stampe lo scorso novembre.

©Riproduzione riservata

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.