Intervista ad Annachiara Di Salvio, autrice di La Quadreria delle Suore Benedettine di Montevergine

Una pubblicazione per addetti ai lavori, ma comprensibile a tutti per la chiarezza dell’esposizione, che rivela il ricco patrimonio della Congregazione religiosa, rendendolo disponibile a chiunque. L’arte, in fondo, finisce per veicolare messaggi, sia che l’autore lo desideri che ne sia inconsapevole. e, in particolare, all’arte sacra è affidato il compito di veicolare alti messaggi. Visto il lodevole lavoro svolto da Annachiara Di Salvio, che ci ha trascinato di fronte a delle tele dall’indiscutibile fascino, ho creduto opportuno porle qualche domanda per sapere qualcosa in più sul lavoro che ha svolto.
Dottoressa Di Salvio, ci vuole spiegare come è nata l’idea di raccogliere le opere della Quadreria appartenente alla congregazione in un catalogo critico? Si tratta di opere di valore?
L’idea è nata insieme al Responsabile e gestore della biblioteca, il dottor Adelino Di Marino, e alla Priora generale della Congregazione, Madre Ildegarde Capone, per celebrare il novantesimo anno dell’apertura dell’istituto.
È stata una bella opportunità per me e per la Congregazione per valorizzare e portare alla luce il suo prezioso e unico patrimonio artistico che affianca quello librario, altrettanto bello.
Lei mi chiede se le opere sono di valore? Ovviamente lo sono, come tutte le opere d’arte.
Stiamo parlando, inoltre, di dipinti realizzati dal figlio di uno dei più noti pittori della nostra storia locale e soprattutto di opere su tela dalle maestose dimensioni, basti pensare all’opera presente nella Cappella dell’Istituto: “La morte di San Guglielmo”. Le posso assicurare che questo capolavoro ha lasciato senza fiato tutti i visitatori che sono venuti ad ammirare le opere e acquistare il volume presso la nostra sede.
Oltre a essere una storica d’arte, è lei stessa un’artista. Ha esposto in diverse mostre in tutta Italia; inoltre si occupa di restauro ed è stata selezionata da una casa d’aste. Come è nata la sua passione?
La mia passione per l’arte è nata sin da piccola, avevo sei anni quando ho realizzato i miei primi ritratti e qualche anno dopo sognavo anche di diventare una restauratrice.
Ho iniziato a collaborare con una ditta di restauro locale e, dunque, a svolgere interventi ad Avellino e provincia e, successivamente, ho collaborato con altre ditte a livello regionale dove ho potuto affinare le mie conoscenze, che mi sono state utili anche per la realizzazione del catalogo.
Per quanto riguarda la mia professione di artista, devo dire che è un periodo molto proficuo. Sono stata selezionata per il prestigioso Premio Michelangelo di Roma, presieduto da Vittorio Sgarbi, il quale ha potuto visionare le mie opere in mostra e pubblicate anche su una rivista di Arte contemporanea. Ho avuto anche il piacere di esporre una mia opera in Francia presso la sede dei Bibliofili di Parigi, un’importante società fondata nel 1895.
Attualmente sono stata selezionata e collaboro con diverse Case d’Aste e Gallerie d’arte in tutta Italia ed in particolare ho avviato una collaborazione a Firenze.
Ci parli della sua produzione artistica, se le fa piacere.
Successivamente ai miei studi presso il liceo d’arte, ho sviluppato il mio personale e inconfondibile stile che ho perfezionato nel corso degli anni. Nelle mie opere parto dalla raffigurazione della realtà trasformandola in forme appiattite delimitate da linee nere che racchiudono campiture di colore puro, vivo, brillante e immagini dal sapore naif. I dipinti sono caratterizzati da un tripudio di colori i quali riescono a coinvolgere lo spettatore trascinandolo in un mondo rassicurante e gioioso, onirico e fiabesco, con un forte impatto emotivo e linguaggio immediato.
Cerco di esprimere la gioia di vivere e di dare sfogo alle sensazioni che provo in quel momento, allontanandomi dalla negatività della vita quotidiana e trasportando l’osservatore in quel mondo armonioso, sereno, immaginario: un mondo in cui tutti abbiamo vissuto almeno una volta.
Cerco di dare una versione ottimista della realtà ed emanare gioia e positività ma soprattutto amore; infatti la maggior parte dei miei dipinti esalta gesti di affetto. Utilizzo sempre figure dai tratti semplici, immagini dirette inserite in un contesto in cui il sogno si mescola alla realtà.
Come diceva Picasso: “C’è un solo modo di vedere le cose, fino a quando non arriva qualcuno e ci mostra come guardarle con occhi diversi”.
L’arte può, secondo lei, avere una funzione salvifica?
Certo, secondo il mio punto di vista, l’arte ha un grande potere salvifico e rigenerante, manifesta i più profondi stati d’animo, sentimenti ed emozioni dell’artista. L’arte diventa strumento di salvezza a cui aggrapparsi per non annegare e sprofondare nella negatività della vita quotidiana, ci regala emozioni e momenti di gioia pura, ci mostra una realtà diversa, un altro punto di vista per aggrapparci agli infiniti colori della realtà. Proprio per questo, cerco di trasmettere nelle mie opere gioia, amore e positività, come ho detto precedentemente.
Sono curiosa di sapere come ha vissuto il periodo che l’ha impegnata nel convento per lo studio delle opere oggetto della sua pubblicazione.
Passare del tempo all’interno del convento delle suore benedettine è per me sempre una grande gioia. Questa occasione non è stata una novità per me, dato che sono membro del direttivo dei Beni e delle attività Culturali della Congregazione delle suore e da anni collaboro con loro, ma ammetto che concentrarmi su queste splendide opere d’arte per realizzare un lavoro inedito è stato motivo di grande orgoglio. Le suore benedettine riescono sempre a farti sentire a casa con il loro amore verso il prossimo. Posso dire che è stato molto bello analizzare le opere e scoprirne i dettagli nascosti, consultare i testi della biblioteca e i documenti storici e privati conservati nell’Archivio della Congregazione.
Nel suo libro ha trattato di autori contemporanei, come Geppino Volpe, Ovidio De Martino e Nicola Gaglione, legati, a mio avviso, a una rappresentazione di tipo classico, rispettando i simbolismi propri dei santi raffigurati senza osare sperimentazioni troppo ardite, pittoricamente parlando. Mi dica se sbaglio.
Il volume, come ha potuto notare, analizza principalmente le opere di Geppino Volpe che, come detto precedentemente, figlio di uno dei più grandi artisti locali a cavallo tra 800 e 900, ha cercato di continuare il lavoro del padre consegnando alla comunità benedettina delle splendide opere d’arte commissionate dalle Educande in occasione delle festività di Sant’Anselmo in onore dell’Abate Anselmo Tranfaglia. Queste opere di stringente realismo e cura per i dettagli emanano una forte spiritualità. Come diceva l’Abate Tranfaglia, l’arte sacra deve essere capace di innalzare l’anima dello spettatore, sollevarlo alla preghiera e all’unione a Dio e queste opere sono in grado di farlo. L’artista, inoltre, ha la fantasia di inserire particolari unici e singolari nei suoi dipinti, soprattutto ne “La Morte di San Guglielmo” all’interno del quale raffigura magistralmente le suore benedettine al posto di quelle del Goleto, omaggiandole con dei loro ritratti e inserendo un indizio sulla manica di una suora in primo piano che ho avuto il piacere di scoprire grazie a un’attenta e dettagliata analisi. In “Sant’Anselmo-De Processione Spiritus Sancti” l’artista raffigura personaggi noti nelle vesti dei cardinali e in qualche modo legati alla storia del Santo e della Congregazione.
Oltre alle opere di Geppino Volpe, anche quelle di Ovidio De Martino, noto artista irpino, sono di particolare bellezza. Il dipinto che raffigura Santa Ildegarda di Bingen, dedicata alla Priora, anche se più recente rispetto alle opere del suo maestro Geppino Volpe, è realizzata con grande cura di dettagli e tecnica e i suoi colori vivi riescono ad affascinare ed emozionare lo spettatore e sappiamo che un’opera d’arte è considerata tale quando riesce a catturare l’attenzione e trasmettere dei sentimenti.

La rappresentazione che Geppino Volpe dà dell’Abbate Marcone, in occasione della fondazione dell’Orfanotrofio femminile e della nascita della congregazione delle suore benedettine, si può, credo, considerare quasi fotografica. Mi dica: qual è la sua considerazione, da studiosa, dell’ambito artistico in cui si muoveva l’autore?
La nascita della Congregazione delle suore va di pari passo con quella della costruzione dell’Istituto, voluti fortemente dall’Abate Ramiro Marcone, come ho potuto verificare anche studiando accuratamente uno dei diari originali conservato presso la biblioteca delle suore. L’artista, influenzato dallo stile del padre Vincenzo Volpe nell’uso di colori tenui e immagini sacre, si è distinto per la caratterizzazione psicologica dei suoi soggetti.
Il ritratto dell’Abate Giuseppe Ramiro Marcone è un’opera incredibile per la ricerca dei dettagli, per il realismo e per la tecnica che conferiscono al dipinto solennità e maestosità, ma allo stesso tempo l’artista riesce a manifestare anche un quadro psicologico; infatti gli occhi dell’abate sembrano trasmettere fierezza e allo stesso tempo la magnanimità che lo ha sempre contraddistinto.
Per concludere questa chiacchierata, può dirmi quali sono i suoi prossimi progetti artistici e professionali?
Come detto in precedenza, quest’ultimo periodo è per me molto proficuo. La mia produzione artistica è in continuo aumento date le richieste dei committenti e delle gallerie. Sono anche in contatto con alcuni Franchising per la produzione di oggettistica natalizia ed ho delle mostre in programma per il prossimo anno, oltre alle collaborazioni con Firenze e con le Case d’Asta prima citate.
Oggi i miei progetti artistici coincidono con quelli professionali anche se avrò alcuni impegni sia con la Congregazione delle suore sia con l’organizzazione della prossima Fiera del libro della Biblioteca e una collaborazione saltuaria con una ditta di restauro.

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