Immortalità
Apriamo il 2024 con un viaggio nelle parole che ci spinge oltre i confini della vita effimera che conosciamo, esplorando un territorio avvolto dal mistero e dal desiderio: l’immortalità.
Dal latino immortalis, composto da un prefisso negativo e l’aggettivo mortalis, ovvero ‘mortale’; è la caratteristica di chi sfugge alla morte, di qualcosa che non avrà fine, che è e sarà eterna. Il termine rappresenta quel desiderio tipicamente umano che spinge a superare sempre ogni limite, anche quelli imposti dalla natura. E non è forse il desiderio più audace e sfrontato quello di voler sconfiggere la morte? Come se nulla fosse mai abbastanza, come se non si accontentasse mai, o, forse semplicemente perché sembra difficile accettare che la vita possa finire così in un attimo, l’uomo ha sempre cercato qualcosa che gli permettesse di spezzare il ciclo naturale dell’esistenza.
La ricerca bramosa della soluzione alla morte, manifestatasi in diverse forme, come l’elisir di lunga vita e la pietra filosofale, ha accompagnato l’uomo e le diverse culture sin dagli albori della civiltà, permeando, di riflesso, anche parte della letteratura.
Nell’antichità, i miti e le leggende narravano di eroi che sfidavano la morte, di un mondo diviso tra umani e divinità, in cui i primi compivano viaggi e gesta per raggiungere la divina vita eterna. Dalla nereide Teti che immerse suo figlio Achille nel fiume Stige, per renderlo invulnerabile, tenendolo per un tallone, a Gilgamesh e la ricerca della pianta della giovinezza per sfuggire alla morte; dal giovane Dorian Gray disposto a vendere la sua anima al diavolo pur di ottenere l’eterna giovinezza, al tentativo di Voldemort di impadronirsi della pietra filosofale, creata dall’alchimista Nicolas Flamel, capace di produrre l’Elisir di lunga vita, che rende immortale chi lo beve. Questo tema intramontabile, nella letteratura, ha anche portato a profonde e contrastanti riflessioni, che potrebbero essere racchiuse nel dramma di Giuturna, nell’Eneide di Virgilio, che, dopo la morte del fratello, non vede l’immortalità come un dono ma piuttosto come una condanna, una maledizione eterna che non le permettere di fuggire al suo dolore.
Ma è davvero l’immortalità, nel bene o nel male, qualcosa al di fuori del nostro mondo? C’è qualcosa che è destinata a non morire? Luce d’ambra di Maria Laura Ferrera (Edizioni Il Papavero) sembra suggerire di sì, raccontando una storia che superare qualsiasi confine. È la storia di Ada, una traduttrice romana e di un incontro inaspettato su Facebook: gli occhi magnetici di un uomo che non riesce a ignorare. Poi, un salto temporale la porta indietro di più di 500 anni, nella Roma del Rinascimento; si inizia a intravede qualcosa che rompe le leggi della natura, che non muore mai: un amore destinato a ripetersi.
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