CHE COS’E’ L’AMORE di Marcellino Aversano

PREFAZIONE

del libro “ CHE COS’E’ L’AMORE “ di  Marcellino Aversano edito dalla KIMERIK

 In un mondo come il nostro, in cui tutto viene sacrificato al dio della fretta, all’opaco specchio delle apparenze; in un’epoca in cui il futile ed il passeggero diventano la moda del momento; un’era nella quale soffermarsi in un’intima riflessione diventa quasi utopistico ed illogico, ritrovarsi a parlare dei brividi dell’Amore, nelle sue più svariate espressioni, appare come un’oasi di  emozioni, un turbine di sentimenti nell’immenso deserto dell’aridità e dell’indifferenza, che troppo spesso ci circondano.

 

Dobbiamo dare atto a Marcellino Aversano di aver avuto il coraggio di andare controcorrente, di aver realizzato, con la pertinacia che lo contraddistingue, un sogno, il suo sogno : riuscire ad aprire lo scrigno dei suoi palpiti profondi, offrire ad altri le miriadi di sensazioni che lo hanno avvolto, le scintille ispiratrici che proprio l’Amore ha acceso nel suo animo sensibile. Nella premessa l’autore candidamente si confessa col lettore e gli spunti biografici in essa contenuti contribuiscono a renderla meravigliosamente vera. Uno sfogo autobiografico che troviamo pienamente legittimo, perché gli eventi l’hanno reso più forte moralmente. De Musset ce lo aveva insegnato : le messi per maturare hanno bisogno di rugiada, come l’uomo ha bisogno del dolore.

La tavolozza dell’ispirazione poetica di Marcellino Aversano è impregnata di quella rara delicatezza, di quel magico trasporto che solo l’essenza pura dell’ Amore può donare. L’operetta è impreziosita da tormentate riflessioni che si immergono talvolta nei marosi dell’inquietudine e dell’angoscia dell’uomo, scavano nelle sue contraddizioni, cercando di dare una risposta a ciò che intorno a noi vive e si agita.

Ecco, dunque, che lungo il sentiero tracciato dall’autore ci si ritrova a respirare, in “Allontanati senza far rumore”, la sofferta fine di una storia d’amore : “…allontanati senza far rumore se non riesci più a ricevere quello che rimane del mio cuore…”. In “Amica solitudine” si riassaporano i pirandelliani dubbi sulla nostra reale identità, su quelle maschere mutevoli che siamo pronti ad indossare a seconda della diversità delle situazioni, fino a giungere alla conclusione cara all’autore che “…solo quando siamo in solitudine siamo noi stessi”. Anche il valore trasparente dell’amicizia diventa, per Marcellino Aversano, stimolo di “riflessione poetica”, in “L’amicizia è una purezza della vita”, l’autore esalta la gioia di possedere un amico vero, che diventa una perla preziosissima perché esso è – e ce lo insegna l’antichità classica- “amicus certus”.

 

Materia di poesia diventa per l’autore anche il confine tra la fedeltà e il tradimento in “Dolce desiderata tentazione”: “…o dolce desiderata tentazione tu che alteri il punto di equilibrio dell’amore e l’amore desiderato…”. Nella riuscita silloge si intravede in “Aspettami” anche l’umano dolore avvertito per il distacco dalla vita terrena della persona amata, che ha condiviso con il suo compagno di viaggio sogni e speranze, delusioni e tormenti e che solo l’ultima certezza di un futuro ricongiungimento riesce, in qualche modo, ad alleviare : “ …aspettami nella tua eterna luce, portami con te nella tua eterna pace…”.

Ci piace evidenziare anche il forte slancio spirituale che compare nella poesia “O Signore”, nella quale il verso diventa preghiera, accorata supplica in chi ha rivestito di fede la sua intera esistenza : “…O Signore…rendilo forte, aiutalo a superare il dolore, mostrando la strada che porta a te…”.

Tutta l’opera , dunque, si snoda attraverso i bagliori di autentici attimi d’ispirazione e ad ogni pagina si scoprono un po’ di più la sensibilità e la profondità d’animo del nostro Marcellino Aversano, che ha dato vita ad una silloge elegante, raffinata, certamente appassionata, nella quale si intrecciano rivoli di speranza e aliti di malinconia.

 L’autore si apre ai lettori cavalcando le ali di una Musa ispiratrice, che sfiora le corde del cuore e schiude il nostro io ad una accorata, quanto mai necessaria, riflessione. Plaudiamo toto corde a questo primo affacciarsi alla finestra letteraria di Marcellino Aversano. Lo  ringraziamo per averci regalato una pausa di intima serenità nel frastuono assordante della quotidianità augurandogli, altresì, di non smarrire mai il suo slancio vitale, il suo sensuale legame con la poesia che- come dimostra questa silloge- diventano incredibilmente coinvolgenti e rendono il lettore partecipe del battito ora inquieto ora sereno dell’autore, sempre teso,comunque, all’esaltazione di quell’ Amore che sorregge i nostri passi, attraverso l’azione purificatrice e liberatrice che si sprigiona prepotentemente dalla poesia.

 Prof. Vincenzo Diana             

 

 

 

 

 

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