Una pista ciclabile in città…

Intervista all’ingegnere Sergio Derometis, tecnico esperto della ciclabilità

Un impianto di cantiere per la realizzazione di una pista ciclabile, sorto poche settimane fa ad Avellino in Viale Italia, antico ingresso della città, ha creato in molti cittadini un sentimento di indignazione e ribellione.

I lavori per la pista, che si è rivelata esclusivamente una striscia di asfalto, sono stati bloccati e ci si auspica che prevalga il buon senso e che Viale Italia torni ad essere un luogo prestigioso della città.

Invitando a leggere le cronache degli eventi ai link sottoelencati, oggi approfondiamo alcuni aspetti tecnici per chiarire quali siano quelli fondamentali e necessari quando si parla di pista ciclabile.

L’ingegnere Sergio Derometis, è un tecnico esperto della ciclabilità, autore de Il manuale delle piste ciclabili e della ciclabilità, l’unico manuale a disposizione delle amministrazioni che volessero dare una svolta sostenibile alle proprie città.

A lui ho chiesto, innanzitutto, un parere su ciò che è accaduto ad Avellino, riguardo alla presenza della “pista” in un luogo dove si passeggia e dove vi sono attraversamenti pedonali e discese per l’accesso dei disabili. 

Mi è difficile dare delle valutazioni tecniche sul caso specifico. Ma le anticipo che in ambito urbano è importante tenere separati bici e pedoni e, piuttosto, prevedere delle corsie ciclabili in prossimità della carreggiata stradale, magari togliendo alcuni posti auto. Con il vostro clima gli alberi sono molto importanti e piuttosto che togliere quelli toglierei le auto.

Tuttavia ritengo che le infrastrutture ciclabili siano le uniche infrastrutture urbane che possano salvare le nostre città da congestione, degrado, perdita di relazione, mancanza di spazio urbano, inquinamento, rumore, perdita di attrattività e di qualità della vita. Ma serve un piano organico che contempli infrastrutture e campagne. Fra l’altro per fare questo non necessariamente servono grossi investimenti. In una prima fase bastano anche delle strisce e dei simboli sull’asfalto esistente.

A questo proposito, e a prescindere dalla buona qualità o meno della pista ciclabile che sta avendo origine nel Viale Italia di Avellino, le chiedo un parere da tecnico e da esperto su quali dovrebbero essere i canoni per la realizzazione di una pista ciclabile che sia integrata con la struttura della città, che penso sia uno dei requisiti principali per definirla un successo piuttosto che un fallimento. Può spiegarcelo?

Ribadendo che, non avendo potuto dal vivo vedere il viale di Avellino, non possiedo elementi specifici che riguardino questo progetto, posso solo in via del tutto teorica dare il mio parere. Io credo che il viale sia abbastanza largo da permettere di realizzare la pista dove oggi sono parcheggiate le auto. Il suolo pubblico è delle persone della città, non della auto, per cui penso che basterebbe offrire la possibilità di parcheggiare gratuitamente nei dintorni per poter realizzare nei due sensi la pista, evitando il grave e pericoloso errore di far convivere pedoni con ciclisti. Recuperare lo spazio urbano è un elemento fondamentale della sostenibilità in quanto oggigiorno il 50% dello spazio cittadino è occupato dagli autoveicoli.

Inoltre alla base di un progetto deve esserci una strategia che porti ad un obiettivo, in questo caso il miglioramento della qualità della vita. È chiaro che non è semplice in quanto comporta dei sacrifici e dei disagi, soprattutto da parte dei cittadini che per due, tre anni si vedono negata la possibilità di andare sia in auto che in bicicletta, ma fornendo dei parcheggi che non impediscano i cambiamenti repentini di abitudine si può ovviare facilmente all’inconveniente.

La pista ciclabile non è solo un mezzo per fare attività fisica o per trascorrere il proprio tempo libero all’aria aperta, ma può diventare una vera e propria infrastruttura di collegamento tra città limitrofe senza provocare danni all’ambiente e congestione in città. Eppure sembra ancora molto lontana dalla programmazione del governo di una città.

Possiamo dire che prima di costruire una pista ciclabile urbana si valuta se sono possibili altre opzioni più semplici, come: la moderazione del traffico veicolare a 30 km/h, dove la convivenza bici e veicoli non è pericolosa, oppure la creazione di corsie ciclabili in carreggiata (magari assieme al limite di 30 km/h) e se queste opzioni non sono possibili, allora si può prevedere la pista ciclabile in sede propria.

La grande richiesta di una mobilità sostenibile che riduca l’inquinamento e migliori la qualità della vita, oltre alle piste ciclabili quale fiore all’occhiello, cosa dovrebbe prevedere?

Quelle ciclabili sono le uniche infrastrutture urbane che, come dicevo, possono salvare le nostre città da congestione, degrado, perdita di relazione, mancanza di spazio urbano, inquinamento, rumore, perdita di attrattività.

Voglio raccontarle, a questo proposito, un aneddoto simpatico molto esemplificativo che riguarda la città di New York quando ne era sindaco Rudolph Giuliani, repubblicano molto vicino a Trump. Nonostante egli fosse per sua convenienza legato molto più al petrolio che alle biciclette, egli fu costretto a prendere provvedimenti poiché la città da lui amministrata era troppo congestionata. Così pensò di chiamare uno degli architetti più importanti a livello mondiale che si interessava di sostenibilità: Jan Gehl fondatore di Gehl Architects (https://gehlpeople.com/).

L’Architetto gli consigliò di riconvertire alcune corsie per auto in piste ciclabili. Il Sindaco, ridendo, gli chiese di dargli almeno un motivo e l’architetto gli rispose che ogni giorno a New York entravano un milione di auto appartenenti a persone non residenti in città. Per cui se fosse riuscito a impedire l’ingresso di quelle auto avrebbe potuto ricavare spazio urbano per vita sociale, relazioni e miglioramento dell’aria e dei rumori. Tutto questo gli avrebbe garantito i voti di chi viveva o frequentava quelle aree e non gli avrebbe recato alcun danno perché coloro a cui non sarebbe stato più permesso di entrare in auto a New York non erano suoi elettori.

Così fu e la conversione portò a notevoli miglioramenti.

Questo per dire anche che la congestione è un circolo vizioso: più auto ci sono e più si tende ad uscire in auto perché la città non offre spazio né a pedoni né a biciclette mentre a volte sarebbe sufficiente avere un 5-10 % in meno di auto per avere dei miglioramenti.

Secondo lei il PUMS (PIANO URBANO della MOBILITA’ SOSTENIBILE) in linea con le indicazioni della Comunità Europea, dovrebbe essere reso obbligatorio e soprattutto attuativo, come atto di programmazione partecipata di una città al fine di una vera e propria valorizzazione del sistema economico, culturale e sociale?

Assolutamente sì e lo dimostra proprio quello che è successo ad Avellino. I PUMS hanno sostituito i vecchi PUM che non erano più adeguati, coinvolgendo attivamente i cittadini. Essi sono obbligatori per le città che hanno un numero di abitanti superiore a 30.000 e prevedono un piano condiviso e partecipato con la cittadinanza. Anche questo comporta impegno perché i cittadini devono diventare attori dei provvedimenti in modo tale da sentirsi soddisfatti al completamento di un’opera e a non recriminare.

A loro starebbe la scelta di continuare a usare le auto penalizzando innanzitutto la salute di ognuno.

Bene, nel ringraziare l’ingegnere Derometis per la sua disponibilità, posso solo concludere che la vivibilità di una città può essere assolutamente migliorata purché ci sia una programmazione attenta e rispettosa innanzitutto del pregresso di un luogo, che serva a riqualificare piuttosto che modificare e, infine, porti ad un miglioramento del benessere dei cittadini.

Avellino seppur di modesta estensione e popolazione è una città congestionata e inquinata nella quale ciò che vi era di bello è andato poco alla volta a scomparire.

Forse oggi è arrivato il momento di cambiare, di comprendere quanto sia importante il rispetto della storia, della natura e del patrimonio di un luogo impegnandosi in prima persona. Sarebbe bello immaginare una pista ciclabile che da Viale Italia arrivi al centro storico e prosegua fino al Parco Manganelli, una strada agevole, senza pericoli e che percorra la città nelle sue sfaccettature, dove ci si ferma anche a salutarsi. Ma, di certo, prioritariamente, molte persone dovrebbero perdere l’abitudine di arrivare a parcheggiare fino in fondo alla loro destinazione, cercando di lasciare l’auto a casa e godersi di nuovo un po’ di aria buona…..su una pista ciclabile condivisa e partecipata.

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About Maria Paola Battista

Amo ascoltare, leggere, scrivere e raccontare. WWWITALIA mi dà tutto questo. Iniziata come un’avventura tra le mie passioni, oggi è un mezzo per sentirmi realizzata. Conoscere e trasmettere la conoscenza di attori, artisti, scrittori e benefattori, questo è il giornalismo per me. Riguardo ai miei studi, sono sociologa e appassionata della lingua inglese, non smetto mai di studiare perché credo che la cultura sia un valore. Mi piace confrontarmi con tutto ciò che è nuovo anche se mi costa fatica in più. Attualmente mi sto dedicando alla recensione di libri e all'editing. Ho scritto, inoltre, diverse prefazioni a romanzi. Grazie ai lettori di WWWITALIA per l’attenzione che riservano ai miei scritti e mi auguro di non deluderli mai. mariapaolabattista@wwwitalia.eu