Le lesioni dell’anima di Maria Rosa Bellezza, ed. Homo Scrivens. La recensione di WWWITALIA

Gesù ha detto: «Io vi sceglierò uno fra mille e due fra diecimila e questi si troveranno a essere un individuo solo». Al vangelo apocrifo di San Tommaso, l’autrice affida la dedica del suo libro, aprendo di fatto un’affascinante narrazione.

Le lesioni dell’anima è un libro di gradevole lettura, grazie agli argomenti trattati e da una trama convincente.

La Napoli esoterica, misterica e sognante, ricca di richiami sette-ottocenteschi, che echeggiano ancora nei suoi palazzi storici e nelle leggende che vi si narrano, emerge prepotente sin dalle prime pagine del romanzo, catturando subito l’interesse del lettore.

L’autrice narra di due giovani che conducono separati le loro vite alla ricerca di se stessi, come rispondendo a un richiamo lontano. Ada e Mizio affrontano la propria vita, a cui non riescono a dare un senso, in virtù dei doni soprannaturali di cui si sentono investiti e che li rendono diversi e attraenti agli occhi degli altri. Si confronteranno, crescendo, con queste “particolarità”, fino alla consapevolezza di essere tutt’uno con la parte di sé che non hanno ancora imparato ad accettare.

L’attenzione della narrazione, pur ruotando intorno a diversi personaggi, si concentra inevitabilmente sui due giovani. Tuttavia le ave di Mizio, custodi degli antichi saperi, fanno da colonna portante alla tenuta della trama che, man mano, include elementi nuovi, anche se secondari rispetto alla linea della storia.

Due mondi che convivono, il mistero della magia primordiale, quello stare in equilibrio sulla soglia tra sogno e realtà creano una particolare atmosfera che fa da sfondo a una storia d’amore trattata con bravura dall’autrice che, nonostante sia al suo primo romanzo, si cimenta anche con la disabilità. Lo fa trattando la sordità di Ada e le sfaccettature del mondo in cui questa la relega fin da bambina, costruendo così un personaggio complesso e interessante.

Inoltre convince, dimostrando doti da vera romanziera, disegnando l’evoluzione del personaggio – di cui non rivelerò il nome – che, rivelando la sua vera natura, determinerà nel finale il compiersi del destino dei due protagonisti.

Formule, incantesimi, carte napoletane e morti che parlano arricchiscono questo mystery e, neanche a dirlo, il pensiero va a Maurizio Di Giovanni e al suo commissario Ricciardi, che ha fatto scuola, accendendo anche nel grande pubblico l’interesse per questo filone legato alla Napoli dei misteri.

Un libro, insomma, che consiglio assolutamente, complimentandomi con Maria Rosa Bellezza.

Per saperne di più

Maria Rosa Bellezza

Come descrive l’autrice il processo di scrittura del suo romanzo?

Le lesioni dell’anima” è il secondo romanzo compiuto che mi sia trovata a scrivere, il primo che abbia deciso di condividere all’esterno. È un’opera che ha preso molti anni della mia vita, e ora so che rappresenta lo specchio della mia rivoluzione interna. Nasce da lontano e, in realtà, nemmeno nasce come romanzo. L’idea mi fu data dal mio caro amico Massimo nell’agosto del 2012. Trascorrevamo alcuni giorni di ferie con le rispettive famiglie in un piccolo paesino del Beneventano, e un pomeriggio ci trovammo soli a goderci un aperitivo nella piazza del paese. Massimo era un grande appassionato di occulto e misteri e mi raccontò di una cartomante del vesuviano che aveva conosciuto e che gli aveva letto le carte. Scettico e dispiaciuto al tempo stesso mi confessò che non si era avverato niente di ciò che gli aveva detto. Gli parlai allora di Maurizio e delle sue doti di sensitivo, con entusiasmo crescente si appassionò ai miei racconti. «Che personaggio interessante!» mi disse alla fine, «dovresti scrivere di lui». Quel tardo pomeriggio, dunque, fu buttato un primo seme che iniziò a germogliare nella mia mente. Provai a buttar giù qualcosa, ma ne uscì un racconto freddo e impersonale che non mi piacque affatto. Accantonai il progetto e non ci pensai più.

A gennaio del 2013 Maurizio mi contattò perché lo aiutassi a scrivere una presentazione per la sua pagina Facebook. Gli parlai di quell’aborto di racconto, dal quale avevo pensato di ispirarmi per scrivere quanto mi aveva chiesto. Mi chiese di leggerlo e al termine della lettura fu lapidario: «Devi scrivere, ma non di me, di te stessa. Devi aprirti. Usa un personaggio simile a me che faccia da catalizzatore per la tua storia. È già dentro di te, devi solo tirarla fuori».

Aveva ragione, come sempre. Mi staccai dalla realtà e i personaggi divennero reali. Li vedevo muoversi nella mia testa, parlare, gesticolare, camminare. La storia si è scritta da sola. Avevo costruito una scaletta da seguire che descriveva meticolosamente tutto ciò che i miei personaggi dovevano vivere. Non l’ho mai usata, non so neanche più che fine abbia fatto. Ada e Mizio hanno percorso la loro strada e creato la loro storia. Io l’ho solo raccolta e raccontata.

Come sono nati i personaggi?

Non sapevo che fossero innamorati, credevo che fossero solo due amici che si sostenevano a vicenda. Ma sempre il loro amore era lì mentre scrivevo, faceva capolino dalle pagine, voleva essere riconosciuto. Ho riscritto le scene centinaia di volte, e quando finalmente mi sono arresa ai loro sentimenti, Ada mi ha sorpreso compiendo una scelta coraggiosa quanto inaspettata.

Nell’idea che avevo di loro, Ada era il contraltare di Mizio, il suo momento di leggerezza. Nella prima stesura Ada non era affatto sorda; mai le avrei imposto un carico così pesante. Ma con prepotenza, mentre diveniva più reale dei miei stessi figli, quella donna caparbia e ostinata mi mostrava che il suo legame con Mizio era altro, era di più, non era solo passione e sentimento, era connessione, comprensione, armonia. Alchimia. Il “sentire” di cui risuona tutto il romanzo, lei lo capiva davvero perché custodiva lo stesso segreto, diverso ma uguale. Anche lei “sentiva”. Sentiva con gli occhi, sentiva con le mani, sentiva con il cuore. Capii che “sentiva” perché non udiva, aveva imparato a catturare le parole e dare loro un suono, un colore, un’emozione.

Il giorno in cui ho realizzato che Ada voleva che parlassi della sua sordità è stato molto strano per me, sono rimasta a lungo in silenzio, cercando di capire. Ho cercato nello specchio la bambina che ero stata, l’ho trovata nei puntini gialli dei miei occhi azzurri, l’ho salutata e le ho sorriso. Lei si è asciugata una lacrima, mi ha sorriso di rimando. Era sollevata, credeva che non l’avrei mai più riscattata dall’oblio in cui l’avevo relegata.  Ne “Le lesioni dell’anima” ho scritto di Ada, ma anche di me e di tutti i bambini che sono stati diversi, e che sono cresciuti indossando come un abito l’immensa forza d’animo che ci vuole per imparare che la società non ti accoglie a braccia aperte se non sei uguale a tutti gli altri. Ho scritto anche per Massimo, che oggi non c’è più, un brutto male se lo è portato via in poco tempo. Tutte le volte che torno in piazza al bar ricordo quel nostro pomeriggio e la sua risata sempre venata di malinconica ironia. Questo romanzo è il mio fiore per lui.

©Riproduzione riservata

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.