Intervista alla scrittrice Cinzia Fiore Ricci

Un altro articolo oggi per la rubrica L’AUTORE DEL MESE realizzata in collaborazione con Domenico Faniello e La Casa del Menestrello. Oggi incontriamo Cinzia Fiore Ricci.

D: Letteratura, poesia, racconti brevi, si è cimentata in diversi generi; può raccontarci il suo preferito?

R: Sicuramente il mio preferito è il genere noir, a prescindere che io scriva una poesia, un racconto o un romanzo, è senza ombra di dubbio il genere che sento più vivo e viscerale e mi permette di scavare l’animo umano.

D: Parlando di generi differenti, come descriverebbe il suo romanzo «Stanza numero 7» con tre aggettivi? E perché proprio questi?

R: Crudo, reale, disturbante. Ho usato questi tre aggettivi perché Stanza numero 7 è crudo, reale e disturbante.

D: Crudo e reale sono due aggettivi in linea con l’eros, cheè il suo marchio di fabbrica, molto presente in tutti i suoi racconti; c’è un desiderio preciso che la spinge a parlarne?

R: Perché ci si scandalizza sempre troppo, perché chi ne parla è considerato un depravato, un malato di sesso, un insoddisfatto e una donna, in special modo, è calcolata come una poco di buono. Nessuno fa domande troppo “curiose” quando si scrive un giallo o un thriller pieno zeppo di omicidi orripilanti. Sulla mia pagina dedicata all’eros ho scritto questa frase: “L’Eros è una forza primordiale di cui è dotato ognuno di noi. Un luogo intimo che merita attenzione”.

D: A proposito di luoghi intimi, in «Stanza numero 7» è molto presente la sfera psicologica, sia di Minerva che di Aphrodite. Si è affidata a esperienze reali, personali e non, per raccontare di loro?

R: La storia di Aphrodite è vera, mentre quelle di Minerva è un mix di esperienze che io e Monia (l’altra autrice) abbiamo ascoltato nell’arco di circa cinque anni. Abbiamo voluto però mantenere quasi integra quella di Aphrodite proprio per la crudeltà che racchiude. Naturalmente entrambe le storie sono state arricchite di particolari inventati, per romanzarle e rendere l’impatto con lettore ancora più potente.

D: Quindi lei crede che tramite la scrittura si racconti la vita vera?

R: A volte la realtà ha una fantasia molto più fervida della fantasia stessa. Si racconta sempre la vita attraverso la scrittura, dalla notte dei tempi. 

D: Noto che uno dei suoi racconti «Come tu mi vuoi» è stato pubblicato con lo pseudonimo di Lisa Steiner; firmarsi con un altro nome incide in qualche modo sulla scrittura? La facilita? 

R: No, non la facilita, quanto meno io non vedo nessuna differenza. Per anni ho sempre usato un solo nome per le mie produzioni: Cinzia Fiore Ricci, per l’appunto, ma scrivendo diversi generi i miei lettori non sapevano mai cosa si sarebbero trovati una volta acquistato un mio lavoro. Non tutti amano il noir o l’erotico, così come molti non leggono poesie o romanzi rosa. La scelta di diversificare i generi usando nomi diversi l’ho presa soprattutto nel rispetto dei lettori, dei loro gusti e della loro personalissima sensibilità.

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About Gabriela Grieco

Classe 1998, laureata alla magistrale in Interpretariato e Traduzione. Le sue lingue di competenza sono l’inglese e lo spagnolo. Appassionata di fotografia e recitazione, frequenta attualmente l’Accademia dello Spettacolo e del Musical di Baronissi. Amante della scrittura vuole impegnarsi nel diventare giornalista pubblicista.