COME LE COSE DIVENTANO OPERE D’ARTE SECONDO PERNIOLA

Il filosofo e studioso di estetica  venerdì 22 gennaio alle 18 alla Fondazione Biagi di Modena, nell’ambito della rassegna “Impara l’arte. Introduzione alla ricerca contemporanea”

Il paesaggio artistico del XXI secolo è attraversato da svolte espansive e destabilizzanti che hanno modificato lo statuto stesso dell’arte. Questo l’oggetto della lezione del filosofo Mario Perniola, in programma venerdì 22 gennaio alle 18 alla Fondazione Marco Biagi di Modena.

L’intervento di Perniola, intitolato “Come le cose diventano opere d’arte”, sarà accompagnato dalla proiezione di immagini. Si tratta del terzo appuntamento della rassegna aperta liberamente a tutti “Impara l’arte. Introduzione alla ricerca contemporanea”, promossa dal Comune e dalla Fondazione Cassa di risparmio di Modena e organizzata dal Consorzio per il festivalfilosofia in collaborazione con Galleria Civica e Fondazione Fotografia.

«Qualsiasi cosa può essere qualificata come arte – ha scritto Perniola – non importa se naturale o artificiale, organica o inorganica, reale o virtuale, astratta o concreta, trovata o costruita». Osservando in particolare le strategie artistiche della Saatchi Gallery di Londra e delle ultime Biennali di Venezia, Perniola vede venire alla luce una svolta “fringe” (il termine inglese si può tradurre come “ai margini” o “di confine”) dell’arte, capace, appunto, di inglobare opere marginali o persino estranee ai suoi confini tradizionali: «Nel momento in cui tutto ciò che è ‘fringe’ può diventare istituzionale – avverte Perniola – si apre il problema della sua legittimazione e dell’autorevolezza di chi garantisce tale operazione». Grande occasione per chi è rimasto fuori dai confini del mondo dell’arte istituzionale, la svolta attuale renderebbe infatti più acuto il pericolo di insulsaggini e più ardua la possibilità di fornire orientamenti non arbitrari. Mario Perniola, già docente di Estetica all’Università di Roma “Tor Vergata”, ha contribuito al dibattito sull’arte con numerosi studi e interventi critici. A partire da alcuni classici del pensiero contemporaneo (Nietzsche, Heidegger, Bataille, Klossowski), si è occupato dell’avanguardia, con particolare attenzione allo sperimentalismo narrativo e ai fenomeni del “post-umano” nell’arte e nella sessualità, condensati nei concetti di simulacro e ripetizione. Da ultimo ha approfondito i fenomeni di “artistizzazione” diffusa del tempo presente. Tra i suoi libri: “Il sex appeal dell’inorganico” (Torino 1994); “Disgusti. Le nuove tendenze estetiche” (Genova 1998); “L’arte e la sua ombra” (Torino 2000); “Contro la comunicazione” (Torino 2004); “Più che sacro, più che profano” (Milano 2010); “L’estetica contemporanea” (Bologna 2011); “L’avventura situazionista” (Milano 2013); “L’arte espansa” (Torino 2015).

La seconda parte della rassegna “Impara l’arte”, dedicata al lavoro di alcuni artisti contemporanei, prenderà il via venerdì 29 gennaio con la conversazione di Guido Costa dal titolo Nell’atelier di Nan Goldin. Prevista sempre alle 18 e sempre alla Fondazione Biagi, la conversazione sarà accompagnato da proiezioni e filmati.

Ai partecipanti agli incontri di “Impara l’arte” potrà essere rilasciato un attestato di frequenza utile come riconoscimento per il personale della scuola, per i crediti scolastici e per gli usi consentiti dalla legge.

 

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