La parola di oggi è Errore

Nella nostra esplorazione delle parole, ci imbattiamo in un concetto universalmente umano, seppur spesso ripudiato e tanto temuto: l’errore.

Fa parte di tutti i giorni, alcuni sono grandi, altri piccoli; di qualcuno ci dimentichiamo facilmente, qualcun altro invece sembra restarci appiccicato addosso, tenendoci svegli la notte, con lo stomaco sottosopra e un groviglio di pensieri. Vale forse la pena soffermarci sull’etimologia della parola per guardare un po’ più da vicino i nostri errori, e forse comprenderli meglio.

“Una persona che non ha mai commesso un errore non ha mai provato qualcosa di nuovo”
Albert Einstain

Iniziare un nuovo percorso, una nuova avventura prevede scontrarsi con ciò che non sempre si conosce e, quindi, inevitabilmente commettere errori. Fa parte del gioco. D’altronde, la parola errore, viene proprio dal latino error -oris, derivato di errare ovvero ‘vagare, deviare, sbagliare’. Il termine, dunque, descrive un percorso imprevedibile, sconosciuto e lontano da quella che viene definita la strada giusta. Eppure, spesso, proprio lo sbaglio ci permette di arrivare a una verità più grande, di imparare e crescere.  
È proprio con lo smarrimento della retta via che si apre il capolavoro di Dante Alighieri, la Divina Commedia, simbolo di un momento di crisi morale e spirituale. Un vagare che lo porterà per un cammino faticoso, eppure necessario per redimersi, uscire dall’errore e raggiungere verità e salvezza. Non si può negare che, seppur vittima di una società ingiusta e prepotente, Jean Valjean, protagonista de I Miserabili di Victor Hugo, non abbia commesso più di uno sbaglio nella sua storia. Una tendenza all’inganno che lo porta per l’ennesima volta a errare, rubando e approfittandosi dell’ospitalità del vescovo. Sarà la dimostrazione di comprensione e di solidarietà a far scattare qualcosa in lui, il desiderio di voler cambiare e riscattarsi. Ben diverso è il destino di Macbeth, protagonista di dell’omonima tragedia Shakespeare. La sua brama di potere lo condurrà a commettere una serie di errori e atrocità; neanche l’avvertimento delle streghe servirà ad allontanarlo da una strada autodistruttiva, giungendo, infine, alla morte.

È la storia a insegnarlo, dagli errori si può imparare e giungere a scoperte che rivoluzioneranno il mondo. Si narra che è stato un po’ per errore e un po’ per caso se sono nati gli antibiotici. Alexander Fleming, nel 1928, prelevò dei batteri dal suo naso per studiarne la causa, dimenticandoli però su una piastra nel laboratorio. Solo al rientro da una vacanza si rese conto dei batteri ammuffiti e di un fungo che li aveva distrutti. Oggi, Fleming è considerato il padre della penicillina, ma Giovanni Savignano, nel 2016, con il libro Il caso penicillina. Il racconto dell’antibiosi prima e dopo sir Florey (Edizioni Il Papavero) dà riconoscimento a gli scienziati che hanno contribuito all’eccezionale scoperta. Già nel 1895, infatti, il batteriologo Vincenzo Tiberio scrisse un trattato sulle muffe e le loro proprietà antibatteriche. La storia dell’antibiotico viene così tracciata, seguendo le tappe e l’evoluzione della Medicina, risalendo fin all’antica Grecia, per svelare una storia che non tutti conoscono.

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About Martina Bruno

Martina Bruno, laureata in Lingue e Letterature Moderne, classe 1996, fermamente convinta che la comunicazione e la cultura, in tutte le sue sfaccettature, siano elementi fondamentali per entrare in relazione con gli altri e con il mondo. Non posso smettere di essere curiosa e osservare, c’è troppo da scoprire, assaporare e raccontare.