LETTERA A UN AMICO BARISTA
A UN ANNO DALLA SCOMPARSA I RAGAZZI DI MONTEFORTE IRPINO NON DIMENTICANO RICCARDO GRIECO. NON HANNO SMESSO DI VOLERGLI BENE.
Una lettera vera e commovente quella che ci è stata inviata da un lettore che vuole restare anonimo, tramite il comitato “Monteforte attiva”. Una lettera a un amico scomparso un anno fa improvvisamente ancora nel pieno degli anni (49), lasciando soli la giovane moglie, il figlio e un bar. Riccardo Grieco era il gestore di un bar di Monteforte irpino, paese contiguo ad Avellino; il locale era il più frequentato dai ragazzi del centro che trovavano in Riccardo un amico, un padre, un confidente. Nel suo bar aveva rinunciato al videopoker poiché diceva «queste cose non fanno bene ai ragazzi» e ai minorenni si rifiutava categoricamente di servire alcool, neanche una birra. Solo i suoi ottimi gelati artigianali. E d’estate un cucchiaio del suo buonissimo gelato al limone in un bicchiere di acqua frizzante era un vero toccasana contro la calura. Aveva fatto delle scelte Riccardo, che incidevano indubbiamente sui suoi affari, ma lui pensava a questi ragazzi come a suo figlio. Un infarto lo stroncò la mattina dell’11 marzo dell’anno scorso, lasciando un immenso vuoto nei cuori dei suoi giovani avventori che oggi non vogliono dimenticarlo.
Questo il testo della lettera:
«E’ passato un anno Riccà, da quando te ne sei andato. Di solito si dice che la memoria delle persone care non ci faccia percepire il passare del tempo e che i ricordi a loro legati ci appaiano incredibilmente vicini. «Ti ricordo come se fosse ieri», si suol dire, ma per me non è così. A me sembra passato un secolo da quando te ne sei andato, perché ogni giorno lontano da te ha pesato come un macigno e mi ha fatto perdere la cognizione del tempo in lungo e in largo. La vita è andata avanti, questo è vero, ma 365 giorni senza te hanno avuto un sapore amaro. Lo so io che ti consideravo un secondo padre, lo sa la comunità montefortese che ti apprezzava come qualcosa in più di un semplice barista. Lo sanno i ragazzini che frequentavano il tuo bar, quelli che con la spudoratezza e l’innocenza tipica della tenera età, ti chiedevano un gelato in cambio di pochi spicci. Sarebbe superfluo dire che ci manchi. Mi manca la persona Riccardo, paterna quando serviva, fraterna quando ce n’era bisogno, sorridente anche quando gli eventi non lo permettevano, ma di sicuro gentile sempre. Perché tra i mille valori che mi hai trasmesso nei pomeriggi trascorsi al bar, ce n’è uno che non riesco a debellare, perché più di ogni altro mi ricorda la tua immensa personalità: la gentilezza. Tu, che per molti eri un’istituzione, mi hai insegnato ad essere gentile con tutti, perché in fondo siamo una comunità e quello che ci lega deve essere sempre più forte di ciò che vorrebbe disgregarci. Sapessi quante volte, in questi 365 giorni, passando per il “commento”, (convento, ndr) ho sentito la nostalgia ed ho tremato al pensiero di non trovarti più. Sapessi quante volte, nelle sere d’estate, ho avuto voglia di mollare tutto e correre fuori al bar, per chiacchierare con te del più e del meno. O forse avrei avuto voglia di vederti giusto per un ultimo saluto, perché, tra le tante cose, te ne sei andato senza darmi neanche il tempo di salutarti. Spero di farlo con questa lettera, perché tutti sappiano che non si tratta un mezzuccio macabro per racimolare qualche ”mi piace” tra le pagine di facebook, ma di un semplice gesto utile per ribadirti che a distanza di un anno il tuo ricordo è ancora intatto. E’ anche per questo che ho deciso di non firmarmi. Perché le mie poche parole anonime possano racchiudere il pensiero di tutta la comunità, a cui hai lasciato un grande vuoto, è vero, ma che non ha mai smesso di volerti bene».
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