Ad #Angolazioni, Maria Loreta Chieffo con il suo Non è di qua
Come preannunciato, giovedì 31 maggio si è svolto l’ultimo incontro della rassegna Angolazioni, tenutasi presso la libreria l’angolo delle Storie di Avellino e organizzata da Consiglia Aquino, Emilia Bersabea Cirillo, Anna Catapano e il gruppo ParoleTraNoiLeggere.
La rassegna ha visto la partecipazione di scrittori che hanno potuto presentare i loro libri accompagnati da riflessioni e interazioni di vari ospiti come anche delle stesse organizzatrici.
I libri, di volta in volta, sono stati animati da attori e attrici che ne hanno dato chiare immagini e raffigurazioni.
Giovedì sera, come dicevamo, è stata la volta di Non è di qua, scritto da Maria Loreto Chieffo, accompagnata da Emilia Bersabea Cirillo, Giampaolo Palumbo e Maria Gabriella Tiné.
Quest’ultima, attrice napoletana, rende bene l’inizio intrigante e affascinante del romanzo. La vicenda incalza sin dall’inizio e il giallo prende forma nelle parole dell’attrice.
Emilia Bersabea Cirillo, spiega che dopo aver ospitato una casa editrice di Foggia e tre libri la cui ambientazione è Napoli e Bagnoli, è sembrato giusto chiudere Angolazioni con una scrittrice di origine irpina.
Maria Loreta Chieffo, infatti, è nata a Zungoli ed è lì che ha ambientato il suo giallo, genere, fra l’altro, ancora non trattato.
Zungoli è un bellissimo paese, ha una struttura normanna con quattro torri, strade, stradine, viottoli e vedute meravigliose. Negli ultimi tempi, è stato conosciuto per la produzione del pregiato olio extravergine di oliva Ravece.
Un paese di quelli in cui sembra non possa accadere mai niente e che, invece, viene turbato nella sua pace da un duplice omicidio.
Questa la vicenda principale a cui si affianca un’analisi che ne fa un documento di come i paesi irpini siano diventati dei luoghi spopolati e vadano lentamente spegnendosi.
Il racconto è garbato ma denuncia ciò che l’Irpinia rischia di diventare: un luogo molto bello la cui bellezza, però, non è sufficiente a risollevare.
Il fatto di parlarne in un libro è già molto importante perché incuriosisce il lettore e lo invoglia ad andare a visitare il borgo ma non è un racconto nostalgico e si svolge con ritmo incalzante.
Il dottore Giampaolo Palumbo, in veste prima di tutto di amico di vecchia data nonché di lettore del primo manoscritto di Non è di qua, parte proprio dal confronto tra questo e la nuova stesura, rivisitata e corretta e anche- a suo parere- più bella della prima.
Maria Loreta utilizza la passione e l’amore per la scrittura sollecitando alle cose semplici, ai rapporti di un tempo e modellando l’intervento nel suo Zungoli.
La maggior parte dei borghi dell’Irpinia sono tutti come quello descritto nel libro, mille anime, due bar, due piazze, cani e gatti senza padroni. Non c’è traffico, c’è silenzio, non c’è differenza tra notte e giorno e dove, se non ci fosse stato il duplice omicidio, tutto avrebbe continuato a scorrere in modo ovattato.
Nel libro non si configura solo l’esterno ma le tradizioni, i modi di vivere che si vedono, ad esempio, negli arredamenti o negli oggetti custoditi negli anni.
Per questi motivi, il libro, secondo Palumbo, potrebbe essere anche visto come una sceneggiatura.
La scrittrice è una grande osservatrice perché quando entra nelle case dei personaggi riesce a vedere ogni piccolo particolare e lo descrive nella storia a partire dalle bevande, dai caffè, dall’acidità del Ravece. E, ancora, il ponte lungo Zungoli, i campi, le grotte, i tufi, tutto questo mescolato al rapporto tra i “Signori” e il popolo, lo status aristocratico che nonostante tutto va avanti.
Continua Palumbo, dicendo che per lui il libro di Chieffo è un inno ai borghi irpini, dell’Irpinia d’Oriente. Riguardo i personaggi, egli vede una donna dura capace di seguire ogni cosa nella giusta maniera e con un rigoroso ordine, cosi come la scrittrice svolge la sua professione di dirigente scolastica mostrando la capacità di essere protagonista in una scuola di oggi che non è facile da gestire nei rapporti.
Quando la parola passa a Maria Loreta Chieffo, l’autrice ringrazia innanzitutto per l’ospitalità e per l’invito e racconta che sin dall’inizio aveva in mente una storia che facesse parte del genere Noir e ogni volta che iniziava a scriverla non riusciva a collocarla in un posto diverso da Zungoli.
È nato così un atto di amore verso il paese, perché ha potuto vederlo con occhi più affettuosi e dolci, probabilmente senza far uscire l’aspetto introverso della gente che vive nell’entroterra. Una caratteristica che, secondo lei, perdura ma che sta cambiando proprio per l’arrivo delle donne dall’Est e dei ricongiungimenti familiari.
Questo, fra l’altro, potrebbe essere uno dei motivi di sviluppo per far crescere e sviluppare i paesi dell’Irpinia. Basti pensare ad istituire delle scuole serali o dei luoghi di aggregazione che potrebbero servire a fornire la giusta alfabetizzazione per chi vuole integrarsi e, nello stesso tempo, servirebbero a dare lavoro al personale scolastico giacché anche le scuole hanno carenza di alunni.
Si aggiungono, poi, nel libro i propri ricordi e si mette l’accento sulla forza delle donne che in paese sono rimaste sole a crescere i figli, ma anche delle donne sole che vivono di rimpianti , nonché della protagonista che, dovendo riempire un vuoto, deve rimboccarsi le maniche per poter andare avanti.
La presentazione di Non è di qua e di Angolazioni si conclude con la lettura appassionata e appassionante di un estratto dal libro a cura di Maria Gabriella Tiné.
L’angolo delle storie ha ancora una volta dato l’opportunità di poter “ascoltare” libri narrati e vissuti, di far conoscere e amare la lettura, i suoi spiragli, le sue angolazioni.
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Si ringrazia Antonella Bolognese per la foto
Maria Paola Battista
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