Il bullismo

Lo psicologo norvegese Dan Olweus è riconosciuto come il pioniere nello studio del bullismo. Negli anni 70’ ha infatti usato per primo il termine inglese “bullying” per indicare le prepotenze fra pari e individuò i criteri per riconoscere il bullismo e poterlo distinguere da altre modalità quali il gioco pesante fra pari, gli atti distruttivi, le ragazzate, gli incidenti o scherzi caratterizzanti il processo di maturazione delle persone. La sua definizione di bullismo comprende delle azioni offensive verso un compagno reiterate nel tempo: “uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto ripetutamente nel corso del tempo alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni verso una vittima che ha difficoltà a difendersi”. Questa prima connotazione si riferiva soprattutto alle offese fisiche e verbali, solo successivamente è stata riconosciuta anche l’importanza del bullismo indiretto.  Tale definizione ha orientato la distinzione fra bullismo e altre forme di aggressione. L’eventoche ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media è stato il suicidio di due ragazzini norvegesi all’inizio degli anni ’80 presumibilmente a causa del bullismo subito. Questi fatti tragici hanno evidenziato l’importanza di affrontare il bullismo in modo sistematico e hanno spinto Olweus a sviluppare interventi efficaci per prevenire tali tragedie. Pertanto il ricercatore ha condotto studi approfonditi per far luce sulle cause e le conseguenze del fenomeno, fruendo di dati raccolti in diverse scuole. Il lavoro di Olweus ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica e gli educatori sull’importanza di affrontare il bullismo. Ha posto il focus sulla necessità di un approccio sistemico che includesse docenti, genitori e studenti nella prevenzione. Egli ha ideato il programma di prevenzione del bullismo nelle scuole “Olweus Bullying Prevention Program” (OBPP) che si basa su interventi a diversi livelli: scolastico, di classe e individuale. Lo studioso ha condotto numerosi studi empirici da cui sono emersi dati importanti sulla prevalenza, le cause e le conseguenze del bullismo. Le sue indagini hanno dimostrato che non solo distrugge la vita delle vittime, ma anche quella dei bulli e coinvolge gli spettatori. Il lavoro di Olweus ha avuto un impatto globale, orientando politiche scolastiche e percorsi di prevenzione nelle scuole di molti paesi in tutto il mondo e ha dimostrato di essere efficace nella riduzione dei casi di bullismo. L’Approccio dell’Olweus Bullying Prevention Program comprende il livello scolastico con la predisposizione di un ambiente sicuro e accogliente mediante politiche contro il bullismo, con la formazione del personale  e il coinvolgimento di tutti gli attori della comunità scolastica. In classe la tecnica si esprime con l’individuazione di regole precise, discussioni costruttive a cadenza fissa sul problema e attività volte a instaurare coesione e rispetto reciproco tra gli studenti. Riguardo al livello individuale si è stabilito un piano di supporto personalizzato per le vittime di bullismo contribuendo a migliorare il loro benessere e a prevenire conseguenze gravi come la depressione e il suicidio. L’OBPP prevede strategie per trasformare i comportamenti dei bulli, offrendo loro sostegno e orientamento atto a sviluppare condotte sociali positive. Le scuole dei paesi nordici con l’implementazione di OBPP hanno visto una significativa riduzione degli episodi di bullismo. Studi longitudinali hanno mostrato miglioramenti duraturi nel clima scolastico. Il lavoro di Dan Olweus è attuale e rappresenta un punto di riferimento essenziale per insegnanti, educatori, pedagogisti, psicologi e decisori politici che si occupano di prevenzione della violenza a tutti i livelli e sviluppo di ambienti scolastici sicuri e inclusivi, ha avuto un impatto profondo e duraturo contribuendo a salvare vite e a migliorare il benessere di molti studenti in tutto il mondo. Secondo quanto riportato da Craig et al. la prevalenza del bullismo arriva al 45% in certi stati e sia le vittime che i carnefici sono a rischio di conseguenze psicologiche e sociali nel tempo. Le caratteristiche chiave del bullismo includono: intenzionalità, il comportamento è premeditato e finalizzato a provocare danni o disagio alla vittima; persistenza, cioè gli atti di bullismo avvengono ripetutamente nel tempo, non si tratta di un singolo episodio isolato; asimmetria di potere poiché vi è assenza di equilibrio nel rapporto di forza tra il bullo e la vittima, dovuto a motivazioni fisiche, sociali, psicologiche e sociali, che mettono la vittima nella situazione di non potersi difendere. È importante sottolineare che il fenomeno può assumere dunque varie forme che si possono combinare fra loro, per esempio in alcuni casi il bullismo di tipo verbale può essere abbinato con il bullismo online, oppure il bullismo fisico può essere sostenuto da minacce verbali. Esso rappresenta una condotta programmata e reiterata che va distinta dai casi di litigio caratterizzanti i normali rapporti sociali di bambini/e e ragazzi/e. I dati delle ultime ricerche, dimostrano che l’età più a rischio è quella fra gli 11 e i 13 anni sia per i maschi che per le femmine e diminuisce con l’aumento dell’età.

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About CHIARA VERGANI

Chiara Vergani, insegnante, pedagogista, formatrice sulle problematiche del bullismo, specializzata in criminologia e tutela del minore. Tiene conferenze in tutta Italia, interviene in molti programmi televisivi e radiofonici, collabora con diverse testate giornalistiche. Ha pubblicato Lo scacco rosso. Storie di bullismo (2018); Mai più paura. Il bullismo spiegato a tutti (2019); Il mondo si è fermato. Non voglio scendere (Ebook 2020); Le voci della verità (2020); Libere dall’inferno (2021); Professione docente in tempi di guerra (2022); Bipolari in bilico (2022); Io sono Darty (2023); Soft skills (2023).