Tra codici miniati e un romanzo sui normanni d’Irpinia le Giornate del Patrimonio alla Biblioteca di Montevergine
La Mostra bibliografica “I codici miniati di Montevergine” resterà aperta al pubblico previa prenotazione delle visite
Oggi si sono concluse le Giornate Europee del Patrimonio che hanno visti protagonisti due eventi alla Biblioteca Statale di Montevergine a Mercogliano. Si tratta della Mostra bibliografica “I codici miniati di Montevergine” e della presentazione del romanzo storico Il Normanno.
La mostra
I codici esposti, solo alcuni di quelli custoditi dalla biblioteca, sono stati scelti per mettere in risalto la particolare forma d’arte della miniatura e provengono dalla Scrittorio Verginiano dove fu attiva dalla sua fondazione una vera e propria scuola di miniatura. Le abbazie benedettine, come quella di Montevergine, che oggi è monumento nazionale, sono note per l’alacre opera di trasmissione del sapere che operarono grazie al lavoro dei frati che vi si dedicavano alternando questo mestiere alla preghiera, secondo la regola del fondatore San Benedetto che imponeva l’”Ora et labora”. Una copia di questa regola è presente nella mostra e fa parte del libro del Capitolo, utilizzato quotidianamente dai frati durante la loro giornata monastica. Ancora oggi i monaci usano leggere un passo biblico, un salmo o un brano della Regola durante i pasti consumati insieme nel refettorio. Proprio il lavoro che si svolgeva negli Scriptoria dei monasteri nel Medioevo permise la trascrizione dei testi sacri da diffondere nel mondo cristiano prima dell’avvento della stampa, rendendo questi luoghi le vere sedi della cultura mondiale. I testi erano chiamati codici e oggi abbiamo la possibilità di vederne alcuni meravigliosi esemplari nella mostra che, ci hanno assicurato, resterà aperta ancora per qualche mese. Conviene comunque prendere contatti con la Biblioteca (0825-787191-789933 o via mail bmn-mnv.reference@beniculturali.it) e il personale darà tutte le informazioni del caso.
La presentazione
Altro evento legato a questa due giorni promossa dal MiBAC la presentazione al pubblico di un romanzo storico ambientato in questo squarcio di Irpinia nel Medioevo. Lotte di potere, guerre e vita quotidiana di uno dei periodi più suggestivi della nostra storia raccontano l’epopea dei Normanni nell’Italia centro-meridionale attraverso le gesta di Guglielmo il Carbone, signore del Castello di Monteforte. A parlarne sono stati, dopo i saluti di Lia Vitale, assessora alla Cultura di Monteforte Irpino, lo storico Armando Montefusco, il manager del patrimonio culturale Diego della Bella, la studiosa di storia locale Giovanna della Bella e la giornalista Maria Paola Battista. A concludere è stata l’autrice Eleonora Davide. Ha introdotto l’incontro la bibliotecaria Rosalba Capone che ha condotto la mattinata moderando gli interventi.
Un romanzo storico si costruisce sulle fonti, cioè sui documenti che in questo caso, ha sottolineato Armando Montefusco, sono contenuti proprio nella raccolta virginiana e pubblicati nel regesto delle pergamene redatto da Giovanni Mongelli e da questi l’autrice ha preso spunto per tracciare la trama del romanzo, rimanendo, al di là dell’invenzione, fedele alla storia. I normanni, secondo lo studioso avellinese, autore di diversi saggi sulla storia di Avellino e dell’Irpinia, penetrando progressivamente nelle nostre aree, soppiantarono i longobardi portando una ventata innovativa che si tradusse in avanzamento culturale e in innalzamento morale dei popoli che abitavano queste contrade: il protagonista descritto nel libro è, infatti, un signore Normanno, dotato di pietas.
Diego della Bella ha portato l’attenzione sul Castello di Monteforte di cui oggi rimangono solo ruderi e pietre cui l’autrice, secondo l’esperto di Beni Culturali, è riuscita a ridare vita attraverso il romanzo. La lunga storia del maniero, descritta con molta precisione dallo studioso, è stata poi da lui paragonata poeticamente alla vita di una donna, che vive la sua adolescenza con i normanni, con cui prende forma e vive i suoi primi amori, per poi diventare matura sotto gli angioini che la rivestono di ornamenti, per finire abbandonata dai Loffredo che furono i suoi ultimi signori ed “oggi mostra, adagiata su quel colle, il corpo segnato di rughe, che si delineano tra una crepa e l’altra, dove il dolore del tempo e la passione di un consumato amore hanno lasciato il segno”.
A Giovanna della Bella il compito di tracciare il profilo del libro dal punto di vista della narrazione, della forma stilistica e della capacità descrittiva che l’ex docente di lettere ha proposto anche per una più attenta conoscenza del territorio.
Infine la parola è passata alla giornalista Maria Paola Battista che ha tirato le somme ricordando le numerose presentazioni già avvenute del romanzo in luoghi suggestivi, sottolineando la particolarità del luogo in cui si è volto questo incontro, luogo prezioso per la ricchezza di sapere che vi è custodita. Ha concluso poi con un invito a far leggere il libro anche ai ragazzi delle scuole primarie di secondo grado che affrontano questi temi nel loro programma di Storia.
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