Coronavirus. Manteniamo le distanze e non dimentichiamo la nostra umanità
Ci sono aspetti che è doveroso sottolineare del momento che tutti insieme stiamo vivendo. Sono quegli aspetti minori che appartengono alla nostra umanità. Le regole da seguire dovremmo conoscerle tutti perché i decreti che si sono succeduti in questi giorni ce le hanno di volta in volta spiegati.
Alla maggior parte degli italiani viene chiesto di restare a casa mentre altri rischiano la vita per noi tutti. Se siamo nelle categorie attive in questo momento, cioè medici e sanitari, operatori del settore alimentare, agricolo e zootecnico e dei servizi di sicurezza, di informazione e di cura, siamo chiamati a svolgere il nostro lavoro nel rispetto delle cautele imposte per la salvaguardia nostra e delle persone in cui siamo in contatto. E a queste categorie deve andare il ringraziamento di tutti gli italiani.
Ma, per far sì che queste persone possano lavorare in sicurezza e che la diffusione del virus sia quanto prima interrotta, è assolutamente necessario che tutti gli altri restino a casa in seno alle proprie famiglie. E che non si spostino se non per accedere ai servizi necessari che vanno dall’approvvigionamento di generi alimentari alle cure mediche, all’acquisto dei prodotti i cui esercizi sono rimasti aperti per decreto, sempre nel rispetto delle distanze e potendo autocertificare, se richiesto, il motivo dello spostamento. Insomma, le limitazioni sono tante e molte volte i limiti in cui ci si può muovere non sono sempre chiarissimi a tutti.
Se il virus non troverà il passaggio, si esaurirà come sta succedendo in Cina, da cui giungono finalmente segnali confortanti. Non forniamo questo passaggio. Perché, ormai dovremmo averlo capito, il pericolo maggiore sta proprio nell’essere potenziali portatori sani della malattia che non si manifesta in tutti nello stesso modo.
Non facciamolo solo per noi ma anche per le persone che incontriamo. E, se dobbiamo mantenere le distanze con gli altri, facciamo che questa sia una misura solo fisica e non coinvolga il nostro approccio all’altro. Possiamo continuare a guardarci in faccia senza timore anche a distanza, possiamo essere cortesi anche a due metri di distanza. Se dobbiamo modificare il nostro comportamento, cerchiamo di farlo solo in ciò che ci mette in contatto fisico con l’altro, ma un saluto gentile e sorridente aiuterà tutti a mettersi in una buona disposizione d’animo. Il sorriso non contagia.
Pensiamo a quanti lottano per la vita, pensiamo a chi casa non ce l’ha e vive per la strada, alle persone che non vivono una situazione tranquilla in famiglia, pensiamo a chi vive della propria attività e in questi giorni non vedrà entrate, sperando siano pochi. Pensiamo a chi si ammala e non potrà avere il conforto di una persona cara, pensiamo a chi muore solo, senza l’ultima carezza, per chi resta e non può raccogliere l’ultimo sospiro di chi se ne va.
In casa anche mantenere la pulizia e rispettare le norme che evitano il contagio di altre forme infettive non sarebbe male visto che un qualsiasi sindrome che interessi le vie respiratorie oggi ci allarma. E poi, dovendo vivere tutti insieme in casa, è bene ricavarsi degli spazi propri in modo da mantenere un certo senso di indipendenza ed evitare di innescare forme di insofferenza. Leggere, scrivere, chiamare per telefono o in videochat gli amici possono essere modi utili a scacciare la noia. Approfittare per fare cose che rimandavamo da parecchio può risultare positivo per farci sentire più appagati, soprattutto se questo senso di impotenza ci abbatte l’umore.
Per il resto, conserviamo la fiducia. Quando tutto sarà tornato alla normalità, conserveremo solo un ricordo di questo periodo da raccontare un giorno ai nostri nipoti.
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