DARIO NICOLELLA – Trenta poesie per Rabarama

AD AVELLINO LA PRESENTAZIONE DELLA RACCOLTA DI POESIE EDITA DA SCUDERI

Pittura, scultura e poesia colloquiano nell’ultimo lavoro

di Dario Nicolella

Venerdì 7 febbraio all’Archivio di Stato di Avellino, alla presenza del suo Direttore, dott. Carlo Guardascione, del dott. Paolo Matarazzo, della storica Gaetana Aufiero, con le letture di Costanza Fiore e gli interventi del prof. Fiorentino Vecchiarelli, si è tenuta la presentazione della raccolta di poesie del dott. Dario Nicolella, oncologo dell’Azienda Ospedaliera Moscati di Avellino,Trenta poesie per Rabarama per Scuderi Editrice. L’autore, dopo aver scritto di storia locale (Le strade di Salerno), di arte (I cento chiostri di Napoli;Irpinia di fonteLe cupole di Napoli), e di mitologia (La leggenda di Palinuro), si dedica oggi alla stesura di trenta componimenti ispirati e dedicati alle opere dell’artista italiana Rabarama, al secolo Paola Epifani.

In una sorta di sindrome di Stendhal, Nicolella viene rapito dalle sensazioni e dallo stupore suscitati dalle originalissime figure umane scolpite dalla poliedrica artista romana. Se ne immedesima al punto da subire una profonda crisi interiore che trasferisce, nero su bianco, in questa produzione lirica. Un’operazione inconsueta questa, in cui la lirica si immedesima in un’altra forma d’arte: la scultura e la pittura.

Accomuna i due artisti la riflessione sull’uomo dei tempi moderni, il bisogno di “uscire dal bozzolo, simbolo delle convenzioni e della chiusura mentale”, la necessità recuperare la nostra irripetibilità, comprese le nostre fragilità.

Rabarama esprime queste tematiche dipingendo, come una pelle sui suoi bronzi, pezzi di puzzle e fantasie a nido d’ape, che è la visione ingrandita al microscopio del DNA; Nicolella, invece, con uno stile asciutto e giocando con il senso e la segmentazione delle parole, disegna nella sua raccolta una parabola di emozioni, dall’estasi amorosa al disagio di stare al mondo, dalla speranza alla desolazione.

“Vi racconto la storia del mio libro: mi trovavo a Salerno e per caso vidi il manifesto della mostra dell’artista Rabarama presso una galleria della città.

Incuriosito, entrai ed ebbi la fortuna di conoscere proprio lei, Paola Epifani. Parlammo di arte, perché ne sono un appassionato. La sua generosità mi colpì, mi regalò un catalogo delle sue opere con una dedica, e da allora ricevo i suoi cataloghi ogni volta che organizza una personale. Quando le ho comunicato del mio progetto letterario, ne è stata entusiasta. Lei, mia musa consapevole e inconsapevole, ha letto ed approvato ogni mio componimento e la ringrazio per avermi concesso la possibilità di utilizzare completamente gratis una sua opera per la mia copertina. Spesso anche le copertine dei libri di poesie sono anonime ed evanescenti; io invece volevo dare un chiaro segnale anche sotto quest’altro aspettoPaola, come artista, mi ha colpito perché è una donna che con le sue opere comunica le sue visioni, i suoi progetti e crea un collegamento tra ciò che è dentro e fuori di lei.”

L’autore concede poi qualche riflessione di più ampio respiro sulla poesia:“Credo che oggi la poesia contemporanea sia lontana dall’uomo contemporaneo: è troppo intimista e crepuscolare. La poesia non può chiudersi in se stessa, ma deve aprirsi anche ad altre forme d’arte, per trarre nuova linfa. Io la chiamerei MULTIMEDIALITÀ della poesia.

E con una battuta il poeta-dottore ci saluta: “Ad oggi ho scritto altre venti poesie per Rabarama, ma sono ancora in attesa di un suo placet. Spero di rivedervi alla prossima presentazione!”

                                                                                   Gemma Alifano

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.