Racconto

Se la scrittura appare come un potente strumento per lasciare una nostra traccia, imprimere la storia e preservarla nel tempo, il racconto orale è la forma di espressione che ci appartiene da sempre, come una necessità primordiale. Scopriamo in questo articolo l’arte del racconto.

Derivato da contare, ovvero ‘narrare’ e a sua volta dal latino computare, ‘calcolare’, il racconto, etimologicamente, rimanda a un’idea di comunicazione calcolata, che segue una struttura ben ideata, studiata, ordinata, quasi a voler suggerire un messaggio creato chirurgicamente, con estrema precisione, affinché possa arrivare, tra le parole e le immagini suscitate, in maniera diretta ed efficace a chi legge o ascolta.

D’altronde, il racconto orale, spesso veicolato grazie ai cantastorie o ai narratori itineranti, è stato un potente mezzo per influenzare, attraverso figure eroiche e mondi affini, la plebe analfabeta. Prezioso, poi, era il suo ruolo per preservare, nel tempo, le tradizioni e la storia dei popoli. Compito ancora oggi svolto dal griot in alcune comunità dell’Africa occidentale sub-sahariana.

Se diversi studi hanno negato l’attendibilità delle fonti orali, in quanto incomplete e imperfette, ma piuttosto soggette al volere delle interpretazioni e della memoria, dando vita a molteplici varianti, tanti altri, come il lavoro condotto dall’antropologo belga Jan Vansina, hanno dimostrato come la tradizione orale possa rappresentare una fonte autorevole per ricostruire la storia di alcuni popoli. Non si può, per di più, negare la potenza dell’oralità, della “parola viva”, come sosteneva Socrate, e l’influenza che può avere rispetto alla parola scritta, “un morto discorso”. L’arte del dialogo e della maieutica apparivano, al filosofo, come elementi fondamentali per ricercare la verità, a differenza della scrittura che poteva limitare il confronto e lo scambio di idee, nonché l’importante processo di interrogazione.

Il racconto poi, o meglio la novella, è stato l’elemento cardine e vincente del Decameron, di Giovanni Boccaccio. Nell’opera, infatti, sono proprio i giovani protagonisti a raccontare le novelle, mentre fuori dilaga la peste. E non è forse questa la testimonianza di come per le sue dimensioni ridotte e la grande adattabilità alla trasmissione orale, il racconto possa rappresentare un’occasione perfetta per stare insieme, per fuggire dalla realtà e spesso riflettere?

Anche Ester Andreola, autrice di L’albero dormiente (Edizioni Il Papavero) sceglie la forma del racconto. Tra le pagine tre storie che hanno il sapore di luoghi lontani, magici, eppure familiari e “la parola viva” affidata a una mamma per la sua bambina. Re, draghi e un albero dormiente diventano tasselli per chi desidera trovare il senso della propria esistenza. Con i suoi racconti, in cui nessuna parola, nessun elemento è messo a caso, ma rispetta pienamente l’arte del contare, l’autrice spinge i lettori a combattere le proprie paure, a ritrovare se stessi e, finalmente, dar pieno valore alla propria vita.

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About Martina Bruno

Martina Bruno, laureata in Lingue e Letterature Moderne, classe 1996, fermamente convinta che la comunicazione e la cultura, in tutte le sue sfaccettature, siano elementi fondamentali per entrare in relazione con gli altri e con il mondo. Non posso smettere di essere curiosa e osservare, c’è troppo da scoprire, assaporare e raccontare.