COROLLARIO ITALIANO – Intervista a Maria Pia Cellerino

In occasione dell’importante rassegna di conferenze e concerti del Conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino, conclusasi recentemente, abbiamo incontrato l’organizzatrice di “Corollario Italiano” M° Maria Pia Cellerino e le abbiamo posto qualche domanda.

C’è una grande partecipazione di colleghi agli eventi da lei organizzato. Questa voglia di comunicare che si riscontra al Cimarosa a cosa è attribuibile, secondo lei?

Vede, il Conservatorio è sempre stato la mia seconda famiglia e, si sa, in una famiglia che si rispetti il dialogo è importante; oserei dire fondamentale. Questa voglia di comunicare e di far comunicare è del tutto naturale in ambito artistico. La creatività  è il motore dell’Arte e la musica è il linguaggio universale dell’anima. Il musicista parla attraverso il suo strumento e cerca di comunicare le sensazioni che sono intrinseche nel brano musicale che sta eseguendo. Ritengo che il Conservatorio sia il luogo più adatto ad allenare gli allievi in questo difficile compito. Le esibizioni pubbliche se avvengono spesso all’interno del luogo in cui si studia predispongono, pian piano, ad un’esibizione di alta qualità e allenano l’allievo alla concentrazione e al giusto atteggiamento da tenersi in concerto.

Mi parla delle precedenti edizioni del Corollario e della crescita di questa manifestazione?

Ecco, “Corollario” è il risultato di una serie di Progetti d’Istituto che, nel corso degli anni, ha dato vita a concerti e dibattiti di grande interesse culturale e scientifico. Penso ad esempio a quello del lontano 2007 dedicato a Domenico Scarlatti. In quell’occasione, tra le varie esecuzioni,  furono proposte anche alcune Sonate scritte prettamente per Organo e, per rendere al meglio questo esperimento, ci spostammo nella Chiesa di San Francesco Saverio e utilizzammo l’organo storico presente in quel luogo. All’interno dello stesso progetto, ricordo che un intero concerto vide la collaborazione della classe di composizione del M° Vitale per l’elaborazione, pensate per svariate formazioni, di alcune tra le più conosciute Sonate dell’”aquilotto” napoletano. In particolare ricordo un brano scritto per doppio trio dal titolo “Calembour n.2” dell’allieva Patrizia Mazzina. Questa composizione era una parafrasi su temi scarlattiani  in cui il docente di organo (M° Roberto Santocchi col quale ho collaborato spesso) interagiva con allievi di altre discipline strumentali tra cui Michele Brogna al clarinetto, Luciano Domenico al saxofono e Antonio Smaldone al pianoforte.                      

Un altro progetto particolarmente interessante  è stato quello biennale del 2008/2009: “Letteratura Musa della Musica, percorso comparativo sistematico”. In questo progetto, preceduto sempre da una Tavola Rotonda, si mise in risalto il connubio tra poesia e musica nel corso dei secoli cercando di abbattere le separazioni tra questi due mondi artistici. Questo progetto era rivolto alle scolaresche e trattava poeti e letterati presenti nel loro percorso di studio (la poetica simbolista: Verlaine e Mallarmé, Saffo musicata da Dallapiccola e così via). “Corollario”, però, si può dire che sia nato grazie al Progetto del 2013/2014. Infatti, il titolo stesso è esplicativo: “Giovanni Sgambati, fulcro di un corollario di musicisti italiani illustri”. La ricerca svolta per la realizzazione di questo progetto, il triste anniversario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale (2014) e, infine l’evento straordinario dell’EXPO nel 2015 hanno acceso un fuoco patriottico che ha trovato la giusta collocazione nella realizzazione di “Corollario” del 2015.     Nel corso degli anni “Corollario” ha assunto la fisionomia di un appuntamento consueto in cui vengono proposti brani di autori italiani di qualsiasi epoca con particolare predisposizione per quei compositori che hanno contribuito ad influenzare il gusto musicale europeo e mondiale grazie ala maestria e all’accademismo delle Scuole Musicali della nostra Nazione. L’edizione 2015 è stata particolare poiché ha coinvolto non solo i docenti di strumento ma anche tutti i docenti di Storia della Musica che hanno proposto una tematica a scelta; una tematica, però, rivolta ad un musicista italiano o ad un’argomentazione inerente alla ricerca musicologica nel nostro Paese.

Cosa è emerso dagli incontri?

Tante cose sono emerse da questi incontri. La consapevolezza del fatto che ci sono ancora, fortunatamente, innumerevoli strade da percorrere e formule di eventi da individuare al fine di arricchire la preparazione artistico-culturale dei nostri allievi. Ormai sono più di vent’anni che propongo e realizzo eventi all’interno del “Cimarosa” ed è stato sempre molto gratificante constatare quanta sete di novità e di desiderio di partecipazione attiva alla vita dell’Istituzione faccia parte dell’identità dei nostri ragazzi. Mi riferisco ai nostri allievi, e di tutte le discipline. Nei giorni immediatamente successivi alla fine di ogni progetto, per me era una gioia immensa vederli sorridere e salutare con affetto quando li incrociavo nei corridoi. Erano contenti, felici di avere realizzato un bel prodotto musicale nel luogo in cui studiavano. Molti di loro, alla fine di ogni progetto mi chiedevano, da subito e senza indugio, quando avrebbero avuto nuovamente la possibilità di vivere l’esperienza di essere protagonisti, all’interno dell’Istituto in cui studiavano, al fine di potersi preparare meglio alla difficile arte dell’esecuzione pubblica. Questo è stato il premio più bello. Il loro sorriso mi ha dato l’energia necessaria per inventarmi ogni anno qualcosa di nuovo. Solo ed esclusivamente per loro. Un’altra cosa importante che è emersa da queste numerose esperienze riguarda la mia persona. Ho scoperto il desiderio e una prepotente volontà di proporre e far scoprire i musicisti italiani. Insomma, il desiderio di mettere in luce i nostri musicisti. Da quelli più conosciuti a quelli che restano nell’ombra ma che, in ogni caso, fanno parte del nostro importantissimo bagaglio artistico. Non dimentichiamoci che l’Italia ha elargito musicisti all’Europa e al Mondo intero che, con la loro arte, hanno contribuito alla nascita di correnti musicali e scuole musicali in molti paesi e influenzato molte scuole nazionali straniere. 

Cosa ha imparato e cosa hanno imparato, secondo lei, gli allievi da questo scambio?

Sicuramente ho imparato che interagire con gli allievi è sempre molto gratificante e istruttivo. Ho imparato ad ascoltare con più attenzione le esigenze dell’utenza per cercare, nel mio piccolo, di rendere sempre piacevole e costruttiva la loro frequenza all’interno del Conservatorio. L’aggregazione di più discipline insegnate in Conservatorio convogliate in un unico progetto e, pertanto, il coinvolgimento di allievi che suonano strumenti diversi, ma che si ritrovano e si ascoltano, risulta essere una carta vincente sia dal punto di vista della proposta pubblica, sia dal punto di vista della soddisfazione personale degli allievi che vi partecipano con le loro esibizioni. In questo modo si sentono veramente parte attiva e laboriosa di una grande famiglia. Sparisce il desiderio di protagonismo insito in ogni disciplina, se trattata in maniera isolata, e nasce il piacere dell’esibizione singola all’interno di un gruppo eterogeneo. Il desiderio di essere protagonisti viene incanalato verso un’esibizione più educativa che, sicuramente, arricchisce l’allievo sia dal punto di vista della conoscenza sia da quello della scoperta di un repertorio inusuale. Per quanto riguarda la mia esperienza pluridecennale nel realizzare questo tipo di progetti, ho imparato soprattutto che con un po’ di buona volontà e tanta, tanta pazienza è possibile realizzare prodotti di alto livello sperimentale e scientifico poiché i nostri allievi posseggono un ingrediente fondamentale per ottenere questo risultato: l’entusiasmo. Abbiamo imparato insieme tante nozioni nuove, scoperto musiche che, altrimenti, non avremmo mai né ascoltato né eseguito; lo abbiamo fatto accomunati dallo spirito di collaborazione che ci ha contraddistinti in tutti questi anni. Abbiamo capito che l’universo della Musica ha ancora molte cose nascoste, tutte da scoprire. Basta un po’di fantasia e, sicuramente, l’appoggio dell’Istituzione nel consentire la realizzazione di questi progetti che, ripeto, sono pensati sempre e solo esclusivamente per gli allievi.  Ci sentiamo vivi, così. Ogni volta un nuovo progetto che ci vede protagonisti ci da, anche, la possibilità di approfondire teoricamente, se non addirittura di scoprire letteralmente, qualche risvolto interessante di questo nostro mondo meraviglioso: il mondo della Musica.

Mi parla dei programmi futuri o delle idee per la prossima edizione?

I programmi futuri? Sono tanti. La mente è in continuo fermento per cercare di realizzare sempre progetti nuovi che abbiano, però, una caratteristica comune: quella di essere pensati per i ragazzi.                                             

Loro sono i veri protagonisti, sempre. Loro devono sentirsi a casa quando vengono chiamati per partecipare fattivamente a questi eventi. Devono sentire che l’Istituzione li protegge e che si prodiga per farli crescere e fare esperienza, come si cresce e si fa esperienza in una grande famiglia. Questi appuntamenti devono contribuire a rafforzare il loro carattere e dar loro la possibilità, esperienza dopo esperienza, di dominare l’emotività. Insomma, devono crescere artisticamente e con una certa consuetudine all’interno di queste mura amiche. Le mura dell’Istituzione in cui studiano. Noi siamo qui per loro e questo gli allievi lo devono percepire.                                                                                                        

La prossima edizione di “Corollario” sarà ancora più interessante di quella appena terminata, ma non voglio rovinare la sorpresa con anticipazioni premature. Posso solo aggiungere che mi piacerebbe inserire gli appuntamenti teorici di questi progetti all’interno della programmazione didattica dei colleghi che vi partecipano, in modo da estendere a tutti la possibilità di partecipare ad ogni incontro senza dover costringere l’utenza ad operare una scelta tra la lezione vera e propria e la partecipazione a questi momenti extracurricolari.  Per quanto riguarda i programmi futuri, ho un sogno nel cassetto. Infatti, oltre a “Corollario”, vorrei riprendere la rassegna dei Compositori della Scuola Napoletana che, a cadenza annuale, potrebbe essere un altro fiore all’occhiello del “Cimarosa”, per proporre un compositore con produzioni strumentali, corali e, perché no, orchestrali. Negli anni passati questa Rassegna ha proposto a largo spettro la figura di Domenico Scarlatti e, nel lontano 2007, ha visto protagonista un compositore napoletano particolarmente caro al compianto Aldo Ciccolini: il M° Achille Longo di cui il pianista fu allievo.

Eleonora Davide

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