Pedagogia. Che cosa significa cutting

Il cutting è un segnale di malessere psicologico e spesso è associato a disturbi come la depressione, l’ansia, o il disturbo borderline di personalità. Anche se chi pratica il cutting può non voler fare del male permanente a se stesso, c’è il rischio di lesioni gravi, infezioni e cicatrici permanenti. Per chi pratica il cutting, è molto importante cercare aiuto da professionisti, come psicologi o terapeuti, per affrontare le cause profonde di questo comportamento e individuare strategie più salutari. Il cutting, purtroppo, è comune tra gli adolescenti e i giovani adulti, e può rappresentare un segnale di disagio psicologico o disturbi quali depressione, ansia o disturbi della personalità. I soggetti che si autolesionano spesso trovano difficile esprimere o elaborare le proprie emozioni in altri modi, e l’autolesionismo diventa un meccanismo di coping. È un comportamento pericoloso che può portare a infezioni, cicatrici permanenti e lesioni gravi, e richiede un intervento terapeutico per affrontare le cause sottostanti e trovare modi più consoni per gestire le emozioni. Si reputa dunque necessario sviluppare strategie efficaci e salutari per gestire lo stress, le emozioni intense e le difficoltà della vita. Una modalità di cura è rappresentata dalla terapia comportamentale (CBT) che è una forma di psicoterapia ampiamente usata per aiutare le persone a modificare i loro pensieri e comportamenti disfunzionali. Nella CBT, si lavora per identificare pensieri negativi o distorti che portano a comportamenti di coping malsani, come il cutting e per sostituirli con pensieri più realistici e utili. Questo porta allo sviluppo di modalità più adatte per contrastare situazioni stressanti. Altra forma è la terapia dialettico-comportamentale (DBT) particolarmente efficace per chi ha difficoltà nel controllo delle emozioni e degli impulsi, come nel caso dell’autolesionismo. Si concentra su quattro aree principali: la mindfulness, cioè imparare a essere presenti nel momento e ad accettare le proprie emozioni senza giudicarle, tolleranza allo stress, ovvero sviluppare capacità per approcciare situazioni difficili senza ricorrere a comportamenti distruttivi, regolazione emotiva, imparare a gestire e modificare le emozioni intense in modo sano, efficacia interpersonale, quindi migliorare le capacità di comunicazione e gestione dei conflitti. Esistono anche delle tecniche di rilassamento per la riduzione dello stress e il coping. Alcuni esempi sono: la meditazione e mindfulness in quanto aiutano a focalizzare l’attenzione sul presente e a ridurre l’ansia e il pensiero ossessivo, esercizi di respirazione profonda utili per calmare la mente e il corpo in situazioni di disagio, l’attività fisica è un potente antistress naturale, poiché rilascia endorfine che migliorano il benessere emotivo, lo sviluppo di abilità sociali e di comunicazione. Molti problemi di coping derivano dalla difficoltà di esprimere le proprie emozioni o bisogni agli altri. Migliorare le abilità di comunicazione assertiva e le relazioni interpersonali può aiutare a ridurre la fragilità e il bisogno di comportamenti autolesionisti. Parlare con amici, familiari o professionisti può abbassare il senso di isolamento e fornire una valvola di sfogo per emozioni intense. Un supporto sociale forte e positivo è essenziale per migliorare il coping. Tenere un diario emozionale in cui scrivere le proprie emozioni e pensieri può essere un modo per gestire il dolore emotivo in modo costruttivo, aiuta a riflettere sulle emozioni, a identificare i fattori scatenanti e trovare soluzioni più efficaci. Per chi si autolesiona o ha meccanismi di coping dannosi, è utile creare un piano di emergenza che potrebbe includere elenchi di attività alternative da svolgere quando si sente il bisogno di procurarsi del male, come fare una passeggiata, parlare con qualcuno, usare tecniche di rilassamento o numeri di telefono di persone di fiducia da contattare. In alcuni casi, soprattutto se il coping disfunzionale è legato a disturbi come la depressione o l’ansia, il medico può prescrivere farmaci per migliorare il controllo emotivo, come antidepressivi, stabilizzatori dell’umore o ansiolitici, da utilizzare in combinazione con la psicoterapia. Imparare a trattarsi con gentilezza e a riconoscere che le difficoltà emotive fanno parte dell’esperienza umana è un modo per costruire resilienza e ridurre la necessità di comportamenti distruttivi. L’arte, la musica, la scrittura o altre attività creative possono essere canali sani per esprimere emozioni complesse e ridurre il desiderio di autolesionarsi. Se una persona ha difficoltà a gestire il proprio coping in modo corretto, è fondamentale cercare l’aiuto di un professionista della salute mentale, come uno psicologo o un terapeuta, per ottenere supporto e sviluppare strategie più efficaci.

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About CHIARA VERGANI

Chiara Vergani, insegnante, pedagogista, formatrice sulle problematiche del bullismo, specializzata in criminologia e tutela del minore. Tiene conferenze in tutta Italia, interviene in molti programmi televisivi e radiofonici, collabora con diverse testate giornalistiche. Ha pubblicato Lo scacco rosso. Storie di bullismo (2018); Mai più paura. Il bullismo spiegato a tutti (2019); Il mondo si è fermato. Non voglio scendere (Ebook 2020); Le voci della verità (2020); Libere dall’inferno (2021); Professione docente in tempi di guerra (2022); Bipolari in bilico (2022); Io sono Darty (2023); Soft skills (2023).