‘A cart’ ‘e musica ‘mman’ e cocchieri. Considerazioni sullo stato delle cose nella politica italiana
La situazione politica, locale e nazionale, mi ha suggerito titolo e considerazioni.
Il titolo del libro del primo anno di economia era “Morfologia Economica”. Quando faccio vedere il suo indice a qualche laureando, resta a bocca aperta. Lo riporto: Parte prima- La società arcaica; Parte seconda- La civiltà cristiana; Parte terza-Dialettica della svalutazione; Parte quarta-Speranze e timori del XX secolo. Nei primi mesi, pensavo di avere sbagliato Facoltà. Poi, mi resi conto della sua importanza al fine della comprensione dell’economia e del perché aveva quel titolo. Lo studio di una disciplina, come la Grammatica, ha bisogno della Morfologia. Il Professore riteneva che, per tenere a freno l’essiccamento dei valori della società e la naturale tendenza allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, fosse utile il binomio di valori cristiani e socialisti. Quando esistevano i politici, che erano strumento di ideali e di volontà tese a costruire modelli di società, trovavo armonia tra gli insegnamenti avuti all’Università e i discorsi dei rappresentanti dei partiti. Anche se i modelli a cui si ispiravano erano, per alcuni aspetti, alternativi o concorrenziali, tutti pensavano al bene comune e al miglioramento della società. Alcune differenze erano relative alla scelta di ciò che era ritenuto prioritario tra gli imprenditori, i lavoratori, le famiglie, le singole persone, ecc. Ogni Partito veniva costruito, utilizzando valori come cemento. Il popolo veniva messo in condizione di partecipare. E gli effetti sulla democrazia e sul bene comune si vedevano. Con la Televisione, iniziarono “Le Tribune Politiche “, che erano lezioni di Democrazia, non avanspettacolo, come i talk show di oggi. I Segretari di Partito si confrontavano con giornalisti e i conduttori si chiamavano Iacobelli, Zatterin, Vecchietti. Nei leader dei partiti, vedevo concretizzata un’affermazione del Palomba: “Per essere un vero politico, ci vogliono sette lauree”. Tremonti, partendo da Platone, paragona il politico a un comandante di una nave: deve conoscere sette cose. Queste riferimenti sono stati provocati dall’ascoltare trasmissioni come Tagadà, L’aria che tira, Omnibus, Agorà, ecc. Ovviamente, ascolto con interesse divulgatori di cultura, come Cacciari, De Masi, Pasquino, Canfora, ed altri. Ogni tanto, sento bestialità. Ultimamente, ho sentito Fusaro, che possiede una forbita parlantina. Avevo già notato, in un convegno, che, quando invade il campo dell’economia, scivola verso banalità, dimostrando che conoscere la Filosofia, non significa essere economista o politico. Il colmo lo ha raggiunto a Tagadà, quando, per apparire solidale con chi soffre, ha detto :” Bisogna sconfiggere il Capitale”. Questa frase veniva ripetuta dai comunisti, che non capivano la differenza tra uno strumento e chi lo usa. Una volta non riuscii a far capire ad un dirigente del PCI, che il capitale è un mezzo per svolgere attività economiche. Come usarlo e per quale fine, lo decidono i padroni, che possono essere Persone o Stati. Confondere il capitale con il Capitalista è una delle più deleterie Fake News che hanno influenzato anche la Politica estera di molti Stati. Un esempio? Quanti considerano demonio il capitale Americano e filantropico quello Cinese? Un opinionista, che afferma una cosa contraria alla verità, provoca confusione e incertezza politica. Mi ha preoccupato il non aver letto nessuna critica alla stupida affermazione. Purtroppo, è da molto tempo che siamo governati da incompetenti e incoscienti. Ciò indebolisce la fiducia nel nostro Paese, nel contesto internazionale. Cosa, che ha conseguenze economiche. Nella prima repubblica, argomenti dei dibattiti erano i valori a cui i partiti ispiravano l’azione governativa. Adesso, vengono pronunciati numeri e accuse. Un politico, per capire, non utilizza i numeri, che riguardano effetti di scelte passate, deve saper leggere gli aspetti della vita sociale, che sono più eloquenti dei numeri. La Statistica non è stata mai considerata una disciplina di serie A. Prendiamo il caso del Reddito di Cittadinanza. Si sta costatando che le previsioni, sul numero dei poveri e sul costo della manovra erano sballati. La proposta era stata giustificata, furbescamente, dalla volontà di aiutare milioni di poveri e dal voler fare aumentare i consumi. I fatti stanno dimostrando la superficialità di chi lo ha proposto e la diffusa ignoranza delle Leggi che regolano l’Economia. Un poco di buon senso avrebbe fatto imitare le logica dei “Cantieri di lavoro” democristiani: dignitosi e produttivi. Stessa superficialità sull’argomento “Quota 100”. Si prevedeva il pensionamento di 290.000 persone, siamo a meno della metà, solo 128.000. Si parlava di una manna per i giovani, invece le cose non migliorano. Sono anni che non si parla di programmazione economica, mentre si procede a tentoni. Non posso non richiamare l’attenzione su quello che sta avvenendo ad Avellino, per la formazione delle liste elettorali. Sembra una fiera paesana. Si cercano adesioni, come una volta si compravano gli asini e le mucche.
Luigi Mainolfi
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