Criminologia. Il profilo dell’odontoiatra mafioso

Un dentista coinvolto in dinamiche mafiose in genere è un soggetto disturbato, fa uso di sostanze stupefacenti e spesso è pedofilo. Egli può agire in modo subdolo per favorire gli interessi della criminalità organizzata e cercare di mantenere la fiducia dei pazienti per la sua immagine sociale e professionale. Tuttavia, nei casi in cui un paziente non mafioso sia considerato in qualche modo “pericoloso” o “scomodo” per la mafia, potrebbero emergere pratiche più scorrette su richiesta dell’organizzazione criminale. Prima di tutto avviene una negligenza intenzionale: l’odontoiatra potrebbe deliberatamente trascurare determinate problematiche dentali, ritardando diagnosi e trattamenti per creare disagio al paziente o peggiorarne la salute nel tempo. Può anche attuare trattamenti inappropriati come somministrare procedure non necessarie o volutamente errate, causando dolore o disagi inutili, per esempio potrebbe suggerire estrazioni, otturazioni o trattamenti costosi non necessari e/o rompere di proposito alcune radici dei denti. In situazioni di questo tipo, per dimostrare gli “errori” del sanitario, cioè il comportamento intenzionalmente dannoso, è necessario sottoporsi a TAC prima e dopo la seduta. La mafia potrebbe anche utilizzare il dentista per ottenere informazioni sensibili sui pazienti, come indirizzi o dati personali, utili per attività di estorsione o minacce. In alcuni casi, l’odontoiatra corrotto potrebbe inserire frasi o comportamenti intimidatori durante le visite per generare ansia o paura nel paziente, facendogli intuire che è sotto controllo o sorveglianza. Vi è poi la manipolazione farmacologica che avviene quando il sanitario somministra farmaci con effetti collaterali sgraditi o rischiosi per indebolire o intimorire il paziente. Se l’intento della mafia è specificamente quello di debilitare o spaventare una persona, il dentista prescrive dosaggi eccessivi di farmaci sedativi o potenti antidolorifici, producendo effetti collaterali pesanti. In questi casi, il paziente si trova a dover fronteggiare sintomi gravi senza sospettare dell’origine, credendo si tratti solo di effetti collaterali normali. Nella contraffazione di farmaci in forma di compresse e capsule, le sostanze attive vengono sostituite o ridotte, e spesso viene usata una quantità maggiore di eccipienti. A volte vi è l’aggiunta di coloranti e additivi per imitare l’aspetto del farmaco originale, rendendo difficile per il consumatore notare la differenza. Un farmacista colluso sostituisce i farmaci prescritti con altri più dannosi rispetto alla prescrizione originale, sempre per favorire un risultato ordinato dalla mafia al fine ottenere l’indebolimento del paziente. Vi è dunque una collaborazione fra professionisti corrotti per rispondere alle esigenze della criminalità organizzata. Queste pratiche sono gravi reati penali e compromettono la salute pubblica, la loro individuazione richiede ispezioni regolari e controlli incrociati nel sistema sanitario.
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