INTERVISTA AL PILOTA ALESSANDRO PERULLO

Alessandro Perullo è tra i piloti in griglia per la Eurocup Formula Renault, l’unico italiano a partecipare in questa stagione, conosciamolo in questa intervista.

Alessandro è una ragazzo di vent’anni, studente di ingegneria originario di Avellino, ma nei weekend indossa la tuta ignifuga, si infila il casco e guida una vettura da corsa. Per lui è arrivato il momento di giocarsela in un campionato competitivo e prestigioso come quello della Formula Renault 2.0, un trampolino per le World Series, la GP2 e, infine, la Formula 1.

Come è nata la tua passione per le corse e da dove è iniziata questa avventura?

Sono cresciuto in una famiglia in cui la domenica si andava in pista anziché a messa. Mio zio è stato pilota di kart e con le vetture turismo, insomma le corse sono un “affare di famiglia”. Ho cominciato a correre anch’io sui kart, ma relativamente tardi, a dodici anni, e ho continuato in questa categoria per circa tre anni. A 16 sono passato alle monoposto e mi sono fatto le ossa in alcuni team con la Formula Abarth, poi ho avuto la soddisfazione di vincere a Misano nel “Formula 2 Italian Trophy” quest’anno. Attualmente sono nella scuderia di famiglia, la Technorace.

Visto che hai partecipato a diverse categorie, quali sono le differenze che hai notato tra la monoposto Renault che guidi ora e le vetture precedenti?

Beh, quando passi di categoria senti la differenza, ad esempio con la Formula Abarth avevo venti cavalli in meno, un cambio sequenziale a leva e delle gomme con un grip molto limitato. Ora con la Renault ho un cambio al volante (ndr: simile a quelli utilizzati in Formula 1) gomme Michelin con un’aderenza eccezionale, freni che permettono staccate fortissime e un’aereodinamica molto più raffinata.

Quali sono i momenti che ti sono rimasti impressi nella mente riguardando la tua esperienza da pilota?

Certamente l’emozione più grande è stata correre al circuito di Spa Francorchamps, un tracciato mitico dal punto di vista storico, incredibilmente tecnico e impegnativo. Altrettanto indelebile è l’esperienza fatta con i test in Formula 2 dove ho avuto la possibilità di correre al fianco di piloti eccezionali come Max Verstappen, che adesso gareggia in Formula 1.

Sei studente di ingegneria, non hai lasciato gli studi per praticare questo sport, a tal proposito quali consigli potresti dare a un ragazzino che sogna le corse?

Secondo me per fare il pilota ci dev’essere prima di tutto il divertimento. Lo si deve fare con passione, ma non dev’essere l’unica ragione di vita. Voglio dire, se per qualche ragione la carriera agonistica dovesse non andare secondo piani, per motivi economici, fisici o altro, si rischia di rimanere senza un’istruzione e, dunque, senza un futuro. Io ho intrapreso gli studi ingegneristici perché vanno di pari passo con la mia carriera da pilota, le nozioni tecniche mi sono utili, ad esempio, nel momento in cui devo colloquiare con l’ingegnere che mi segue in gara o quando devo comprendere il comportamento della mia vettura in pista.

Mi sorge una curiosità. Sei un pilota molto giovane, immagino che ti sarai intrattenuto con qualche videogioco automobilistico, se è così, quali sono le impressioni che ti danno confrontando l’esperienza in pista?

I videogiochi di adesso sono molto realistici, ma è chiaro che non possono trasmetterti tutta una serie di sollecitazioni fisiche e di sensazioni sul corpo. Tuttavia, anche i piloti di Formula 1 utilizzano dei simulatori che somigliano molto ai moderni videogame. Personalmente credo che siano utili per imparare le traiettorie, i punti di frenata, e per allenare i riflessi. Inoltre, io spesso utilizzo questo tipo di giochi per esercitarmi nel passo gara, cioè nel mantenere la concentrazione per realizzare una lunga serie di giri su un circuito senza commettere errori, cosa fondamentale quando si affronta una gara nella realtà.

Arriviamo all’argomento più importante, quali sono gli obiettivi della tua nuova avventura in Formula Renault? E quali sono le aspettative?

L’Eurocup è un campionato estremamente competitivo, molti piloti ci gareggiano per tre o quattro anni prima di raggiungere traguardi importanti. Realisticamente, in media ci vogliono un paio d’anno per diventare realmente competitivi e io conto di giocarmela con i primi verso la fine di questa stagione. Il passo successivo sarebbe quello delle World Series, ma è costoso accedervi, anche se la Renault mette a disposizione metà del capitale al vincitore della Eurocup.

@Riproduzione Riservata                                                          Flavio Uccello

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