Quando a Venezia ci si giocava la camicia. Parte seconda

Un altro appuntamento con la rubrica IL SIGNORE DI NOTTE. Per leggere la prima parte dell’articolo e gli articoli precedenti basta cliccare QUI.

La difficile opera di contrasto al gioco d’azzardo

Giocatori, bari, biscazzieri, “tagliatori” e tutto il serraglio di prostituzione e lenoni connesso si beffava di guardie e zaffi, quando addirittura non venivano presi a botte e talvolta anche peggio. Alcuni bari godettero di grande fama, come Zuane Martini, detto “Balla” o “Balletta”, tanto noto che ho deciso di farne un personaggio del mio libro giallo “Il Signore di Notte” ambientato nella Venezia del 1605. Anche la bisca del Gobbo nel racconto diventa meta delle indagini.

L’insanabile piaga infestò in modo trasversale la società veneziana in ogni epoca e senza distinzione di rango. L’azzardo era nell’aria, compenetrato nella città stessa, amalgamato con i traffici commerciali e con gli arricchimenti, connesso alla storia di Venezia fin dai tempi più remoti e non solo dal 1172. Le sentenze degli Esecutori Contro la Bestemmia e quelle delle altre magistrature che li avevano preceduti per competenza in materia non incutevano alcun timore. Il male non era regredito d’un passo neppure di fronte alle più severe sentenze di bando, messa alla berlina e carcere.

I modi per rovinarsi alla ricerca della fortuna

L’elenco dei modi per buttar via soldi era davvero lungo: piastrelle, primiera, gilé col bresciano, trappola, stusso, cricca, minoreto, trentaun per forza, sequentia, chiamare, dar la cartaccia e banco fallito. Un gioco molto diffuso era la basseta, un vero flagello. Il proverbio veneziano “la matina una messeta, dopo pranzo una basseta e la sera una doneta”, cioè alla mattina la messa, al pomeriggio il gioco della “basseta” e la sera una donna, l’avrebbe detta lunga, ma c’era poco da ridere perché il gioco era una peste che divorava i pochi denari dei poveracci e interi patrimoni dei ricchi. Susciterà clamore la disavventura di un giovane patrizio che al gioco aveva perso ogni avere, perfino le fibbie d’oro che adornavano le sue calzature. Nel tentativo di rifarsi alla fine si era giocato pure la propria promessa sposa. Nessuno ha tramandato come si era chiusa la vicenda della poveretta.

Conseguenze finanziarie per lo stato

Il gioco aveva pesato anche sulle casse dello stato. Tra il 1776 e il 1788 per rimpinguarle il governo aveva deciso di aprire le porte del patriziato a quaranta famiglie, vendendo il titolo per 100.000 ducati. In precedenza, tra il 1646 e il 1669, questa misura era già stata adottata con successo in altre due occasioni quando c’era stata la corsa per accaparrarselo. Questa volta non fu così: solo tredici famiglie furono disponibili a scucire la somma. Tra le ragioni di tanta disaffezione alcuni studiosi hanno individuato nel gioco del lotto la rovina di molte famiglie. Bersaglio di numerose proibizioni, come quella del 7 luglio 1603 con la quale il Consiglio dei Dieci aveva tentato di non “permetter alcuna sorte di Loti”, perché evidentemente ce n’era più di un tipo, era stato infine regolamentato dal governo nel 1734.

“Chi è causa del suo mal …” si potrebbe concludere. Invece, preferisco sottolineare la grandezza dell’antica Repubblica di Venezia, oltre undici secoli di gloria, retta in generale da governi avveduti, quando non geniali, da personaggi responsabili e quasi sempre all’altezza delle situazioni. Va bene! Qualche vizietto glielo possiamo concedere …

Il tono della voce del Balla era ormai ridotto alla supplica e gli occhi a un passo dalle lacrime, ma l’aria del Barbarigo era rimasta improntata alla diffidenza. Pensò che questo Balla, o Balletta che dir si voglia, avesse buttato lì una commediola e dei nomi a caso. Poi, osservando meglio l’omuncolo, si risolse:

«Ma no! Il miserabile non sa altro!», pensò tra sé, e si voltò di scatto verso l’uscio, sorprendendo il capitano che dovette corrergli dietro.

Il Signore di Notte. Un giallo nella Venezia del 1605, romanzo di Gustavo Vitali (2020)

articolo originale – https://www.ilsignoredinotte.it/azzardo.html

Altri articoli di approfondimento su temi del libro Il Signore di Notte, un giallo nella Venezia del 1605 – https://www.ilsignoredinotte.it/approfondimenti.html

La foto in alto: il portego che si apre su Corte Canal nel quale è stata posta la casa di un personaggio della storia, il baro Zuane Martini, detto “Balla” o “Balletta”

©Riproduzione riservata

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About Gustavo Vitali

Sono nato a Milano il 4 agosto. Non dico l’anno perché al riguardo sono un tantino ritrosetto ... Da oltre trent’anni vivo nella bergamasca. Ho due figli, Federico e Claudio. Istruzione: liceo scientifico e scienze politiche. Nessuna lode particolare: “È un ragazzo intelligente, ma non si applica abbastanza!” l’invariabile, ancorché poco appagante, giudizio dei miei insegnanti. Cosicché anni dopo la laurea è finita in soffitta, complice l’attività di famiglia, poi mia, dalla quale sono stato risucchiato. Ho anche fondato e diretto per una dozzina d’anni una rivista di settore. Passioni: il volo in parapendio ultima in ordine di tempo, cosa che mi ha portato a ricoprire da anni il ruolo di ufficio stampa nella FIVL (Associazione Nazionale Italiana Volo Libero – parapendio e deltaplano). Ovvio che non è stata la passione per il volo a spingermi a scrivere “Il Signore di Notte”, un giallo ambientato nella Venezia dei dogi! Lo è stata, invece, quella per la storia, da sempre. Ricordo che da ragazzino preferivo i sussidiari ai fumetti e leggevo la storia antica come fosse un romanzo d’avventura. Il vizio è rimasto in giovinezza e poi oltre, fino a oggi. Però come sia sorto l’interesse per la storia dell’antica Serenissima in particolare non saprei dire. Fatto sta che ho cominciato a leggere autori come Alvise Zorzi e altri storici che si sono occupati della sua storia lunga undici, forse tredici secoli. Quindi sono un lettore a senso unico: storia e ancora storia con qualche deviazione per la letteratura gialla. Congiunto alla passione per la storia, il vizio di non saper trattenere i ditini dalla tastiera. Prima la Olivetti “lettera 32” e poi il personal fin dagli anni ’70, quando costavano un botto. Anche la stilografica, prima di macchine da scrivere e computer, ha fatto il suo corso. Ecco perché “Il Signore di Notte” è insieme un racconto giallo con brevi riferimenti storici, una trama inventata, ma i personaggi sono reali, vissuti nel 1605, l’epoca dove l’ho ambientato. www.gustavovitali.it