Fili d’aria riflessi di Michela Marano, edizioni Il Papavero, 2018. La recensione
In questo tempo sospeso e surreale, lontano da quello del frastuono della quotidiana corsa per la vita, il silenzio parla al cuore. Così ho preso tra le mani la raccolta di liriche dell’irpina Michela Marano, Fili d’aria riflessi, e ho ascoltato, leggendo, i suoi versi al sole del pomeriggio. Vi ho scoperto, in questo modo, l’assonanza con il momento che oggi attraversiamo, immobili nell’attesa. Vi ho letto tutti i significati che alla poesia danno gli esperti, vi ho trovato tutto il cuore che vi mettono gli amanti, tutta la fede che vi riversano i credenti, tutto l’infinito che disegnano quei versi.
Sì, perché la poesia non è materia semplice da trattare: ha i suoi linguaggi, i suoi sospiri non scritti, le sue ragioni che non sempre tutti comprendiamo. Così in quei fili d’aria, sebbene riflessi, ho intravisto dei segreti che vanno al di là del verso e sono nascosti dentro le parole, che sono state scelte, pensate, posizionate nel luogo in cui dovevano essere per raccontare la loro storia.
Oltre l’amore per il paese natio, la nostalgia per quel fiume che ora è secco, ormai, il ricordo degli amici di un tempo, che è divenuto legame amorevole e costante (E narriamo l’amicizia/ attraverso la dilezione/ che pone giuste distanze/ da grafismi superficiali/ di vacuità marcate), l’anelito a un misticismo lontano (Gli occhi slanciati verso/ l’alto alla ricerca della/ preghiera, consolatoria di Dio), queste liriche non titolate, se non nell’indice, svelano metafore nascoste, profonde, legate alla terra (Non poggiare la testa/ su questa terra/ per non sentirne il peso), al tempo (Lunghi attimi di vita si dileguano/ nel territorio dell’infinito…), alla morte che mantiene tuttavia i legami stretti (Il ricordo si tinge dei giorni/ della tua età/stagione recisa/in momenti involontari).
Nel breve susseguirsi dei versi di Michela Marano credo per alcuni attimi di aver visto ciò che era celato, mentre la ritmica varia delle strofe mi trasportava veloce nella lettura, costringendomi mio malgrado a soffermarmi sui particolari.
In questo tempo di silenzio e di attesa, la parola che sussurra all’anima rimane un buon esercizio per guardare finalmente in se stessi.
Buona lettura!
Michela Marano
Docente di materie letterarie e scrittrice, ha collaborato con il settimanale cattolico irpino Il Ponte. Ha pubblicato nel 2013 la raccolta Frammenti in-versi per Delta 3 Edizioni. È stata inserita in antologie a carattere nazionale come Il Federiciano-libro blu di Aletti Editore di Villalba di Guidonia, Napoleone Vitale e San Leo dell’editrice Artemia di Reggio Calabria. Ha pubblicato la raccolta di racconti Dialoghi sotterranei, Europa Edizioni, Roma, 2019. È presente nella Storia della poesia irpina 2 di Paolo Saggese. È vincitrice di premi internazionali: Premio Europeo di Poesia XXV Edizione 2011, Lecce; premio Qualità e Merito, settore talenti (Centro Culturale Europeo Aldo Moro), Lecce, 2011; Premio internazionale sezione poesia “Tulliola-Renato Filippelli”, Formia, 2014; Premio poesia Minturnae, sezione Giovani “Ornella Malerio”, Minturno, 2015; Premio internazionale sezione poesia “Tulliola-Renato Filippelli”, Poesia narrativa saggistica – Premio della legalità contro le mafie, sezione Opere di saggistica su Renato Filippelli, Formia, 2016; Premio Leivi, Premio speciale città di Leivi, 2016. Partecipa a incontri e dibattiti di natura culturale/letteraria.
LA SUA SCHEDA NELLA FIERA DEL LIBRO DELLA BIBLIOTECA SUORE DI MONTEVERGINE
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