L’AMORE E’ UNA COSA MERAVIGLIOSA

IN MOSTRA AMORI FAMOSI E “RISATE DI CUORE”

Dal corteggiamento al finale, lieto o tragico, sette sezioni per le immagini esposte

Si snoda attraverso sette diverse sezioni e oltre 300 immagini la nuova mostra “L’amore è una cosa meravigliosa: Gioie e dolori nelle illustrazioni del Museo della Figurina” di Modena (aperta dal 13 settembre in corso Canalgrande 103, in occasione del Festival filosofia sull’Amare).

I materiali esposti nella sezione “Permette signorina?” rispecchiano i canoni di corteggiamento tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima del Novecento, epoca d’oro della cromolitografia: sguardi che fanno arrossire, occhiate esplicite, languide serenate, parole sussurrate, tête-à-tête danzanti, cuori che civettano tra diversi pretendenti, baciamano loquaci. Numerose e ben rappresentate sono anche le occasioni d’incontro, di cui alcune ricorrenti, dalla pista di pattinaggio alla passeggiata in bicicletta, dall’uscita in barca alla dichiarazione nel salotto borghese.

A volte le galanterie d’amore non sono mosse dall’affetto: nella sezione “Non solo per amore”, numerose immagini, con la disinvoltura di un periodo in cui il matrimonio per interesse era tutt’altro che scandaloso, mostrano scaltre cocotte o giovanotti infidi che raggirano vittime benestanti per intraprendere una rapida ascesa sociale.
Fa da contraltare la sezione dedicata al “Lieto fine” tra innamorati, tanto agognato dopo mille vicissitudini, oppure tra amanti appartenenti a ceti sociali differenti. Calendarietti e figurine danno conto delle opere e operette in cui, a fronte degli intrighi più elaborati messi in atto da spietati nemici o dal destino, primeggia il compiersi dell’unione tra i beniamini delle storie.
“Mal d’amore” mette in scena le conseguenze negative della passione: lo struggimento dell’abbandono dovuto alle partenze per il fronte oppure la disperazione del tradimento, ma anche le violenze domestiche, come documentano – pur senza condannarle, seguendo un atteggiamento comune all’epoca – molte scatole di fiammiferi, le meno reticenti tra i materiali del Museo a illustrare quanto si cela dietro le apparenze borghesi.
La sezione “Morir d’amore” si apre con un giornale d’epoca del 1887, “Verdi e l’Otello”, dedicato alla prima dell’opera verdiana, antonomasia della passione d’amore che acceca, alla Scala di Milano. Attraverso personaggi mitologici, letterari e teatrali, le figurine parlano degli esiti drammatici della passione amorosa, che sfociano nella morte violenta. Tra i personaggi ritratti, Canio dell’opera lirica “I Pagliacci” di Leoncavallo, Norma, Aida, Madama Butterfly e Cyrano.
L’amore è anche leggerezza e gioco, letto nel tono quasi vernacolare delle scatole di fiammiferi. In “Risate di cuore” spiccano doppi sensi e sfacciate verità circa le situazioni tipiche del corteggiamento, del tradimento o della vita matrimoniale. Ne scaturisce un umorismo dai risvolti piccanti, ridanciani o più sottili, come nella serie “Microbi del bacio”, che svela i possibili retroscena del più comune gesto d’affetto.
L’ultima sezione, “Amori famosi”, è riservata ai seduttori come Casanova, Don Giovanni, Lady Hamilton, Messalina, Rodolfo Valentino, e alle coppie famose della storia e della letteratura: Paolo e Francesca, Romeo e Giulietta, Antonio e Cleopatra, Renzo e Lucia. Non mancano i divi del cinema, con una selezione dalla ricca collezione del Museo a loro dedicata.
Accanto agli album dedicati alle star del cinema, agli “scrapbook” che conservano raccolte di figurine e scatole di fiammiferi, sono presenti in mostra alcune tavole originali disegnate da Alberto Pagliaro e sceneggiate da Stefano Ascari. I fumetti di “La traviata”, “Otello” e “Aida” fanno parte della collana “Lirica a strisce”, progetto editoriale della Fondazione Teatro Comunale di Modena che, utilizzando un linguaggio più attuale rispetto a quello dei libretti originali, si rivolge a un pubblico nuovo e più esteso. Come le figurine, i fumetti raccontano i drammi di Violetta e Alfredo, Desdemona e Otello, Aida e Radames in maniera divulgativa, permettendo di avvicinarsi al mondo complesso e seducente dell’opera lirica.
Le immagini del Museo, piccole e ricche di dettagli, sono proiettate anche su grande schermo, mentre nelle cornici elettroniche all’interno delle vetrine le minute scatole di fiammiferi vengono ingrandite per facilitare la lettura delle didascalie. Infine, spezzoni di film immortalano scene d’amore, a partire dal primo bacio della storia del cinema, che fece scalpore nel 1896, attraverso “Metropolis” e “La donna misteriosa”, fino allo spogliarello di “9 settimane e ½” o alla scena del tornio di “Ghost”.

11-09-2013

 

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