M Il figlio del secolo di Antonio Scurati, edizioni Bompiani. La recensione

Non si tratta certamente di una autobiografia, come ho più volte letto di quest’opera, semplicemente perché il protagonista non racconta di sé, anzi interviene con affermazioni virgolettate solo in alcune pagine del libro. Il narratore è Scurati che, piuttosto, ha saputo dare continuità e senso all’immensa mole di documenti in cui ha dovuto immergersi. Così è riuscito a ricostruire le vicende che, dalla fine del primo conflitto mondiale, abbondantemente e diffusamente celebrata in questi mesi, hanno portato all’instaurazione della dittatura fascista.

E neanche la definizione di romanzo, visibile in copertina, mi sembra calzante ma capisco il motivo di questa scelta.

Indubbiamente la ricostruzione del periodo che va dal marzo 1919 al gennaio 1925, minuziosamente trattato dall’autore, richiede qualche libertà interpretativa, soprattutto in quelle situazioni intime che mostrano il duce in mutande o che discute con i suoi fedelissimi degli assassini di regime. Non si può, quindi, neanche parlare di saggio storico ma non mi convinco di aver letto un romanzo. Piuttosto una via di mezzo, ma molto coraggiosa, che racconta tutte le nefandezze della “rivoluzione fascista” e ne palesa ineluttabilmente le similitudini con le derive ideologiche attuali.

La storia d’“amore” tra Mussolini e Margherita Sarfatti non rende più umano il protagonista e neanche le sue fissazioni e le sue paure lo rendono piacevole. Il suo magnetismo però traspare fortemente dalle pagine di Scurati. Il modo in cui tiene la folla, la sua capacità di capire l’umore di chi ha di fronte rendono giustizia a una delle figure più carismatiche dell’era moderna. Ma il demone che segna il percorso del figlio del secolo si affaccia alle sue spalle e diviene più manifesto via via che l’uomo viene travolto, suo malgrado, dalla violenza a cui ha dato il via senza potersi tirare più indietro.

Il periodo scelto dall’autore è quello che spiega bene cosa fu il fascismo e perché dilagò così rapidamente, lasciando segni ancora oggi insanabili nella nostra cultura.

Dalla storia che ci ha raccontato Scurati gli italiani escono decisamente male. Il popolo, ma già lo sapevamo, lo volle quasi in massa. Mentre chi ne capì subito la natura lo osteggiò fino alla propria morte. Figura chiave del racconto, antagonista puro e duro del figlio del secolo, Giacomo Matteotti. Il deputato, dopo aver condotto ogni battaglia verbale possibile alla presenza del Parlamento, punta il dito sugli interessi economici della lobby fascista e decreta la propria condanna a morte. Così muore, in un modo notoriamente efferato, per mano della milizia e della ragion di Stato, aprendo un baratro che Mussolini non riuscirà più a colmare tra sé e il suo popolo.

Creare il problema per porsi come salvatore della patria è l’unico piano che Mussolini ha in mente per raggiungere e tenere il potere assoluto. Scatenare la violenza per suscitare un desiderio di sicurezza è solo il primo passo di una escalation che non riuscirà neanche lui a controllare. Creare il nemico è l’obiettivo di ogni conquistatore e Mussolini lo costruisce nella minaccia socialista. Alimentare la paura per passare alla presa del potere è una tattica che paga subito e gli conferisce il pieno consenso del Parlamento e del popolo. Costruire milizie al suo diretto servizio per dare vita ad un anti-Stato è necessario per mantenere il controllo, complice un re fantoccio che dimostrerà tutto il suo spessore nella fuga dopo l’armistizio.

Una fotografia dei tempi che tornano è, in sintesi, l’opera voluminosa che l’autore ha collocato sapientemente negli scaffali delle migliori librerie. Difficile non notarlo. Da leggere e da rileggere se necessario.

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.