Lo Scaffale della Memoria e l’ANPI di Napoli alla Biblioteca Popolare di Capodimonte

Ieri sera si è tenuta la presentazione del volume Il Fiore del Carso, una linea tra due mondi, un mio lavoro letterario del 2020, alla Biblioteca Popolare Il Borgo di Capodimonte a Napoli. La Biblioteca è anche sede dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) – Capodimonte e dell’Associazione Rosso Democratico. A condurre la serata è stata la giornalista Daniela Merola. La voce dell’attore Paolo De Vito ha dato corpo alla storia narrata. Durante la serata la web grafic Artist, Dorotea Virtuoso ha fatto dono alla Biblioteca del suo quadro La Partigiana.

Ai saluti di Patrizia Russo, responsabile della Biblioteca, ospite della serata letteraria, che ha avuto come tema “Lo Scaffale della Memoria”, sono seguite le relazioni della professoressa Giovanna della Bella, curatrice editoriale e dell’arch. Sara Cucciolito, presidente dell’ANPI Capodimonte e vicepresidente dell’ANPI provinciale di Napoli.

I temi su cui quest’ultima si è soffermata fanno riflettere sullo stato della ricerca che oggi coinvolge giovani e competenti volontari animati dal desiderio di tenere alta la bandiera della verità e della memoria. Persone impegnate, che hanno raccolto il testimone da chi li ha preceduti con uno spirito nuovo, volto allo studio, alla valutazione delle cause e degli effetti, unica arma contro l’ottusa e faziosa ostentazione di sapere, oggi si mettono in gioco per condurre le nuove generazioni alla conoscenza critica della nostra storia.

Il libro ha offerto lo spunto alla studiosa per affrontare temi delicati e ancora controversi che dividono il diritto alla memoria solo a causa di una consapevole volontà di alterare la verità. La linea tra due mondi, che sottotitola il romanzo, è purtroppo dentro di noi. A noi il compito di varcare quel confine.

I passaggi salienti delle riflessioni che l’arch. Cucciolito

IL LIBRO, STRUMENTO PER LA MEMORIA – Ogni parola è scritta in modo tale da comunicare un ventaglio di argomenti, che sono drammatici, ma con l’attrattività di un romanzo. Ho apprezzato il fatto che nel libro la ricerca sia partita dal basso, cominciando da tutti quegli avvenimenti, che diventano una storia, che a sua volta si collega alla Storia, attraverso tutte le testimonianze che vi troviamo. Ho apprezzato il gioco narrativo incentrato sulla ricerca del figlio che cerca il padre e trova il nonno, che rende il racconto emozionante. È un po’ ciò che noi dell’ANPI facciamo nelle nostre ricerche sulle piccole storie, partendo dalle fonti, che ci portano poi alla Storia con la “S” maiuscola.

È davvero drammatico che a scuola questi argomenti vengano trattati a fine ciclo quando gli studenti non hanno l’attenzione giusta e c’è fretta di chiudere i programmi. Spesso, in questo modo, si cade in una confusione riguardo linea del tempo, lungo la quale si svolsero questi eventi.

La ricerca della verità è ciò che fanno gli storici e gli scrittori. Questo racconto, però, in veste di romanzo, costringe il lettore ad andare alla fine, tenendolo inchiodato alla lettura.

LE FOIBE – Ogni 10 febbraio ci troviamo di fronte all’argomento proposto dal libro di Eleonora Davide. Peccato che sia sempre più ricorrente l’utilizzo strumentale della Storia, per cui si finisce per far passare di più la tragedia degli italiani vittime delle foibe, tralasciando la complessa situazione in cui si trovarono le popolazioni del confine orientale e di cui il libro parla. Alla fine, capita che le foibe vengano presentate come una sorta di shoah di destra, mentre La Giornata della Memoria venga classificata come un ricordo di sinistra. Però tutto questo è un artificio attuato consapevolmente per alterare la verità della Storia.

LA QUESTIONE DEL CONFINE ORIENTALE – Già dal 1920 Mussolini mostra un accanimento nei confronti degli slavi “razza barbara e inferiore”, così le terre di confine vivono una serie di vessazioni, come l’eliminazione delle scuole in lingua slava, dei cognomi, che vengono cambiati o italianizzati. C’è già un disagio dovuto alla volontà di eliminazione di questa “razza” (parola usata da Mussolini), quindi partono anche le schedature e le torture. Dopo l’8 settembre la situazione diventa drammatica, perché svanisce l’idea del fascismo di frontiera e gli italiani si trovano in una situazione difficilissima. Si verificano, nel frattempo, due condizioni: in Europa scoppia una guerra tra ex alleati per il petrolio rumeno e, nel frattempo, in Italia si crea una situazione difficile tra i partiti di opposizione e il PC. I partigiani titini usano la violenza, senza dubbio, e a questi si uniscono anche i partigiani comunisti italiani. Tra i partigiani si crea una situazione complessa, perché ci sono antifascisti italiani che non sono comunisti. Lo stesso movimento di liberazione stabilisce una sorta di zona franca in cui si istituiscono i tribunali del popolo che fanno processi sommari, in cui le vittime delle foibe spesso sono anche vittime di vendette personali.

Rispetto al numero della Shoah, che sono a 6 zeri, non per fare riduzionismo, ma il numero delle vittime delle foibe sicuramente è un altro. Ma ciò non ci legittima a non ricordare che comunque si tratta di vere e proprie stragi. È doveroso ricordare tutte le vittime di tutte le dittature!

L’ESODO ISTRIANO- GIULIANO-DALMATA E IL CAMPO DI CAPODIMONTE – In particolar modo, sono felice che questo libro sia stato presentato qui, perché nel Bosco di Capodimonte c’era un campo profughi istriano-giuliano-dalmata. Napoli, infatti, fu una delle pochissime città italiane che prontamente accolsero tutti gli esuli che furono costretti a scappare e noi a Capodimonte abbiamo ancora persone che hanno abitato in questo campo. Questa fuga dalla guerra, purtroppo, avviene anche oggi. In effetti nel Bosco c’erano tre campi: uno a ridosso del Casino della Regina; uno subito dopo; e uno vicino al vallone di Miano. Le baracche furono costruite in fretta e furia, ma i profughi si integrarono tanto in questa città, che alcuni dopo scelsero di rimanere qui. Quelle baracche sono rimaste lì per molti anni.

Quando abbiamo condotto una piccola ricerca su questo campo siamo riusciti a trovare e intervistare queste persone, sfondando un muro di reticenza e di dolore che sembrava insormontabile. Ma, alla fine, la ricerca della verità ha prevalso, fortunatamente! Perché queste persone ci hanno raccontato che non capivano nemmeno perché spesso venissero additate come “italiani fascisti”, quando fascisti non erano, semmai vittime di una tragedia politica e geografica, che ha cambiato per sempre il corso della loro vita. Coloro che sono riusciti a ritornare nella loro terra hanno raccontato di case requisite e spogliate del mobilio. Alcuni di loro si chiedevano se potevano ancora considerarsi italiani.

Sei anni fa il Comune di Napoli ha posto nel Bosco una lapide in memoria della sofferenza che hanno vissuto queste popolazioni e noi, come ANPI di Capodimonte, ci impegniamo ogni anno a portare le scuole e a raccontare queste drammatiche vicende.

Noi dell’ANPI di Capodimonte siamo felici della presenza di questo libro nello Scaffale della Memoria, perché lo riteniamo uno strumento che sicuramente utilizzeremo il prossimo 10 febbraio per parlare di queste drammatiche vicende.

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About Eleonora Davide

IL DIRETTORE RESPONSABILE Giornalista pubblicista, è geologa (è stata assistente universitaria presso la cattedra di Urbanistica alla Federico II di Napoli), abilitata all’insegnamento delle scienze (insegna in istituti statali) e ha molteplici interessi sia in campo culturale (organizza, promuove e presenta eventi e manifestazioni e scrive libri di storia locale), che artistico (è corista in un coro polifonico, suona la chitarra e si è laureata in Discipline storiche della musica presso il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino). Crede nelle diverse possibilità che offrono i mezzi di comunicazione di massa e che un buon lavoro dia sempre buoni risultati, soprattutto quando si lavora in gruppo. “Trovo entusiasmante il fatto di poter lavorare con persone motivate e capaci, che ora hanno la possibilità di dare colore e sapore alle notizie e di mettere il loro cuore in un’impresa corale come la gestione di un giornale online. Se questa finestra sarà ben utilizzata, il mondo ci apparirà più vicino e scopriremo che, oltre che dalle scelte che faremo ogni giorno, il risultato dipenderà proprio dall’interazione con quel mondo”.