Annina, la civetta eroina di Maria Paola Battista

Annina, la civetta eroina

 

 

Nei pressi di una  casa di collina viveva una civetta, il suo nome era Annina. Abitava in un bel buco nascosto nel tronco…

di una grande quercia che si trovava nel giardino della casa. Il luogo era abbastanza isolato e popolato da tanti animali. Tra quelli domestici vi era un cane e due cuccioli di gatto nati da poco. Ad Annina erano subito piaciuti quei due gattini: aveva fatto amicizia con loro e li aveva chiamati Tip e Top. Annina, infatti, era una civetta un po’ particolare perché spesso svolazzava anche di giorno e  aveva qualcosa di diverso anche nel suo aspetto. Come tutte le civette, non era molto lunga, aveva la testa grande e gli occhi enormi e gialli ma, a differenza delle altre, sulla sua testa c’erano abbondanti e lunghi ciuffi di penne rosse, come pure il suo corpo era ricoperto da penne verdi e grigio chiaro, sulle zampe e intorno agli occhi era nera.

A vederla, era davvero uno spettacolo simpatico perché a volte sembrava più un pappagallo che una civetta! Per questo suo aspetto bizzarro, aveva dovuto abbandonare i suoi simili, che la sbeffeggiavano,  e aveva cominciato a svolazzare intorno alla casa.

La quercia le aveva dato un bel riparo e con l’arrivo della primavera ecco arrivare i due gattini.

A molti uomini ignoranti non piacciono le civette perché pensano che siano segno di malaugurio; ma lei, contrariamente alle superstizioni, non mancava ogni notte di far ascoltare il suo canto agli abitanti della casa.

Per loro la voce stridula di Annina era diventata un’abitudine e qualche volta la guardavano da lontano quando si metteva immobile su un alto filo della corrente.

 I gattini, la mattina presto, andavano sotto la grande quercia e, con i loro sottili miagolii, la chiamavano e le dicevano: ”Ehi, Annina, ti andrebbe di venire a caccia di topolini?” allora la civetta, che era andata da poco a dormire, con grande pazienza, si svegliava e si posava ai piedi dell’albero e, con in gattini che le giravano intorno come se fosse la loro mamma, diceva ai due piccolini: “Allora, state molto attenti perché proprio stanotte ho visto una tana poco distante da qui, cercherò di volare piano e quanto più basso possibile perché voi riusciate a seguirmi. Se doveste perdervi, chiamatemi e io verrò a cercarvi”. Magari  Annina non aveva nessuna voglia di andare in giro a cacciare topolini e poi, se l’avesse vista qualche uccellaccio, cosa avrebbe pensato di lei? Eppure i suoi amici erano così felici che non sapeva dire loro di no. I due gattini erano piccoli e così anche una breve corsa bastava a stancarli, allora si sdraiavano a terra e si addormentavano quasi abbracciati. Annina li guardava e aveva l’impressione che sorridessero, così volava verso la sua tana e andava a risposarsi.

 Con il passare del tempo Tip e Top divennero due abili cacciatori e non mancavano di far trovare sotto la casa di Annina qualche topolino di campagna o qualche piccolo uccello di cui gentilmente facevano omaggio alla loro amica.

Gli animali di quella zona dovevano essere molto prudenti perché, nelle vicinanze di quel borgo, vi era per loro un posto molto pericoloso. C’era, infatti, una riserva di caccia dove alcuni uomini andavo a divertirsi a sparare agli animali e, poiché a volte non sapevano bene ciò che facevano, era capitato che ad essere sparati fossero stati passerotti piuttosto che quaglie o gatti al posto di leprotti.

Così, quasi tutti si tenevano a distanza dalla riserva e Annina aveva spiegato a Tip e Top di stare lontani e di essere molto prudenti: lei, in questo, era più fortunata perché essendo un uccello notturno non correva rischi, ma aveva sentito storie molto tristi.

Un giorno accadde un fatto inaspettato: la battuta di caccia era stata più lunga del previsto e i cacciatori si erano attardati fino all’imbrunire. In estate, si sa, piove poco e le foglie cadute sul terreno sono molto secche, come anche i rami degli alberi.

Annina aveva da poco iniziato ad andare in giro e aveva accompagnato i suoi amichetti a dormire: a loro piaceva dormire sul fieno nonostante il caldo e si erano trovati un bel posticino nel fienile dove stavano al riparo e dove c’era sempre un bel secchiello pieno d’acqua fresca.  Annina vide improvvisamente una scia rossa: una specie di serpente che dalla riserva andava verso la casa, lungo il sentiero e diventava sempre più grosso. Era un incendio che, divampato forse a causa di qualche cacciatore distratto, si estendeva sempre di più aiutato da un venticello da poco alzatosi.

 La civetta non riusciva bene a capire, ma dall’agitazione di molti animali intuiva che non doveva essere nulla di buono; si avvicinò un po’ in più e, quando capì il pericolo, non sapeva cosa fare. Incominciò a volare all’impazzata, ma poi capì che avrebbe dovuto fare qualcosa, doveva ragionare e non farsi prendere dal panico, in più c’erano Tip e Top che, ignari di ogni cosa, dormivano beatamente nel fienile!

La sua voce si fece sempre più stridula. Avrebbe voluto far svegliare gli uomini della casa per avvertirli del pericolo, ma era notte e loro erano abituati al suo canto, allora cominciò a scaraventarsi contro le finestre e, nonostante si facesse tanto male, insisteva. Alla fine diede un forte colpo, la sua ala destra quasi si ruppe e  cadde a terra sfinita. Il colpo, però, aveva finalmente fatto svegliare il padrone di casa che uscito fuori si accorse dell’incendio. L’uomo diede l’allarme e nell’andare all’idrante vide Annina che giaceva a terra sotto la sua finestra. Non poté soccorrerla perché il fuoco era quasi arrivato al fienile e la legna accantonata per l’inverno iniziava a fare qualche scintilla. La bambina, che viveva nella casa, fu l’unica che in quel trambusto, ebbe il coraggio di avvicinarsi ad Annina, la accarezzò dolcemente e le disse: “Coraggio, ce la faremo”. Le parole della bambina fecero svegliare Annina che con i suoi occhi gialli riusciva a malapena a vedere dove arrivava il getto dell’acqua. Quando ebbe la forza di pensare si ricordò dei gattini e riuscì a sentire il loro lamento, allora lasciò le mani della bambina e cominciò a volarle intorno. Inizialmente, la bambina la guardava senza comprendere ma poi, quando Annina interruppe il suo volo circolare e volò dritto fermandosi ogni tanto, allora capì e cominciò a seguirla. La bimba chiamò suo padre e di corsa seguirono Annina che aveva trovato i due gattini bloccati dalle fiamme.

Mentre gli uomini spegnevano il fuoco, Annina era molto stanca e perse i sensi. Si risvegliò qualche giorno dopo su un bel cuscino morbido, la sua ala era fasciata e le faceva ancora un po’ male. A fianco a lei c’erano i due gattini che la guardavano con occhi dolci e poco distante una bambina faceva un disegno. Annina provò ad alzarsi e i gattini e la bambina le si fecero più vicini: “Annina, hai salvato la vita di tutti noi. Sei stata molto coraggiosa e por poco non sei morta. Ti saremo grati per sempre e, quando sarai guarita, staremo sempre insieme.”

Annina era felice e presto riprese a far sentire a tutti gli abitanti della zona la sua bella voce stridula.

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