L’arte ritrovata di Dentice Pantaleone in mostra ad Avellino
Di due anni fa la mostra del collezionista irpino Pantaleone Dentice mi colpì molto sia per l’argomento che allora era la Prima Guerra Mondiale, sia per la facile fruizione delle tante notizie che completavano le fotografie esposte. Questo il motivo per cui, leggendo il nome del vulcanico collezionista all’ingresso del Circolo della Stampa di Avellino stamattina, ho chiesto di visitare la mostra inaugurata ieri e dedicata all’Arte ritrovata.
La mostra, che chiuderà il 16 agosto e che è visitabile di mattina (9-13) e pomeriggio (17-20), presenta uno spaccato eterogeneo della nostra storia attraverso quadri, oggetti d’arte, meccanismi sottratti all’oblio di una cantina o di un deposito dalla fervida passione di quest’uomo che tanto mi ricorda il mitico Diego de Henriquez, a cui a Trieste è dedicato il Museo della Guerra per la Pace, che ho visitato più di una volta, sempre attratta dalla varietà e particolarità dei numerosi oggetti esposti. Venendo a Pantaleone, mi ritrovo di fronte ai suoi oggetti con lo stesso stupore, curiosa di conoscere le storie che si nascondono dentro le cose, cui questo collezionista cerca di dare un senso. Nella prefazione al catalogo della mostra Gianni Colucci, segretario dell’Ordine dei Giornalisti di Avellino, parla di “arte rifiutata” che Dentice raccoglie per farla rivivere in una vera e propria Wunderkammer cinquecentesca. A casa sua, infatti, è aperto un vero e proprio museo, dove raccoglie ogni genere di pezzo d’arte. A questa attività amatoriale, si affianca quella lavorativa legata al vero e proprio riciclo di materiali di scarto.
Riguardo a questa attività, l’azienda Dentice Pantaleone nasce nel 1984 sotto la spinta imprenditoriale di Pantaleone Dentice che, dopo diversi anni di esperienza come ambulante dedito alla raccolta cartoni, decide di investire nei servizi ambientali creando un’azienda omonima. L’attività dell’azienda negli anni ottanta si focalizza prevalentemente sulla raccolta e trasporto carta, cartone, materiali ferrosi e non. Successivamente, con l’acquisto di macchinari per la riduzione volumetrica e trattamento dei rifiuti, la Dentice Pantaleone si specializza nella trasformazione ed il riuso. Con il boom del mercato del ferro, negli anni novanta, l’azienda registra un notevole aumento del volume di affari ricevendo commesse da tutta Italia. Nel duemila, con il mercato del ferro in flessione, si decide di investire in nuovi servizi, in particolare nello smaltimento dei rifiuti solidi industriali e nella lavorazione della plastica con l’istallazione di un impianto semi-automatico al fine di rendere più veloce ed efficiente il processo di selezione rispetto a quello esclusivamente manuale adottato in precedenza. Nel corso degli ultimi anni il mercato su cui l’azienda si è indirizzata ha riguardato prevalentemente le aziende operanti nel settore privato. Grazie alle numerose commesse ottenute, si è registrato un trend positivo di crescita nonostante la negativa congiuntura economica. Oggi la Dentice Pantaleone punta ad un incremento del volume di affari attraverso l’ottimizzazione tecnologica dei processi di recupero e selezione dei rifiuti.
Una chicca presente alla mostra è costituita da una serie di opere dell’artista Giovanni Spiniello risalenti agli anni 70, quelli della prima sperimentazione. In questi quadri ritroviamo uno Spiniello dai tratti leggeri e delicati, lontano dalle tinte forti e vivaci e dai messaggi sociali veicolati da tecniche miste e l’uso della parola, che ne fanno oggetti d’arte irrinunciabili per ogni avellinese di gusto. Forse per questa diversità l’esposizione risulta più accattivante. Grazie a Dentice per aver recuperato questo lavori!
Anche questa volta, quindi, consiglio di visitare la mostra e, se si è fortunati, ci si troverà anche Pantaleone Dentice, per farsi condurre in questo viaggio nell’arte ritrovata.
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