Etica e verità per l’incontro dei giornalisti campani ad Avellino
Ieri mattina presso il Circolo della stampa di Avellino si è tenuto un interessante incontro per la formazione dei giornalisti, cui sono intervenuti esperti di deontologia professionale, presentando rischi e tranelli dell’informazione cartacea e web.
Etica e deontologia dell’informazione è l’argomento che ha raccolto ieri ad Avellino i giornalisti impegnati nella formazione continua. L’evento, valido per l’acquisizione dei crediti professionali, organizzato dal Circolo della Stampa, attivissimo nel capoluogo irpino, grazie al buon lavoro di Gianni Colucci e alla presenza efficace e fattiva del presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli, ha visto alternarsi al tavolo, insieme al presidente e a Colucci, il vescovo di Avellino Arturo Aiello, il professor Francesco Saverio Festa e il quirinalista di Avvenire Angelo Picariello.
La verità al centro del dibattito che ha animato l’incontro. Una verità suggerita dai vangeli, che non fu definita neanche da Cristo durante il giudizio che lo portò alla crocifissione. «Che cos’è la verità? Cita il vescovo invitando i presenti ad evitare con ogni mezzo l’autoreferenzialità della notizia. Veridicità secondo Max Weber, autore suggerito dal prof. Festa. Ma anche verità non riconosciuta, perché non identificabile in quanto tale dal recettore del messaggio, secondo Picariello.
«La prima fake news – ha esordito Gianni Colucci in apertura – fu la promessa di vita eterna che il serpente fece ad Eva nell’Eden offrendole il frutto proibito». A tal proposito mons. Aiello, ha fatto appello al buon uso della parola, spesso veicolo di soggettiva informazione che però incontra una altrettanta soggettiva ricezione da parte del destinatario, spesso distratto dal continuo bombardamento di notizie. A questa considerazione ben si affianca la visione del giornalismo come vocazione e del giornalista come missionario, che il prof. Festa ha portato al pubblico confortato dall’opera di Weber, in una continua lotta tra etica della convinzione ed etica della responsabilità. Per Picariello «in Italia le cose stanno messe molto male» per colpa della corsa alla notizia, anche se sbagliata, alla facile condanna, alla conformazione ad una linea tracciata da chi crea opinione; abitudine sbagliata cui il vero giornalista dovrebbe rispondere con la propria autonoma visione dei fatti.
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