Intervista a Graziella Di Bella, autrice di i Tiresia lo sapeva
Un altro articolo oggi per la rubrica L’AUTORE DEL MESE realizzata in collaborazione con Domenico Faniello e La Casa del Menestrello. Oggi incontriamo Graziella Di Bella.
D: Già da giovane scriveva e leggeva tanto, chi è il suo autore preferito?
R: Intanto grazie per questa opportunità, sono felice di poter parlare del mio “mondo altro” perché non mi riconosco in altri spazi se non in quelli della lettura e della scrittura. Per quanto riguarda il mio autore preferito, devo dire che sono stata un’appassionata lettrice di Sartre, Moravia, Baudelaire, Dickinson, Montale, Woolf, Saba, Pirandello, Dostoevskij e tanti altri, nel senso che ho amato, diciamo così, un genere letterario, non soltanto un autore specifico. Io seguo un filone che sento mio, leggo i testi degli autori che mi accendono una scintilla nella mente.
Anche molti scrittori contemporanei catturano la mia curiosità e mi arricchiscono moltissimo, è bello confrontarsi con gli autori del tuo tempo, scoprirne le affinità, le differenze, cercare di vedere le cose secondo il loro punto di vista.
Di ogni autore, poi, cerco una caratteristica, per esempio, della Mazzantini, per citarne una a caso, apprezzo la scrittura dall’andamento veloce, nel raccontare magari una storia complicata, importante, di Camilleri, apprezzo la sottile ironia, la capacità di inventare termini nuovi, praticamente, cerco piccoli particolari nell’immensità della loro scrittura. Potrei continuare all’infinito, ma credo di dovermi fermare.
D: Dunque, in che modo ha influito sul suo divenire una scrittrice?
R: La lettura approfondita delle opere di autori, che percepivo vicini al mio sentire, ha influito sul mio modo di scrivere, ognuno di noi ha un suo stile specifico che si fonda sulla memoria di ciò che ha letto, studiato e apprezzato. Praticamente affiorano le “memorie dal sottosuolo”. La buona lettura mi ha rapita sin dall’adolescenza, a 15 anni ero già abbonata al Club degli Editori, non avendo la possibilità di recarmi presso le librerie autonomamente, sceglievo le opere dal catalogo e mi arrivavano puntualmente a casa, almeno tre libri al mese.
Forse scrittori non si diventa, è tutta una conseguenza della mente che sente, che assorbe, che ha bisogno di esprimersi a parole, di materializzarsi come se fosse la tua stessa ombra.
D: A soli 14 anni vince il primo premio in un concorso di poesie a tema libero. Come pensa si sia evoluto il suo modo di scrivere nel tempo?
R: Certamente è diventato più maturo e si è consolidato e leggere tanto mi ha aiutata a crescere a livello stilistico. Poi, si sa, il tempo ti trasforma; affermi i tuoi concetti, i tuoi pensieri, acquisti consapevolezza, le esperienze ti cambiano e quindi il tuo modo di scrivere, possiamo dire, è sempre in divenire, anche se io, per esempio, ho sempre conservato il carattere introspettivo in tutti i miei testi poetici. C’è un genere che ti appartiene come il tuo DNA.
D: Ci dice che la sua scrittura nasce da un’esigenza interiore, quale esigenza voleva assecondare con la sua pubblicazione Tiresia lo sapeva?
R: Sì, è vero, non sono mai stata io a cercare la poesia, non mi sono mai seduta con l’intento di produrne qualcuna, ma sono stata sempre investita da questo “flusso” di parole-pensieri nella mia mente, che aveva necessità di prendere forma.
Vede, a me capita di sentire tutto sulla mia pelle, anche le emozioni e le vicissitudini delle persone a me care e perciò le assorbo in me e poi, per metabolizzarle, devo scrivere, altrimenti mi vengono i crampi allo stomaco.
Con la pubblicazione della silloge, Tiresia lo sapeva, ho voluto assecondare l’esigenza di concretizzare la mia “opera prima”, cioè l’esigenza di fare il primo passo verso me stessa, verso quel luogo che avevo sempre desiderato abitare, ma che abbandonavo al bivio – tra la mia strada, quella che il mio Daimon mi invitava a percorrere e quella delle incombenze, che mi intimavano di restare fossilizzata nel mio stare quotidiano.
Alla fine ha vinto il mio Daimon, ho dato ascolto a quella vocina che non mi dava pace, finché non ho costruito “quella stanza tutta per me”, mattone dopo mattone. Nella poesia eponima, che titola la silloge, questo concetto è ben spiegato.
D: Lei è vissuta tra i libri, che consiglio darebbe ai giovani d’oggi, che vogliano approcciarsi alla lettura?
R. Io invito i giovani a leggere di tutto, ad essere curiosi, ad avere sempre fame di conoscenza, sono certa che troveranno la loro strada e si innamoreranno del genere letterario più vicino al loro sentire.
D. Secondo lei la poesia è un’arte per pochi eletti o chiunque può tentare, anche chi non crederebbe mai di poterlo fare?
R. Non è per pochi eletti ma non è per tutti. Non posso essere obiettiva nel dare una risposta a questa domanda, perché io la poesia la intendo come un rapimento, per me si può soltanto sentire e non cercare. Io la vivo di brividi di pelle, carne e ossa. Non si può spiegare la magia, il miracolo della poesia che arriva all’improvviso, in un qualunque momento della giornata o della notte e non puoi fare altro che assecondarla, accoglierla.
Però, chissà, magari ci saranno gli addetti ai lavori capaci di costruire un testo senza ispirazione alcuna, ma io questo non lo posso asserire.
Anche quando ho scritto una poesia a quattro mani, agganciandomi all’incipit di un altro poeta, ho aspettato che arrivasse l’ispirazione a quella traccia e poi ho scritto di getto, tutte le parole, arrivate in punta di penna.
Non mi resta che ringraziare per questo spazio concessomi, per le preziose domande che mi hanno permesso di esprimermi e di parlare di bellezza, perché la scrittura è musica, è architettura, è tutto ciò che siamo.
Un grazie con tutto il cuore.
La ringrazio io per aver risposto alle mie domande e le auguro il meglio per il suo libro.
Il libro è disponibile qui: https://www.daimonedizioni.com/prodotto/tiresia-lo-sapeva-di-graziella-di-bella/
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